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Il segno delle idee

Il mio spazio creativo

Uno studio su LA GAIA SCIENZA di F. W. NIETZSCHE

Uno studio su LA GAIA SCIENZA di F. W. NIETZSCHE

Il sole del mattino apre la strada a nuove possibilità e il Voltaire a cui Nietzsche aveva dedicato Umano troppo umano, diventa uno dei tre errori della storia della conoscenza e l’idea fissa dei folli diventa motivo nuovo di vita:

La vita come mezzo della conoscenza: con questo principio nel cuore si può non soltanto valorosamente, ma perfino gioiosamente vivere e gioiosamente ridere!”,

l’idea folle diventa La gaia scienza.

L’omaggio che Nietzsche rende ai suoi maestri del passato quali Schopenhauer e Voltaire si traduce in fedeltà a sé stessi ”sii uomo, non seguire me, ma te. Ma te!” addirittura ricordando la buona fede del suo amico Wagner:

In ciò che Wagner ha vero ed originario restiamogli fedeli – in particolar modo lo saremo col restar noi, suoi discepoli fedeli a noi stessi in ciò che in noi è vero e originario”.

Voltaire è stato colui che ha portato a compimento il gusto cortigiano, linguaggio forbito e specializzato dello stile della corte; in un altro aforisma Nietzsche chiarisce di essere emancipato rispetto a tale gusto i cui giochi si trasformano in cose veramente serie.

In questo scritto, Nietzsche supera la posizione precedentemente assunta dovuta alla reazione al pessimismo schopenhaueriano, tutta la filosofia tedesca dell’ottocento è lo svolgimento “scientifico” della premessa dello spirito hegeliano che termina con la teoria evoluzionista di Darwin.

Nietzsche riconosce in Schopenhauer l’alternativa al pensiero tedesco provinciale nell’ affermazione distato e di religione cristiana;

quanto al problema se il pessimismo di Schopenhauer, il suo sguardo terrorizzato volto ad un mondo sdivinizzatoe diventato stolto, cieco, folle e problematico, il suo onesto terrore… non sia stato soltanto un caso eccezionale tra i tedeschi, […] e schopenhauer fu pessimista, sia detto ancora una volta, come buon europeo e non come tedesco.

La dignità umana ha a fondamento quattro errori così anche la scienza , come cosa umana, ha la sua premessa in errori

Nietzsche impersonifica questi errori in tre uomini: Newton, Voltaire e Spinoza. Il primo proietta la scienza nella conoscenza divina, il secondo attribuisce alla scienza una moralità come mezzo per la felicità, il terzo vede nella scienza qualcosa di ingenuo, disinteressato lontano dagli istinti cattivi dell’uomo .

A questa divina fermezza dell’agire bene Nietzsche risponde:

da quel giorno in cui venne a me il grande liberatore, quel pensiero cioè che la vita potrebbe essere un esperimento di chi è volto alla conoscenza – e non un dovere, non una fatalità, non una frode!”.

La conoscenza e la scienza sono una pericolosa arena da battaglia .

I migliori fino a oggi non hanno avuto abbastanza senso della verità e i più dotati troppo poco genio!”

Finora l’uomo ha pensato di conservare la specie sacrificando la vita del singolo.

Una conservazione che ferma i movimenti, sperando così di mantenerne immutati i corpi, come se non fosse l’agire lo scopo dei corpi stessi.

Di questo l’uomo non è cosciente e per la sua tragica esistenza ha bisogno di morali e religioni che gli attribuiscano peccati e colpe a ricordargli che deve morire:

e il più previdente filantropo di rincalzo: non soltanto il riso e la gaia saggezza, bensì anche ciò che è tragico, con tutta la sua sublime irrazionalità, appartengono ai mezzi e alle necessità della conservazione della specie”

Morte, colpa, peccato sono vinti dal riso.

Basta, finiscila con questa musica nera come i corvi. Non è chiaro mattino intorno a noi? E verdi, morbidi valli e prati, il regno della danza?Ci fu mai un’ora migliore per essere lieti? Chi ci canterà una canzone, una canzone mattutina così assolata, così lieve, così aerea, che non impaura i grilli – che i grilli anzi invita a ballare a cantare insieme? “

Parlano così gli spiriti, le ombre e i genii delle profondità che egli stesso ha solcato, dimostrando più fortuna che intelligenza, perché la luce della conoscenza acceca, a meno che non si sia diventati astri con una propria luce,

vogliamo almeno fare quello di cui soltanto noi siamo capaci: portare la luce alla terra, essere la luce della terra.

