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La verità di moda

La verità di moda

Davanti ad un opera d’arte è lecito chiedersi: quando, da chi e dove sia stata fatta; almeno questo credevo fino a quando ho scoperto che il capolavoro è la copia originale.
Qui si apre una discussione seria su cosa sia l’arte, essa stessa una copia della Natura anche quando non la riproduce fedelmente ma la interpreta secondo la ragione o il sentimento che accendono l’artista mentre guarda o, semplicemente, pensa il soggetto da immortalare. Lasciamo le disquisizioni filosofiche ad altri approfondimenti, qui il problema è che alcune copie sono equiparate all’originale e messe in mostra al museo. Mi sto riferendo a fatti accaduti nel lontano 1956 presso il museo delle arti orientali di Parigi con le opere dell’artista cinese Chan Dai Chien (altrimenti noto come Zhang Daqian). I cinesi hanno un vero culto per le copie e molti sono stati i pittori che hanno riprodotto opere esistenti firmandole come i propri originali causando malumori agli amministratori della cultura in occidente (caso più recente ad Amsterdam).
Ieri (domenica 16 settembre) si è concluso il Festival della filosofia di Modena-Carpi-Sassuolo durante il quale è stato proposto un gioco agli utenti presenti presso la “Galleria estense”, ovvero trovare il dipinto falso tra gli originali esposti in galleria.

Mister Chan chio Young è uscito sconvolto, “Che orrore, la chiamano arte? Gioco? È una presa in giro! Disegni di prima mano. Tutti possono disegnare qualcosa ma con cosa lo confronti se non ci sono altri disegni uguali? Questi occidentali sono proprio primitivi, sono rimasti ai graffiti nelle caverne”. Sottovoce argomenta uno dei relatori del festival: “La civiltà è nata nelle caverne; in quelle africane da cui tutti noi europei deriviamo, con buona pace dei razzisti”. Perplesso ma ad alta voce, il prof. Bodei risponde al cittadino asiatico: ”La verità è una ricerca personale, tutto il resto è una copia falsa” e Cacciari rielaborando uno slogan di successo: “Siamo tutti filosofi in quanto ricerchiamo la verità” Dove ci sono filosofi c’è civiltà, questo è chiaro e potrebbe essere scolpito sull’ipotetica porta d’accesso al festival. Un agguerrito attivista “Truth-free” (libero dalla verità) arrampicatosi sul portale per scattare un selfie mentre per protesta scardina la scritta virtuale sopra citata, cade nel vuoto accorgendosi che mancano sia la scritta che il portale e inizia a urlare:”Tutte parole senza materia, le vostre sono chiacchiere, fake-news”. Rossa in viso la filosofa Michela Marzano replica: “Io metto il mio corpo in tutto quello che dico ed insegno, lei non sa leggere i segni della realtà”.
Una bimbetta che passa di lì si ferma ”Se l’arte è contraffazione ha ragione il signor Chan solo le copie sono capolavori e la civiltà non ha ragione di sbandierare le sue origini naturali meglio un film artificiale che ci mostra cosa pensare una volta per tutte!”
Il fatto che la bimba sia scesa dall’astronave che riporta Astolfo dalla Luna, non importa perché tanto il senno di Orlando si è perso nell’Universo a causa dell’anti-gravità lunare.
Lucia Pulpo

2 Comments on "La verità di moda"

    Io non ho mai capito l’arte contemporanea ma poi ho scoperto che in questa forma di arte cio’ che vale e’ l’ idea e non la realizzazione dell’opera. Cio’ che divide un falso dall’opera originale e’ l’emozione che questo da’ a chi lo guarda. Detto questo un gioco e’ un gioco e credo bisogna “ godere” dell’ arte che ci piace senza commenti arcigni e polemiche inutili….tempo sprecato e soddisfazione data a chi non prova piacere in nulla ma si erge a giudice universale. Per questo c’e’ Dio…per chi ci crede

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