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Il segno delle idee

Il mio spazio creativo

Numero civico 18

Numero civico 18

Beatrice carissima,

sei arrivata alla mitica porta della maturità, quella legale con numero civico 18. Oltre si apre “via Indipendenza” illuminata da un sole piacevolmente tiepido nel segno del Futuro.

Sicuramente arriverà leggero l’eco del battito del mio cuore, ritma una canzone di buon auspicio perché tutto il bene possibile riempia l’aria che respirerai percorrendo quella strada. Noi della tribù dei sognatori abbiamo un linguaggio onirico, quasi surreale ma, spero tu riesca a cogliere i fiori del nostro prato, oggi sono tutti tuoi e le spine le abbiamo tolte una a una, tutte per la Morgana che dovesse provare a mettere il naso nella nostra storia.

Mentre bussi alla tua porta alcuni ricordi riaffiorano sulla superficie del laghetto in cui nuoto io; questo era un pozzo fin quando è venuta la Luna in vacanza e ha allargato i confini dei miei sogni. Ricordi, ricordi, ah ora lo vedo: il primo è una foto con nonna Iolanda che ti tiene in braccio, nella foto siete immerse una negli occhi dell’altra, intente a scambiarvi attenzione, la nonna mi disse mostrandomi la foto: “Beatrice mi capisce.” Credo che quello sia stato una specie di passaggio di magia, ti ha consegnato qualcosa perché la nonna mi diceva sempre che nessuno avrebbe dovuto leggere quello che ho in testa; ma proprio lei si è fatta leggere da te e questo è il regalo che una regina ha fatto alla sua principessa erede.

Il secondo è diretto, tu che corri felice sulla rotonda del lungomare di Taranto. Una notte splendida con le stelle che scendevano nel mare per cercare conchiglie da regalarti. Nei tuoi occhi risplendevano cielo, terra e mare, tutti insieme perché i tuoi occhi sono così grandi da riuscire ad abbracciare completamente la vita che si affanna intorno a loro. Guardarti era meglio che andare al cinema a vedere tutte le storie del mondo. Una bimba con occhi più grandi di naso e bocca, uno spettacolo di bellezza irripetibile.

Al centro dei ricordi è rimasto un abbraccio, una sensazione di scintillante euforia da cristallleria ricoperta di spuma e musica agitata e non mescolata con danze fra brindisi e flash di nuove macchine fotografiche. Passi a metà fra casa mia e casa tua, uniti dall’allegria per un nuovo inizio.

Il quarto è a Roma, in un giardino senza felicità con fiori piantati in asso dal profumo e sterili senza polline ne grazia, eppure la tua voce quasi impertinente e fresca riusciva a sorvolare l’opacità umida della situazione come se tu fossi su un cavallo bardato con drappi di seta, fiera e austera, determinata a cambiare gusto alla minestra riscaldata di quei giorni.

Poi sembra voler affiorare la copertina di un libro, Italo Calvino a Taranto… ricordi quella storia col cavalier Federico e i nidi di ragno al vostro seguito? Vivere un’avventura sull’isola dei pirati col fantasma di Laclos pronto a scatenar tempesta per l’invidia di una relazione così tenera, quella sì che è stata una faccenda pericolosa da raccontare al fuoco di un falò fatuo.

Che mi regali oggi? Direi un sogno, tu che festeggi e brindi e le tue risate giungono fino a me e creano onde permettendo alle mie acque di respirare.

In alto i calici, si aprano le porte e si stendano tappeti di petali di rosa su cui Beatrice poserà il piede mentre il mio cuore straripa di felicità.

Auguri, Lucia

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