Il bagliore di questa intuizione provoca meraviglia e stupore nel lettore attento, e lo invoglia a sganciarsi dalla necessità delle cause ed a librarsi in aria.

Il viandante ha lasciato i sentieri della terra ferma per solcare l’oceano dall’orizzonte infinito, in compagnia di quell’uccello che in Aurorasi è sentito libero e urta ora alle pareti di questa gabbia”

Sulla terra ferma il viandante ha lasciato il passato con cui ha tagliato i ponti; come un emigrante in cerca di una nuova fantastica visione per il proprio avvenire, certamente ci saranno giorni carichi di nostalgia per le certezze e le abitudini lasciate ma egli, impersonificazione di Nietzsche stesso, vuole soltanto essere:

uno che dice sì

Il fondamento e la sicurezza divengono, ora, il pensiero della vita futura, dove prevale su tutto l’amor fati, la vita sopra ogni negazione.

Per il viandante l’esistenza è un esperimento e non un esercitazione scientifica da erudito ma il tentativo di un saggio che prova a superarsi:

Nietzsche usa metodi, che giudica scientifici, per distruggere la religione, la metafisica e la morale. Egli gioca con il pathos della scienza e lo condensa appunto nella figura dello spirito libero. La scienza dello spirito libero è frohlich: è la gaia scienza.

Le verità inconfutabili del passato sono state necessarie alla vita come per la scienza lo sono stati maghi e streghe infatti, essi con le loro promesse e pratiche millantatorie accrebbero il desiderio umano di potenza e dominio, preludio al bisogno di scienza come arma di conquista.

Il dominio è dominio del divenire del mondo. Proprio perché il divenire è l’irruzione dell’inatteso e dell’inaudito, ossia di ciò che per la sua radicale novità e imprevedibilità minaccia ogni cosa esistente- minaccia l’esistenza di ogni cosa. La volontà di salvarsi dalla minaccia del divenire è una delle forme originarie di dominio.”

Questa speranza ha riattualizzato la parabola di Prometeo, che pagò con l’eterna infelicità l’aver rubato la luce a Giove, ed averla donata agli uomini.

Prometeo era inconsapevole di aver plasmato lui stesso quella luce, con la sua volontà di uscire dalle tenebre, l’eroe che crea la propria sfortuna!

La volontà di Prometeo è una forza irrazionale perché non dimostrabile con la ragione; l’errore fu il non rendersi conto di questa forza .

Ma, dice Nietzsche “la tua nuova vita ha ucciso per te quell’opinione, non la tua ragione: non ne hai più bisogno, e così essa crolla su se stessa, e l’irrazionale esce alla luce.”

Gli spiriti liberi; quando sarà crollata la religione; avranno a che fare con una scienza diversa dall’attuale che permette loro tanta libertà, crollata l’idea ragionevole che la religione ha imbastito intorno alla scienza come ethica che insegue gli obiettivi della virtù, secondo il comune giudizio cristiano espresso da papa Leone X:

la scienza è qualcosa di secondario, niente di definitivo, d’assoluto, non è oggetto della passione.”,

sarà meno democratico ed egalitario l’istinto che muoverà la scienza atea e appassionata.

La scienza è in grado di demolire con la critica, gli obiettivi prefissati ma, finora, il suo agire non ha avuto un traguardo fisso, il suo progredire è stato casuale, per questo dice Nietzsche:

Sino a oggi la scienza non ha ancora elevato le sue costruzioni ciclopiche: verrà il tempo anche per questo.”

Tale ebrezza deride la realtà degli uomini sobri legati al ricordo del passato ed ai suoi fantasmi umani.

Sono proprio i saggi che danno dignità al vaneggiare, perché dalla tirannia della saggezza potrebbe “germogliare un genere nuovo di nobiltà interiore, […] potrebbe forse volere dire: avere delle follie per la testa”.

