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La biblioteca fantasma

La biblioteca fantasma

“Ricordo ancora il mattino in cui mio padre mi fece conoscere il Cimitero dei Libri Dimenti­cati. […] Mio padre si fermò davanti a un grande portone di legno intagliato, annerito dal tempo e dal­l’umidità. Di fronte a noi si erigeva quello che a me parve il cadavere abbando­nato di un palaz­zo, un mausoleo di echi e di ombre.”
Così inizia un celebre libro di Carlos Ruiz Zafón, un racconto ambientato nella Barcellona del­l’immediato dopo- guerra… ma potrebbe parlare della biblioteca nella Taranto di oggi.
Daniel (il protagonista) giunto davanti al mausoleo d’acciaio e cemento, ostile nell’aspetto a causa del lugubre grigiore di muri sporchi, s’affaccia, timidamente, dentro l’edificio con­fortato dalla presenza del padre, unica protezione nella casa degli spiriti imbalsamati .
All’entrata un improbabile Isaac gli chiede cosa sia venuto a cercare, se proprio deve tro­vare il libro che vuole, guardi nello schedario cartaceo di fronte al bancone della Hall. ”Sai già cosa cercare?” Questa è l’unica cosa che importi: Daniel non crei problemi pretenden­do “il libro dei sogni della notte passata”.il ragazzino deve capire subito l’onore che gli vien fatto permettendo­gli di avvicinarsi al palazzo – simbolo della Cultura (abbandonata) e per accedervi liberamente deve prima passare l’esame di decriptazio cifris nelle schede, da scorrere veloce­mente senza preoccuparsi se i libri a cui rimandano siano più interessanti di quello desiderato. Intendiamoci, nella stanza affianco al bancone c’è un computer dove sono ordinati tutti i titoli delle “presenze cartacee” ma, la pagnotta va guadagnata col sudo­re così il traguardo sarà ap­prezzato maggiormente… percui: alla conquista del libro nella terra dell’oblio.
Quando Daniel individua le schede giuste le segnala ad Isaac, mentre aspetta di toccare i volu­mi individuati, si avventura nella “grande sala delle esposizioni”. Una sala piena di se­die e muf­fa, dove si tengono mostre fotografiche e presentazioni di opere scritte, pareti che traspirano solitudine ed umidità.
Nella stanza silenziosa Daniel è colto da un brivido di freddo pensando a quanti sono pas­sati di lì senza lasciare traccia, né un manifesto né il colore di una fotografia, sui muri solo le macchie di un inverno piovoso.
Il papà richiama il figlio a rapporto perché i suoi desideri sono stati esauriti, almeno in par­te. Di tre libri richiesti due sono quelli disponibili, e di questi uno in fotocopie, l’altro avvol­to nello scot­ch. Possibile aspettarsi dei libri integri, curati amorevolmente come qualcosa di prezioso che riempie d’orgoglio anche i custodi?
Allibito nel vedere pagine spillate con solo la parvenza di libro e, pensando a quello man­cante e quell’altro precario con i fogli tenuti insieme dal nastro adesivo, il ragazzino butta giù il boccone amaro e si decide a consultare i testi nella sala lettura del casolare. “Dovete salire al primo pia­no, abbiamo anche l’ascensore funzionante”.
Senza guardarsi i due si avviano mentre Isaac li segue come un’ombra per accertarsi che non cambino idea all’ultimo istante. La sala lettura è luminosa, dalle finestre entrano luce, vento e pioggia, anche se sono chiuse. Magia della immaginazione… Daniel però non ha aperto nulla.
“Silenzio figliolo, vedi ci sono altri che leggono non disturbarli con la voce, però sediamoci lonta­no dagli spifferi delle vetrate stando attenti alle correnti d’aria”. Il bambino è incuriosito dall’ac­qua che entra lasciando bagnata la logora moquette del pavimento che reca traccie di piogge precedenti e di polvere impastata, col tempo, l’ideale per la coltivazione di acari e spore batteri­che. A questo punto è facile spiegarsi come mai i libri siano ridotti in quello stato. La corretta conservazione dei tomi esige un ambiente asciutto, ben climatizzato e curato, un prezzo troppo alto da rispettare.
Il piccolo uomo si avventura nell’ispezione dei libri sfogliati dagli altri esseri seduti ai tavoli vicini a lui e scopre stampati non catalogati, alcuni sottolineati, sicuramente sono edizioni estranee, perfino inopportune nell’atmosfera severa ed opaca che aleggia in questo ca­stello. La vivacità di Daniel attira qualche sguardo, chissà cosa ci fa qui un bambino, sarà la punizione per qualche insolenza di troppo.
“Papà mi annoio andiamo via, non voglio toccare questi testi, ancora mi attribuiscono la colpa di lesa maestà anche se la maestà ha già perso il trono”.
Il padre prende per mano il suo pargoletto e riprendono l’ascensore per tornare a casa; quando la porta dell’elevatore si apre si rendono subito conto di aver sbagliato piano ed essere arrivati nei sotterranei dove giacciono i “corpi del reato”.
“Papà, papà non c’è nessuno qui, portiamo via un libro, liberiamolo da questa prigione”
“No Daniel, nessuno se ne accorgerebbe, ma avresti la coscienza di trafugare una salma dal ci­mitero? No, andiamo, torniamo sui nostri passi prima che il tempo cancelli anche noi.”
I nomi di questa storia li ho presi in prestito da”L’ombra del vento” (citata inizialmente), il resto è frutto delle lamentele mosse dalla maggior parte degli studenti che frequentano l’i­stituto civico. Critiche che mi sembravano assurde ma andate a bussare a quel portone, La biblioteca civica “Pietro Acclavio” a Taranto.

