Il fantastico scandalo della Libertà
Una mattina mi sono svegliata col sorriso sul volto, soddisfatta del sogno appena terminato. Ricordo di aver trovato una botola lungo il mio cammino, l’ho aperta ed ho iniziato a scendere. Era qualcosa come un corridoio in buono stato, una penombra silenziosa quasi accarezzava i miei passi tranquilli fino ad una porta alta ma facile da aprire.
Oltre l’uscio vedo una stanza enorme, piena di statue altissime in marmo bianco, sculture classiche su piedistalli malgrado le loro dimensioni fossero già imponenti. L’atmosfera nella sala è gelida, da cella frigorifera illuminata da neon.
Dopo aver ammirato quei capolavori nascosti, inizio a spingerne uno che si abbatte su un altro e via tutti giù, a terra come tessere di un domino improbabile.
Presa da un singhiozzo di spavento nel vedere e sentire crollare “il mondo intero” racchiuso fra quelle mura, mi soffermo ad osservare un braccio rotolante dell’ultima statua caduta, l’arto si ferma con la mano aperta rivolta verso una porticina, quasi ad indicarmi l’uscita. Passata attraverso quella ferita del muro, mi ritrovo in fondo ad un pozzo secco con la vetta illuminata dal sole… ed esco.
Non amo l’avventura, non mi inoltrerei mai in una grotta e non demolirei opere d’arte vere o presunte che siano, ma da quel sogno mi sono destata contenta come se avessi sciolto un nodo che mi soffocava, come se mi fossi liberata e fossi fuggita dal nascondiglio dei miei reali sequestratori. Infatti oltre ad essere appagata sono stanca, come se avessi effettivamente lottato con quel silenzio, con la paura di rimanere chiusa lì per sempre.
Secondo Ludovico Geymonat, illustre filosofo italiano del secolo scorso, la Libertà è una condizione la cui esistenza è inscindibilmente legata alla lotta “di liberazione”.
Questo è l’unico “punto fisso”, l’unico assioma necessario al discorso “on Liberty”.
Egli scrive che ogni epoca, ogni popolo, ogni individuo ha un’idea sulla forma o sulla sostanza della o delle libertà. Il contesto storico, in cui essa si manifesta, serve per cogliere le caratteristiche di questo “spirito ribelle” che non si presta a definizioni controllabili e criticabili. Non ci sono norme a cui attenersi rigidamente perché le situazioni mutano e la razionalità umana cambia con esse.
Piuttosto che comandamenti categorici dovremmo imparare l’educazione alla Libertà, intesa come un principio ispiratore del nostro divenire quotidiano. Educazione che deve essere accompagnata dalla ricerca d’indipendenza sia materiale che mentale.
Segno manifesto ma non esclusivo dell’avvicinamento o della tensione verso l’indipendenza è l’originalità del pensiero.
Questo “bottino di guerra”, così ben descrivibile è una meta che si allontana ogni qual volta ci sembra di averla raggiunta. Non possiamo sederci sugli allori, la Libertà e tutto quello che comporta è una lotta continua.
“Ora possiamo affermare che la libertà del pensiero è essa pure essenzialmente lotta contro i pregiudizi, contro le superstizioni, contro le mode culturali. Dovremmo concluderne che, in generale,è lotta contro il passato? […]Proprio in questa lotta risiede il punto focale della libertà del pensiero. Dove non vi è questo tipo speciale di lotta, non si può parlare di libertà del pensiero.”
Il professore piemontese ha importato in Italia la cattedra di filosofia della scienza, e con essa ha introdottolo studio d’ importanti intellettuali come Karl Popper e Thomas Kuhn. L’opera più conosciuta di quest’ultimo: La struttura delle rivoluzioni scientifiche sembra riecheggiare nelle parole di Geymonat sulla libertà di pensiero.
Il matematico statunitense, affascinato dalla filosofia e dalla storicizzazione del pensiero matematico, spiega nel libro che la storia della scienza è un susseguirsi di paradigmi spesso contrastanti e in lotta fra loro.
Le teorie scientifiche sono formulate per rispondere e risolvere i problemi che emergono per esempio dalle osservazioni astronomiche; quando il moto del Sole intorno alla terra non spiegava le posizioni e le dimensioni dello stesso nel cielo sono state formulate altre ipotesi avallate da altre osservazioni poi superate per cercare di rispondere a quelle ma anche a nuove domande.
Tuttavia pensare nuove ipotesi fino a formulare paradigmi alternativi a quelli esistenti non è scontato. Le domande che non trovano risposta mettono in crisi il “sistema” vigente ma, formulare possibilità diverse da quelle prospettate dalla teoria imperante significa riuscire a ragionare indipendentemente dalla razionalità imparata, e questo significa che le nuove idee non saranno riconoscibili da parte di tutti quegli scienziati canonici, esperti del metodo normale unico talismano contro gli “orrori” della modernità. “Perché un mutamento di paradigma dovrebbe essere chiamato rivoluzione? […]le rivoluzioni scientifiche sono introdotte da una sensazione crescente, anche questa volta avvertita sol da un settore ristretto della comunità scientifica, che il paradigma esistente ha cessato di funzionare adeguatamente…”
Col nuovo millennio sono emersi nuovi rompicapi (legati ad esempio alla globalizzazione) che si sono affiancati a quelli già esistenti; per risolverli non possiamo ostinarci a rimestare vecchie ricette, ma nuovi paradigmi emergono soltanto dove ci sono menti libere di pensarli … è questo il “fantastico (e necessario) “scandalo” della Libertà.
1 Comment on "Il fantastico scandalo della Libertà"
Cara, l’indipendenza dai paradigmi costruiti dall’ Educazione, dalle mode culturali, dall’ affettività personale e dal Vissuto, che diventano preconcetti e/o pregiudizi, sono davvero “monumenti” e idoli da far crollare come in un domino, uno ad uno, tutti, sempre, per risvegliarsi stupiti e meravigliati delle proprie capacità di scelta e di azione, quasi storditi, ma davvero fiduciosi, speranzosi: in una parola Felici. Ricominciare, sempre, comunque, dovunque: mi aiutano e interrogano le tue Parole…Grazie! Lucia