Il Leviatano
Nella notte dei tempi, quando l’ordine imperante era ancora Caos, ed il Male era parte integrante del Bene, nelle profondità del mare vivevano creature incredibilmente forti; orripilanti nell’insieme dalla testa alla coda ma, stupefacenti nei particolari delle squame lisce e taglienti; su tutte dominava il Leviatano; il più terribile di tutti gli incubi possibili, creato dall’impeto divino, capace di ingoiare il sole per alcuni minuti. Un mito che appartiene ad un tempo così remoto da non essere legittimato da nessuno storico, per questo dobbiamo attenerci alle favole ed alle leggende che proliferano a riguardo.
Nell’antico testamento Giobbe descrive il Leviatano come un mostro terrificante che sarà servito come pietanza nella festa alla fine dei tempi; dai fenici ai babilonesi in molti vociferano di una creatura, forse un serpente oppure un coccodrillo del Nilo implacabile nella ferocia ed insaziabile nell’appetito; il nuoto in superficie del rettile-anfibio, è annunciato dal ribollire delle acque a causa dell’alta temperatura corporea, e quando emerge dai flutti marini provoca un’ondata tale da sommergere le terre vicine come uno tsunami oceanico.
Nessuno sa dove sia la tana o se l’animale riposi mai, tuttavia talvolta, nei giorni di cielo terso senza nebbia o foschia, sembra scomparso, magari passano anni prima che le grida di qualche temerario lo richiamino alla superficie. Allora il colosso riappare violento, forse arrabbiato e non risparmia nessuno, senza pietà distrugge case, raccolti e non restano mai tanti superstiti per raccontare cosa sia accaduto. Si muove di giorno e di notte indistintamente, ma di notte è più pericoloso perché si confonde col nero del cielo riflesso nel mare ed, in silenzio, fa razzia delle speranze di benessere e felicità.
In questo essere della Natura, il filosofo inglese Thomas Hobbes, impersoni fica lo Stato sovrano ovvero la forma suprema di organizzazione sociale retta col potere assoluto del monarca, dove la legge è il riflesso dell’autorità e non della verità. Lo Stato è il padrone a cui gli uomini devono sottomettersi per acquistare il diritto di entrare nella società civile dei pensanti secondo ragione.
Nella copertina della prima edizione del saggio datato 1651, il Leviatano è costituito da una moltitudine di uomini, individui assemblati volontariamente in un corpo più grande più forte, capace d’imporre la pace e l’ordine (il proprio ordine) sia all’interno del suo sistema che al suo esterno, grazie all’energia irradiata dalla testa, come calore quasi radiazione nucleare, fino alle estremità.
Per il nostro giusnaturalista, il Leviatano è l’unica possibilità che hanno gli uomini di sconfiggere il Caos e gli egoismi primitivi caratteristici della natura umana; perché l’uomo è un animale feroce e spietato, anzi al di fuori dello stato egli non è più un essere civile, non è più un uomo.
Così, il teorico dell’assolutismo, ribalta il ruolo del Leviatano che da essere immondo diventa quasi il simbolo della (presunta) civiltà occidentale. Il governo autorevole, il cui potere si regge sulla minaccia e sulla paura, non è un regime garante della libertà di volere e di agirei. Hobbes questo lo sa, ma non è la libertà il suo obiettivo principale; come non lo è per quei governatori che agitano lo spettro della paura per poter mostrarsi quali garanti della sicurezza e dell’ordine imperante.
Lo stato di natura è uno stadio primitivo di tutti contro tutti, dove il bene è l’interesse personale ed il giusto una sovrastruttura non utile al raggiungimento dei propri obiettivi. Per rimediare all’aggressività insita nell’essere umano, lo studioso d’oltremanica inneggia con grida possenti al risveglio del Leviatano. Lo spettro continua ad aggirarsi per il mondo, gli uomini, si affannano per evitarne l’incontro, per paura di perdere non lo combattono anzi non provano nemmeno a guardarlo negli occhi, invece si assoggettano e si fanno mangiare, ancora oggi.