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Gianluca Marinelli, libri d’arte fra fruitori e consumatori

Gianluca Marinelli, libri d’arte fra fruitori e consumatori

Gianluca Marinelli è artista e storico dell’arte, una voce esperta e istrionica che porta sulla scena del nostro “picnic fra i libri” parole e immagini insolite che rimandano a segreti e non detti percepiti nell’aria frizzante emanata dall’estro artistico. Un invito a pensare e leggere l’arte anche dentro i libri.

1. Libri che parlano d’arte, si tratta solo di divulgazione? Cosa mette nei libri che scrive e cosa cerca nei libri “d’arte” che legge?

L’opera d’arte “non sta mai da sola, è sempre un rapporto”, questo secondo una celebre definizione di Longhi. In un certo senso è ciò che più mi affascina della ricostruzione storico-critica: un lavoro di investigazione che parte dall’opera e che porta fuori dall’ombra contesti, trame, vicende o protagonisti a volte obliati. Appunto, “rapporti”, che chiariscono qualcosa dell’opera d’arte, mai fino in fondo però il suo segreto.

2. Proprio perché si tratta di libri pieni d’immagini, costano cari, il formato digitale è il futuro di queste opere?

L’editoria d’arte ha dei costi che possono sembrare elevati; sono invece più che giustificati dal lavoro che spesso vi è dietro. Ad ogni modo non credo che il digitale arriverà a sostituire l’editoria tradizionale, inclusa quella d’arte. Personalmente leggo solo libri cartacei.

3. Negli ultimi anni, abbiamo visto vita e opere d’artisti celebri sullo schermo e in teatro, secondo lei, si può portare l’arte in scena e cosa potrebbe essere utile condividere con attori e loro spettatori?

In genere trovo patetici i film che parlano di artisti, per la loro tendenza a sfoderare i soliti luoghi comuni. Un film riuscito, secondo me, è Neruda di Pablo Larrain. Non un film su Neruda, ma un film “nerudiano”.

Per il resto aspetto che riaprano i cinema e che venga rimesso in programmazione Volevo nascondermi di Giorgio Diritti.

4. La quarantena per coronavirus ha fermato fiere, mostre, incontri con l’autore e questo fermo continuerà ancora per esposizioni in posti piccoli o chiusi. Le alternative video sono efficaci rimedi?

Il lockdown ha rappresentato una frattura di riflessione. Sono emerse infatti tutte le contraddizioni di un ingranaggio che relega nella precarietà più assoluta chiunque operi nel campo della cultura e delle arti visive in Italia. Un lavoro generoso, spesso non retribuito e certamente senza alcuna forma di tutela. D’altra parte si è anche riflettuto sulla densità di tanti progetti (espositivi e non) pensati più per consumatori che per fruitori pensanti, e che per tutti questi anni hanno rappresentato la normalità. La chiusura di gallerie e musei ha portato a sperimentare forme alternative di “messa in scena”, di produzione, confronto e divulgazione. Alcune di queste pratiche attuate attraverso la rete e i social hanno una loro efficacia e rimarranno, naturalmente insieme anche ai loro limiti.

5. Lei è laureato in Beni culturali, perché scrive d’arte, quando ha iniziato e c’è stato un libro che l’ha guidata e che consiglierebbe per questo?

Ricordo, da adolescente, di essere rimasto folgorato dalla lettura di Arte contemporanea in Puglia (1963) di Franco Sossi. Un libro di un critico tarantino, ingiustamente dimenticato. Andrebbe letto invece, insieme ad altri suoi lavori come Luce, spazio, strutture (1967), La scelta del presente (1970), L’oggetto inutile (1972), Il ruolo dell’arte (1982).

Lucia Pulpo

Nota: Gianluca Marinelli nato a Taranto, vive e lavora tra Torino e Taranto. Ha pubblicato il libro Taranto fa l’amore a senso unico. Esperienze artistiche nei primi anni dell’Italsider, 1960-1975 (Argo editrice) con cui ricostruisce gli episodi delle arti visive all’ ”ombra” del Siderurgico.

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