Tale tirannide è prevedibile sulla scia di quanto è accaduto negli ultimi secoli: una tirannide della verosimiglianza, della scienza, che hanno innalzato il prezzo della menzogna.

Così come la Riforma di Lutero ha favorito la scienza moderna.

Ma la risata della gaia scienza è ingenua, ha coscienza tranquilla perché sa che la felicità che l’uomo cerca è inscindibilmente connessa al dolore e trovando l’una troverà l’altra a cui credeva così di sfuggire.

E come, se piacere e dispiacere fossero talmente annodati insieme con un laccio, che chi vuole avere il più possibile dell’uno, deve avere anche il più possibile dell’altro.

L’uomo ha inventato e fabbricato superfici, corpi, ha dato loro un anima e il movimento, articoli di fede per poter sopportare la vita, “la vita non è un argomento: tra le condizioni della vita ci potrebbe essere l’errore”.

La razionalità della realtà: questa è un’idea folle.

Ma che cos’è poi reale?Tirate via tutto questo, voi sobri, il fantasma e l’insieme degli ingredienti umani! Sì, se lo poteste! Se poteste dimenticare la vostra origine, il vostro passato, la vostra scuola preparatoria- tutta la vostra umanità e animalità! Per noi non ci sono realtà – e nemmeno per voi, sobri.”

La razionalità è un’idea che l’uomo ha costruito con la propria ragione: “tale costruzione la chiamano spiegazione” una concatenazione scientifica di causa-effetto:

Operiamo solo con cose che non esistono, con linee, superfici, corpi, atomi, tempi divisibili, spazi divisibili- come potrebbe anche soltanto essere possibile una spiegazione, se di tutto noi facciamo per prima cosa una immagine, la nostra immagine! È sufficiente considerare la scienza come la più fedele umanizzazione possibile delle cosse; impariamo a descrivere sempre più esattamente noi stessi, descrivendo le cose e la loro successione. Causa ed effetto: probabilmente non è mai esistita una tale dualità”.

Questa idea, come la scienza, gli è servita per sopportare il dolore della vita.

Se non avessimo approvato le arti ed escogitato questa specie di culto del non vero, la cognizione dell’universale menzogna e falsità che c’è oggi fornita dalla scienza- il riconoscimento dell’illusione e dell’errore come condizioni dell’esistenza conoscitiva e sensibile-non sarebbe affatto sopportabile. […] A questo punto a noi stessi, diventare anche noi dei mostri e spauracchi di virtù. Dobbiamo poter sovrastare anche la morale:e non soltanto starcene impalati lassù con l’angosciosa rigidità d chi teme ad ogni istante di scivolare e di cadere; ma anche librarci su di essa e giocarci! Come potremmo perciò fare a meno dell’arte, e anche del giullare?”

Infatti razionale è ciò che è adeguato al fine prefissato, in cui si può sperare per un tornaconto; tale vantaggio è saggezza per le nature volgari:

paragonata ad essa, la natura superiore è più irrazionale- poiché l’uomo nobile, magnanimo, pronto al sacrificio, soggiace, in effetti, ai suoi istinti e nei suoi momenti migliori la sua ragione fa una pausa, […] L’irrazionalità o la razionalità stravagante propria della passione sono ciò che la persona volgare disprezza in quella nobile.”

La razionalità è utile ed ha uno scopo ma sarebbe progredita anche senza, la fede in essa

è pur sempre una fede metafisica quella su cui riposa la nostra fede nella scienza.”

Come ogni fede, la scienza giustifica la sua esistenza col rendersi necessaria ai bisogni dell’uomo, ed invece di renderlo buono soddisfacendo le sue necessità, lo rende più malvagio, perché crea in lui la suddetta necessità.

Questa fede spesso è stata confusa con la volontà di verità, la volontà di non ingannare neppure sé stessi.

In questo contesto la scienza sarebbe utile alla moralità di una verità pur sempre rivelata; ma

a qual fine esiste in genere una morale, se vita, natura, storia sono immorali? […] afferma con ciò un mondo diverso da quello della vita, della natura, della storia”

Tuttavia un mondo c’è

e quanto ancora siamo lontani dal momento in cui anche le forze artistiche e la saggezza pratica della vita si riuniranno al pensiero scientifico; lontani dalla formazione di un più alto sistema organico.”