Dal “De Bibliotheca” di Umberto Eco:

… Mi permetto adesso di elaborare un modello negativo, in 21 punti di cattiva biblio­teca.
A.I cataloghi devono essere divisi al massimo: deve essere posta molta cura nel dividere il catalogo dei libri da quello delle riviste, e questi da quello per soggetti, nonché i libri di acquisizione recente dai libri di acquisizione più anti­ca…
B.I soggetti devono essere decisi dal bibliotecario. I libri non devono portare, come hanno preso una pessima abitudine ora i volumi americani, nel colo­phon un’indicazione circa i soggetti sotto cui debbono essere elencati.
C.Le sigle devono essere intrascrivibili, possibilmente molte, in modo che chiun­que riempia la scheda non abbia mai posto per mettere l’ultima denominazio­ne e la ritenga irrilevante, in modo che poi l’inserviente gliela possa restituire perché sia ricompilata.
D.Il tempo tra richiesta e consegna dev’esser molto lungo.
[…]
E.Deve esserci possibilmente assenza totale di macchine fotocopiatrici; comun­que, se ne esiste una, l’accesso dev’essere molto lungo e faticoso, la spesa superiore a quella della cartolibreria, i limiti di copiatura ridotti a non pi ù di due o tre pagine.
[…].
F.Il prestito interbibliotecario impossibile, in ogni caso deve prender mesi, in ogni caso deve esistere l’impossibilità di conoscere cosa ci sia nelle altre bi­blioteche.
G.In conseguenza di tutto questo i furti devono essere frequentissimi.
H.Gli orari devono assolutamente coincidere con quelli di lavoro, discussi pre­ventivamente coi sindacati: chiusura assoluta di sabato, di domenica, la sera e alle ore dei pasti. Il maggior nemico della biblioteca è lo studente lavorato­re; il migliore amico è Don Ferrante, qualcuno che ha una biblioteca in pro­prio, quindi che non ha bisogno di venire in biblioteca e quando muore la la­scia in eredità.
I.Non deve essere possibile rifocillarsi all’interno della biblioteca in nessun modo, e in ogni caso non dev’essere possibile neanche rifocillarsi all’esterno della biblioteca senza prima aver depositato tutti i libri che si avevano in con­segna, in modo da doverli poi richiedere dopo che si è preso il caffè.
J.Non deve esser possibile sapere chi ha in prestito il libro che manca. i.
Esistono ancora biblioteche del genere? Questo lo lascio decidere a voi.

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