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Donna allo specchio (inizio Eserciziario)

Donna allo specchio (inizio Eserciziario)

Cara Lucia, ci risiamo: il lupo perde il pelo ma tu non perdi il vizio.

Un altro pidocchio assalta il tuo scalpo. Il quinto pidocchio chiamato neurinoma che tenta l’arrembaggio al tuo cranio. Ma che cos’hai dentro, l’oro? No, lo so è l’eredità che ti ha lasciato tuo padre. Avresti preferito villa con piscina e un miliardo di euro in banca ma quando è morto l’euro non c’era, dunque ha preferito lasciarti qualcosa di più personale come la “neurofibromatosi” che tu hai messo subito a frutto quintuplicandone i guadagni. Vabbè, normale amministrazione, Natale con i tuoi, ma i pidocchi non li voglio. Non sopporto il loro prurito in testa, per cui pidocchio, anche questa volta non avrai il mio scalpo.

1.SONO LUCIA

Precisiamo subito: non scriverò “caro diario, oggi ho mangiato carote”;

no, tu sei qualcosa di familiare cui non darò spiegazioni e giustificazioni. Tu sei parte di me e mi capisci, sai cosa intendo dire e quanto puoi aiutarmi a ricordare e auto-analizzarmi. Questa è una testimonianza, è la mia voce, quella interna che io sento diversa da quella che esce e sentono gli altri. IO sono Lucia e tu sei, o sarai, Gregorio.

La voce che esce da me, non mi piace. Non sono così, quel modo di articolare i suoni non mi rappresenta ma, fortunatamente, chi mi ascolta, dopo poco, non fa più caso al vestito vocale e s’intrattiene con lo spirito che c’è dentro.

Io sono una donna, non un extra-terrestre come vogliono convincermi. Non ho tre cuori, un occhio e due antenne, la mia fisiologia è umana, il mio bios è umano, da qualche tempo ho qualche problema come un essere che si è azzoppato una gamba, con grosse cicatrici che tirano, anche se non cambia il tempo e col desiderio di riacquistare forze e abilità che avevo e che, se chiudo gli occhi, sento ancora mie.

“Accetta la tua disabilità” sanno dirmi solo questo urlandomelo davanti o scimmiottandolo da dietro. Avete capito e accettato di essere voi “diversamente abili” per me? Siete la maggioranza e v’imponete come la normalità ma, concedetemelo, tutto è migliorabile anche la vostra arroganza. Caro Gregorio, a molti bisognerebbe proprio dire di cambiare “modo d’inquadrare”… non mi prenderebbero sul serio perché sono per loro: un umano rapito dagli ufo e rigettato sulla terra con dentro un alieno pericoloso. No, signori calmatevi, nessun panico; io sono Lucia, non sono un alieno, anche se inizio a pensare che gli alienati siate voi. Accettare la situazione così com’è non porta da nessuna parte, resterebbe solo una situazione statica pronta a stancarsi di stare in piedi; adattarsi invece è un cambiamento evolutivo, uno slancio per un bel tuffo in acqua ma, integrazione è un più vantaggioso cambiamento a due: da parte mia e da parte del mondo che mi circonda e cambiare insieme significa crescere aiutandosi e sostenendosi reciprocamente.

In questi giorni, fra gli altri e me c’è tensione un tango perverso, un intreccio fra: non potercela fare, o il non dovercela fare dove possibilità e dovere si mischiano e influenzano dandomi spintoni per farmi cadere all’indietro. Quando cerco di fare qualcosa che io penso di fare ma chi guarda non mi reputa all’altezza inizia il balletto: io voglio ma altri criticano, dunque non devo, ma questo condiziona il mio volere e non riesco e allora arrivano solerti i giudizi e le condanne “accetta e rassegnati”. Sono sulla sedia a rotelle dal 1994, un mese prima di compiere 20 anni. Bene o male dall’inizio fino alla laurea, parte degli anni da free-lance, io ero io e riuscivo comunque a cavarmela soprattutto con ausili e aiuti vari, me la cavavo a prescindere dal risultato, era una predisposizione di testa, c’era comunque qualcosa da fare. Dopo altri tumori e altre esperienze fra ospedali, fisioterapisti, medici, infermieri e prevaricatori vari, ho iniziato a temere di non farcela, che non c’era nulla da fare… gli aiuti sono diventati farmaci con dipendenza, di quelli che non puoi nemmeno sognare di lasciare perché sei DISABILE:. Solo a dirla questa cosa mette ansia. Gregorio stai attento: dovessi anche rimanere legata in un letto, io sono io e sono capace di ballare ed esultare per un filo di sole che sale sul mio naso, vuoi vedere come si balla col sole sul naso? Concentrati hai mai osservato dei leggeri granelli di polvere andare su e giù in uno spiraglio di luce? Ecco come si balla nella luce trasportati dall’energia di un caldo sorriso di sole. Io sono viva, certo potrei avere il migliore dei mondi possibili, e forse lo avevo, comunque qui e ora io ci sono, dentro un’armatura che spesso mi nasconde alla vista altrui, ma ci sono e sono io.

4 Comments on "Donna allo specchio (inizio Eserciziario)"

    Disabile?!?
    Non ti ho mai considerato tale. Forse perché ci siamo mandati a quel paese da subito, da quel lontano 1996. E se un sorriso ci ha fatto sempre tornare indietro è solo perché il gusto di ripetere il gioco prevale su tutto.

    Ho letto qualche traccia della tua storia, mi hai contagiata “con quel filo
    di sole che sale sul tuo naso…il caldo sorriso di sole” ho pensato al tuo nome Lucia,che significa luminosa e splendente e mi hanno colpito le tue parole scritte con umanità e segno di dura sofferenza.Sei brava a scrivere e credo che solo così riesci a sentirti più vivva di quanto le tue parole riescono a dire e di quanto il tuo corpo riesce a non dire.
    Un forte abbraccio

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