Insomma c’è da camminare, le certezze riguardano i passi già sperimentati e passati, l’uomo della conoscenza vuole continuare a camminare.

Capita, a volte, che il saggio chiede al folle indicazioni sulla strada, infatti è un uomo folle quello che nella piazza del mercato annuncia:Gott ist tot,

Wohin ist Gott? rief er, ich will es euch sagen !Wir haben ihn getodtet”

Il folle, come un profeta troppo emancipato, non viene capito e dovrà rimandare il compito a Zarathustra, la cui figura aleggia in diversi aforismi e si concretizza nell’ultimo aforisma del quarto libro.

La notizia della morte di Dio ha delle conseguenze già nella Gaia scienza:

In realtà noi filosofi e spiriti liberi, alla notizia che il vecchio Dio è morto ci sentiamo come illuminati dai raggi di una nuova aurora; il nostro cuore ne straripa di riconoscenza, di meraviglia, di prestigio, d’attesa- finalmente l’orizzonte torna ad apparirci libero, anche ammettendo che non è sereno, finalmente possiamo sciogliere le vele alle nostre navi, muovere incontro a ogni pericolo; ogni rischio dell’uomo della conoscenza è di nuovo permesso; il mare, il nostro mare, ci sta ancora aperto dinanzi, forse non vi è stato mai un mare così aperto.”

Sulla strada per la felicità il folle non indugia perché la sua idea fissa lo rende felice, e si meraviglia che il saggio disprezzi questa sua felicità e non lo segua; il saggio confida nella virtù come strada per la felicità,

evidentemente-pensa il folle- il saggio non si conosce bene e non ha imparato, ancora, a disprezzarsi”.

Il folle ride come rideva Chamfort

un pensatore che avvertì la necessità del riso come un farmaco salutare contro la vita, e che si sentiva pressoché perduto ogni giorno che non aveva riso”,

perché non vuole negare la vita con critiche continue sui mezzi ma intende favorire il trapasso della tragedia della esistenza in commedia la cui profondità si evince chiaramente dalla ricerca di una vera conoscenza al riparo da tortuose oscurità che intorbidano le acque della vita umana.

Nell’antichità il folle era il portavoce della verità

La luce e i colori di tutte le cose si sono mutati! Non comprendiamo più appieno come gli uomini dell’antichità sentissero quel che è più vicino e più frequente […]la verità era sentita diversamente poiché allora il folle poteva essere considerato il suo portavoce:cosa questa che a noi mette i brividi o fa ridere.”

Spesso la follia consiste nella indipendenza dell’uomo da ogni realtà.

L’uomo indipendente è libero, cioè ha vinto la battaglia contro il suo nemico che voleva opprimerlo.

Questa libertà non va giudicata negli effetti legati alle circostanze reali, che presuppongono imperativi assoluti come riferimento, dunque nessun dogma e nessuna morale della libertà, questo suona già irrazionale! All’indipendente non si addicono aggettivi quali: convenzionale, tipico, abituale o banale.

Il filosofo è indipendente in primo luogo perché senza bisogni, libero dal mondo dei beni e dal dominio delle passioni, votato ad una vita ascetica: in secondo luogo perché privo di angoscia avendo chiarito nella sua falsità l’idea terrorizzante della religione: in terzo luogo perché lontano dallo stato e dalla politica, tranquillo e nascosto, senza legami da cittadino del mondo.”

La fisiologia e la storia degli animali sono scienze che hanno impiegato due secoli per chiarire il significato dell’istinto di conservazione della specie, là dove il desiderio e la necessità costringono le specie ad agire, le scienze parlano di evoluzione.

Scienze naturali fondate sulla certezza dell’idea (kantiana) che conosce il mondo come qualcosa di estraneo e di ignoto e lo riconduce a qualcosa di abituale.

la grande certezza delle scienze naturali in rapporto alla psicologia e alla critica degli elementi della coscienza- scienze innaturali si potrebbe quasi dire- gravita proprio sul fatto che quelle prendono l’ignoto come oggetto: mentre è qualcosa di contraddittorio e di insensato voler prendere in generale come oggetto il non noto…”

Il mondo non ha la nostra Ragione, con essa non possiamo conoscerlo.

