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Giancarlo De Cataldo illumina la notte al Tatà

Giancarlo De Cataldo illumina la notte al Tatà

de cataldo Sabato 31 ottobre, Giancarlo De Cataldo ha presentato “La notte di Roma” presso il teatro Tatà.
Una panoramica ampia da Dostoevskij alla Roma contemporanea fra realtà percepita e accidenti ragionati e giocati in una terra al confine fra lecito e sbagliato.
Una storia scritta a quattro mani con il cronista Carlo Bonini, il secondo atto del fortunato “Suburra” da cui è stato tratto il film ora proiettato nelle sale che non segue fedelmente trama e personaggi del libro che, invece, si ritrovano in questa “storia d’amore”. Lo scrittore tarantino parla del suo romanzo come di un triangolo amoroso fra un politico di vecchia scuola, la giovane Chiara e il nuovo delinquente Sebastiano.
Il titolo originario era “I giorni della Misericordia”

giocando sul pugnaletto chiamato Misericordia dono di un prelato; un gioiello che, in antichità, serviva per finire i soldati feriti e Misericordia la parola chiave del Giubileo indetto da Papa Francesco… Giubileo ovvero l’occasione per rimestare e intascare i proventi di ricchi traffici economici.
Un’ambivalenza di significati che piace all’autore presente in linea col suo amore dichiarato per Dostoevskij esplicitamente citato da Samurai, uno dei personaggi presenti sia in Suburra sia nel testo appena uscito.
Nell’avvicendarsi dei “giochi” politici sembra fare capolino l’ambiguo principe machiavellico che deve gestire ideali e compromessi con gente losca… di questo De Cataldo ha parlato con gli studenti del liceo Archita incontrati qualche ora prima… insomma tanti ingredienti diversi per una storia di sconvolgente umanità.
Sì, si tratta di una storia che stiamo vivendo, attori inconsapevoli ma non ingenui e in parte colpevoli, disposti a perdonare il nostro silenzio ma intransigenti con le debolezze altrui. Dove finisce Suburra inizia la notte della civiltà.

3 Comments on "Giancarlo De Cataldo illumina la notte al Tatà"

    Roma è ridotta così anche per il menefreghismo dei Romani che si lamentano ma pensano che sia sempre qualcun altro a dover fare qualcosa per migliorare Roma. Adesso capisco la frase che mi disse un mio collega quando 15 anni fa mi trasferii a Roma: “Roma è bella…peccato per i romani”. Non apprezzano e non si meritano una città così bella e ricca di testimonianze del passato. Ma d’altrode chiusi nei centri commerciali come fanno ad apprezzarla….Leggerò il libro. Grazie

    Di solito si dice che il pesce qundo puzza puzza dalla testa………. logico che in una Società dove chi dirige ruba lo fa perchè è allineato al pensiero di chi lo elegge 🙁

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