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XVIII Variazioni sul tema

XVIII Variazioni sul tema

Gregorio, i miei periodi migliori sono stati segnati dagli studi scolastici/universitari e dall’impegno in redazioni giornalistiche. In quarta elementare feci il primo corso di giornalismo e ne fui marchiata a fuoco. Far la “giornalaia” (come sintetizzava mia nonna fulmineamente) e dar la notizia è una soddisfazione. Forse, mi piace dire la mia schiarendo la voce con un carattere indiscutibilmente leggibile (parlare senza interruzione solo con la mia voce), forse un talento da portinaia pronto a diffondere i segreti scomodi, ribadire dubbi fugati, probabilmente la voglia d’intavolare discorsi interessanti che non trovo spesso sui giornali di lettura comune.

Comunicare i fatti e farli vedere nella loro banalità quotidiana non è importante, per me, ma riuscire a spogliarli dalle convenzioni all’ultima moda, in cui spesso li vedo costretti a circolare, contestualizzarli, ricostruirne la storia originaria e approfondirli, fino ad arrivare al loro significato profondo, collegarli ad altri… quello sì, significa inchiodare la notizia, metterla nero su bianco e darla in pasto all’opinione pubblica per essere giudicata e metabolizzata. La notizia e non il fatto elementare. L’opinione pubblica è un fantasma cui non penso se non quando leggo il pezzo pubblicato. La notizia è più importante dell’impatto che avrà e ne è indipendente. Probabilmente quelle idee sulla morale e l’etica e l’opinione pubblica sono riflessioni da tirare fuori solo parlando teoricamente del giornalismo quando il pezzo è venduto o, solo per i capi-redattori che devono comporre insieme le pagine delle rubriche. Può darsi che possa permettermi di distrarmi dall’opinione pubblica perché scrivo di spettacoli e cultura, comunque la Microfisica del potere non guida le mie parole. Gestire il potere richiede molta energia , io ho altro su cui scommettere e investire. Agli studenti universitari, durante il discorso Giornalismo, il miglior mestiere del mondo, il magico Garcìa Marquez disse: “Nessuno che non sia nato per il giornalismo e non sia pronto a morire per esso potrebbe resistere in una professione cosi incomprensibile e vorace, il cui lavoro finisce dopo ogni notizia, come fosse per sempre, e non concede un attimo di pace fin quando non rincomincia, con più entusiasmo che mai, il minuto dopo.” Per un istante sfiori la felicità appagante, però incombe la maledizione degli amanti di LadyHawke (che film ipnotico), dopo quell’attimo devi rincominciare affamato come prima perché hai soltanto sfiorato lo appagamento, tanto per fiutare che quello e quel che vuoi. Ogni “fatto” diventa un trampolino da cui lanciare domande, provocazioni per intessere discorsi su arte, autori, significati, atteggiamenti ed effetti collaterali causati dai fatti stessi e ogni notizia insegna a chi la studia mostra o ripesca radiazioni. Benefiche della sua materia sulla nostra realtà. La varietà dei temi trova la sua eco nei modi con cui affrontarli (per esempio: intervista, recensioni, relazioni, tipo cronaca della presentazione, rimandi ironici fino alle parodie surreali) mi ricaricano continuamente e scrivere un pezzo m’invoglia a scrivere l’altro per cambiare tassello del mosaico. Mi riferisco al mosaico di cui parla McLuhan: “I giornali inglesi e americani hanno sempre cercato di sfruttare la forma a mosaici del giornale per presentare la discontinuità, la varietà e l’incoerenza della vita quotidiana.”.

Gregorio, possiamo dirci tante parole e tutte vere, ma si fondono in un impulso, una scintilla iniziale poi il big-bang e molto più complesso e articolato, perfino indipendente da tutte queste ragioni. Le variazioni sul tema sono belle solo se aumentano e crescono a nostra insaputa, altrimenti è zuppa riscaldata già digerita o ammuffita. Mi sembra giusto concludere con un vecchio pezzo di Umberto Eco a proposito della scoperta dell’America: “ Lo spettacolo che ci invia la telecamera è veramente grandioso! I marinai si stanno lanciando verso gli indigeni con ampi balzi, balzi enormi, i primi balzi dell’uomo nel nuovo mondo… stanno raccogliendo dal collo degli indigeni campioni del minerale del Nuovo Mondo e li mettono in grandi sacchi di plastica… Ora anche gli indigeni fanno ampi balzi e cercano di sfuggire, la mancanza di gravita li farebbe volare via se i marinai non li assicurassero a terra con pesanti catene… Ora gli indigeni sono tutti incolonnati in modo civile e ordinato mentre i marinai si avviano alle navi con pesanti sacchi pieni del minerale locale. Sono sacchi pesantissimi ed è costato molta fatica sia a raccoglierli che a portarli… Stagno. è il fardello dell’uomo bianco! Uno spettacolo che non dimenticheremo mai. Il vicepresidente De Feo ha già inviato un telegramma di felicitazioni. Oggi inizia una nuova fase della civiltà!”

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