Lo studio che l’uomo ha fatto sulla storia generale della scienza finisce per dare un’idea del modo con cui le più comuni funzioni dell’intelletto si effettuano.”

Per conservare la specie umana bisogna permettere al riso di esprimersi e comunicare la sua gaiezza…

L’uomo della conoscenza a cui si sia poco a poco disvelato il carattere necessariamente prospettico della nostra capacità conoscitiva, entra in un singolare circolo vizioso. La sua sete di conoscere lo spinge fuori di sé, alla ricerca di conoscenze obiettive, solide, sicure, ma la sua onestà lo costringe sempre a tornare a sé e a riconoscere il carattere arbitrario di ogni conoscenza, di ogni percezione, di ogni sensazione.”

Gli scienziati si accontentano di una spiegazione meccanicistica del mondo:

vogliamo davvero far sì che l’esistenza si avvilisca in un esercizio da contabili e da matematici chiusi nel loro studio? […] tuttavia un mondo essenzialmente meccanico sarebbe un mondo privo di senso”

non avrebbe più musica. .

è nostro compito mantenere la purezza della musica[…] Il fatto che non le siano necessarie le parole è il suo massimo vantaggio rispetto all’arte poetica, la quale si appella ai concetti, e conseguentemente urta nella filosofia e nella scienza: ma quando la musica si conduce via dalla filosofia e dalla scienza, ci seduce, non ce ne accorgiamo.”

L’autore delle parole da teatro si sente un novello oracolo e ricordando che, all’inizio della civiltà, la saggezza era considerata figlia della poesia e della religione, prova con l’una a rivelare la verità come segno di saggezza e maturità:

nella parola si manifesta all’uomo la sapienza del Dio, e la forma, l’ordine, il nesso in cui si presentano le parole rivela che non si tratta di parole umane, bensì divine.”

La musica però, deve alleggerire lo spirito, lontano dalla teatralità di Wagner e dalle rivoluzioni romantiche, non musica tedesca melodica e popolare, il sigillo del dolore dell’uomo, il marchio della sua tortura, musica del pessimismo romantico, e neppure dell’opera italiana (per esempio Rossini e Bellini), monotematica; sarebbe gradito a Nietzsche “con la stessa musica avere esperienze diverse.

Il pessimismo è un rospo da ingoiare “d’un fiato”, perché esso è come una malattia che corrode la pelle e l’unica maniera di risolverla è ingoiare, per digerire e metabolizzarlo. Superare questa malattia significa poter continuare a vivere.

Innalziamo invece sempre più in alto noi stessi! Diamo al nostro modello colori più accesi! Gettiamo ombra sull’altro con la nostra luce!”

Alleggerire uno spirito grave,innalzarsi, trasformarsi nel trionfatore che a lungo guida eretto, la biga della vittoria, non una musica per inebriarsi come con un bicchiere di vino o con il fumo dell’hascisch, perché uno spirito profondo ha dentro di sé tanta tragedia e tanta commedia da provare disgusto nel sentirle rappresentate:

e proprio perché in ultima istanza siamo gravi e seri e piuttosto dei pesi che degli uomini non c’è nulla che ci faccia così bene come il berretto a sonagli (dei giullari): ne abbiamo bisogno di fronte a noi stessi- ogni arte tracotante, librata in aria, danzante, irridente, fanciullesca e beata ci è necessaria per non perdere quella libertà al di sopra delle cose che il nostro ideale esige da noi.”

Insomma, innalziamoci alla vita, sconfiggiamo la morte e preghiamo come i Greci:

sia una seconda ed una terza volta tutto quanto è bello” .

Nel primo aforisma del IV libro Nietzsche rinnova la sua adesione alla vita e la motiva in questi termini:

Voglio imparare sempre più a vedere il necessario nelle cose come fosse quel che v’è di bello in loro – così sarò uno di quelli che rendono belle le cose.”

Per sorreggere questa preghiera con forza, all’uomo dell’avvenire serve un nuovo scopo, un nuovo mezzo, una nuova salute, eine grosse Gesundheit:

una salute che non soltanto si possiede, ma che di continuo si conquista e si deve conquistare, perché sempre di nuovo si sacrifica e si deve sacrificare!…”

Così attrezzato l’uomo può sostenere il peso più grande:

graverebbe sul tuo agire come Das grosse Schwergewicht Oppure, quanto dovresti amare te stesso e la vita, per non desiderare più alcun ‘altra cosa che quest’ultima eterna sanzione, questo suggello?”

Un tale peso richiede una grande forza di spirito, ma Nietzsche non è sicuro che l’uomo non rimanga schiacciato da una verità così assoluta:

allora ne consegue! Ne consegue! Ne consegue!O fratelli miei ,mi intendete voi? Intendete questa nuova legge del flusso e riflusso? Anche noi abbiamo il nostro tempo!”

Accettare l’eterno ritorno significa non aver bisogno dell’apparenza del bello perché

Non sempre impediamo al nostro occhio di arrotondare compiutamente, di completare con l’invenzione: e allora non è più l’eterna incompiutezza quella che trasferiamo al flusso del divenire.”

Quella dell’eterno ritorno non è una illuminazione improvvisa come dimostrano i numerosi frammenti postumi in cui si evidenzia, anche, una conoscenza insospettata della fisica di allora; il più possente dei pensieri è:

questo anello, nel quale tu sei un grano, splenderà sempre di nuovo. E, in generale, in ogni anello dell’esistenza umana vi è sempre un’ora nella quale – per la prima volta a uno, poi a molti, poi a tutti – si presenta il pensiero più possente, quello dell’eterno ritorno di tute le cose: ogni volta è questa, per l’umanità, l’ora del meriggio.”

Il tempo, se non è circolare è lineare. Il tempo dell’eterno ritorno è il meriggio, l’ora delle ombre più corte quando le cose belle convivono con la loro malvagità.

Nel grande meriggio Zarathustra insegna l’eterno ritorno, felice di essere guarito dal nulla”.

Anche il tempo circolare ha solo una direzione, non torna indietro, si ripete ma sempre procedendo in avanti.

È questo il suo dispiacere: quel che è stato non può cambiare nel passato,

il sempre-di-nuovo del ritorno ha il duplice significato di un sempre-di-nuovo necessario per natura alla totalità del mondo che si muove in modo circolare, e di un autosuperamento sempre di nuovo necessario alla volontà di esistenza dell’uomo in contrasto con la semplice necessità nell’essere-così-e-non-altrimenti del mondo fisico. […] Nietzsche riprende al culmine della modernità l’antica visione del mondo per cui la dottrina dell’eterno ritorno dell’identico non significa per lui una immediata visione del mondo naturale, bensì la forma estrema del nichilismo e il suo autosuperamento.”

Il passaggio dall’essere temporaneamente transitorio all’essere che ritorna eternamente è il tentativo che Nietzsche compie per superare il nichilismo e la limitatezza dell’esistenza umana.

Questo tentativo procede sull’idea di casualità contro la predeterminazione del tempo che vuole la vita dipendente dalla morte.

L’ora del meriggio potrebbe essere quella di Pan di classica memoria o quella della resurrezione cristiana.

Chi non crede a un processo circolare dell’universo, deve credere al Dio dotato di volontà.”

Dopo le critiche della scienza, la morte d Dio, l’eterno ritorno dell’identico è la possibilità e non la religione di una vita nuova.

guardiamoci dal pensare come divenuta la legge di questo circolo, secondo la falsa analogia dei movimento circolari dentro l’anello: non vi è stato prima un caos e poi, gradualmente, un movimento più armonico, e infine uno stabilmente circolare di tutte le forza: piuttosto tutto è eterno, indivenuto: se vi è stato un caos delle forze, è stato eterno anche il caos ed è tornato in ciascun anello”

Die ewige Wiederkeher des Gleichen è il continuo movimento con cui Nietzsche si oppone alla necessità di una fine dell’universo, necessità che filosofi e scienziati avevano tentato di dimostrare finendo il cammino in una morte meccanica più che mistica

La fine è un termine che indica il finito come perfettamente compiuto

con Nietzsche, in cui lampeggiano gli ultimi riflessi dell’antica cosmologia, il tempo ciclico appare come eterno ritorno dell’uguale dove, come vuole il frammento di Empedocle, gli elementi predominano a vicenda mentre il ciclo si svolge, e gli uni negli altri periscono e crescono nella vicenda del loro destino.”

La fine come annientamento dell’essere è un problema metafisico,

le cose sono. Il loro essere è il loro non essere un niente”

Nietzsche, come anti-metafisico, non può abbandonarsi a questo nichilismo negativo.

La ripetizione è conservazione dell’energia:

Il mondo delle forze non subisce stasi: altrimenti questa sarebbe stata raggiunta, e l’orologio dell’esistenza si sarebbe fermato. Dunque, il mondo delle forze non giunge mai a un equilibrio, non ha mai un attimo di quiete, la sua forza e il suo movimento sono ugualmente grandi in ogni tempo. Quale che sia lo stato che questo mondo può raggiungere, e non una ma infinite volte. “

Morte come fine assoluta, oltre la quale c’è il nulla per il senza Dio.

La morte di Dio ha procurato un vuoto come mancanza di valori di riferimento, per questo l’uomo senza dio rischia di essere annientato dal nichilismo, considerato negativamente come mancanza e distruzione.

La filosofia che Nietzsche sviluppa in questo periodo è stata definita, da alcuni, positivista proprio perché con l’eterno ritorno Nietzsche afferma la ragione della vita su ogni morte possibile.

e poiché la nuova forza di gravità dell’esistenza divenuta ormai sfuggente è l’idea dell’eterno ritorno, risulta un chiaro rapporto tra la morte di Dio , il nichilismo e l’eterno ritorno dell’identico. Ma la morte di Dio proprio come origine del nichilismo, è anche un motivo di serenitàfilosofica; ci si può infatti sentire sollevati nonostante l’offuscamento che essa in un primo momento produce, alla notizia che nessun tu devi grava più sulla volontà umana, da quando la morte di Dio ha affrancato l’uomo in quanto tale dall’obbligo dell’esistenza.”

La vita, da imperativo categorico, diventa una volontà spontanea:

tuttavia l’uomo potrebbe veramente superare il tempo solo se potesse, con la volontà più forte, riporre nell’attimo tutta l’universalità di sé stesso e del mondo, che egli di per se già è quale microcosmo.

L’uomo è un microcosmo, infatti rispecchia i principi come anche: “nella molecola potrebbe benissimo svolgersi la storia del sistema solare e prodursi calore per la caduta e l’urto.” Ne La linea e il circolo, D’Iorio mostra l’interesse e lo studio che Nietzsche ha fatto dalla macchina a vapore all’atomo di Thompson, ma se volessimo materializzare gli studi scientifici compiuti in un pensiero, questo sarebbe l’eterno ritorno dell’identico. Nietzsche ha creduto, almeno per un certo periodo, di poter dare un fondamento fisico e matematico alla teoria dell’eterno ritorno.

Infatti,nel 1882 egli voleva procurarsene le basi scientifiche attraverso nuovi studi universitari.”

Secondo Severino:”l’unica fondazione della dottrina dell’eterno ritorno che Nietzsche abbia reso pubblica è nell’opera a questa stessa successiva Also sprach Zarathustra”.

La scienza in quanto episteme conserva il carattere di incontrovertibilità dunque l’eterno ritorno

costituisce la dimensione senza errore del divenire, contrapposta alla valutazione del mondo sensibile, nel quale, in quanto valutato, tutto è sbagliato.”

Nella scienza Nietzsche cerca, non solo la conferma all’ipotesi dell’eterno ritorno ma, soprattutto, una forma invincibile che ne confermi la validità.

Nietzsche racconta di aver avuto la folgorazione dell’eterno ritorno durante la vacanza estiva del 1881 a Sils-Maria, in Engadina a 6000 piedi

al di sopra del mare e molto più in alto di tutte le cose umane”

Zarathustra era già in procinto di tramontare:

Sils – Maria

Qui me ne stavo e attendevo, nulla attendevo.

Al di là del bene e del male, or della luce

Godendo, or dell’ombra, tutto semplice gioco,

E lago e meriggio,tutto tempo senza meta.

E d’improvviso, amica! ecco che l’Uno divenne Due –

– E Zarathustra mi passò vicino…

PRESO DALLA TESI DI LAUREA DI LUCIA PULPO

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