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Il segno delle idee

Il mio spazio creativo

Category Archive : Storie di libri

Nanga Parbat di Orso Tosco, una no-recensione

Seguendo le indicazioni del mio maestro F. W. Nietzsche, ho letto questo libro piano, molto lentamente. Se mi fossi fermata a considerare il genere, il soggetto o le storie narrate, probabilmente non l’avrei aperto ma Orso Tosco, l’autore, è una penna benedetta, lo sapevo e per questo ho iniziato a leggere il suo nuovo lavoro. Scrive bene perché le sue parole travalicano i confini dell’inchiostro e sono sentimenti, immagini, ricordi e desideri che divengono coscienti quando Tosco ne “pronuncia il suono” tramite la lettura di chi si sofferma sulle sue righe. Non credo sia giusto scrivere una recensione di Nanga Parbat. L’ossessione e la montagna. L’analisi del testo sarebbe riduttiva e limiterebbe il campo visivo del futuro lettore.

Questo è un libro che va letto.      

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Corpi sentimentali. Intervista a Rossana Papa

Capita raramente di leggere un libro e sentirsi a casa, dove un familiare, magari una zia, ti racconta esperienze sue dirette o indirette, e tu la ascolti con curiosità ed interesse perché una di quelle storie potrebbe accadere a te. Quando ho parlato col l’autrice, Rossana Papa, ho ritrovato la sensazione di stare a mio agio con una professoressa mai incontrata prima ma che ha il dono di trasmettere emozioni e tranquillità. La raccolta di racconti Corpi sentimentali è uscita da qualche giorno per le edizioni Les Flaneurs, con la prefazione di Federica Introna ed è entusiasmante parlarne con l’autrice:

Corpi sentimentali”. Una sintesi fulminante, sono I corpi a dare vita ai sentimenti o sono I sentimenti a dare forma ai corpi, qual’è il rapporto?

Questi sei racconti sono strutturati con un incipit dove mi focalizzo su una parte del corpo, 

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Il libro che verrà. Intervista a Graziano Gala

ph. Rehana Giurda

In primavera uscirà “Sangue di Giuda”, il romanzo di Graziano Gala con cui voglio aprire le mie “interviste librarie” del nuovo anno. Il romanzo edito da MinimumFax ci permette di conoscere un giovane professore di lettere appassionato e appassionante di libri e, soprattutto, di vita. Questo è il migliore augurio che ci potessimo fare per il nostro avvenire!

Sangue di Giuda è il tuo primo romanzo dopo tanti e premiati racconti. Ambientato nella tua terra natia, cosa metti a fuoco con la vicenda del protagonista, vita vissuta, nostalgia, rimorsi, pura immaginazione… qual’è la cifra di questo nuovo lavoro?

Ambientato a Merulana, sulla carta, in omaggio a Gadda per motivi linguistici, ma si finisce sempre a parlare di casa, delle vie del paese: di una in particolare, con tutte le altre che si avvolgono a spirale. In mezzo c’è Giuda e un televisore rubato che poi è tutto una scusa: non si scappa dalla propria abitazione per un furto, si scappa quando c’è la paura, e qui era tantissima. Paura della casa, delle sue stanze, del buio: paura del padre, delle sue braccia lunghissime chiuse nell’armadio ma pronte ad uscire in qualsiasi momento. Pronte a prenderti, a farti fare tutto quello che non vorresti. Pronte a diventare strade, tombini, abitazioni, paese e perfino cielo, se non bastasse. Giuda corre, cerca compagnia ovunque, parla e prova ad ascoltare: è che tante volte non sa spiegarsi, disabituato a tutta quella diplomazia che servirebbe a stare al mondo. Giude ride e gioca: è l’unica arma che ha, l’ironia, l’unico strumento per rendere il dolore meno amaro. Ha dei compagni squalificati come lui: Ammonio, un gatto, ca dice miao miao e piscia a tutte ’e parti; Digiuni, cane che non conosce pasti né consolazione e Ferlinghetti, ca è ammericano o inglese, face ’o stesso e sta tutto il tempo a scrivere e a fare pensieri. Avrebbe anche dei figli, una moglie e un nome di battesimo, ma quel condizionale a inizio frase ci mette fuori gioco. 

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Pinocchio e la chiave d’oro

I libri spesso portano con sé storie diverse, non solo quella scritta sulle loro pagine ma anche quella vissuta dal loro autore, quella attraversata durante la loro lettura/assimilazione, quella che rimane segreta fra le loro righe… Un reporter di guerra tornato dal conflitto Ucraina-Russia di qualche anno fa, per avvalorare la tesi che “le cose italiane” in Russia sono sempre state molto apprezzate, mi parlò della favola “La chiave d’oro” scritta da Aleksej Tolstoj sulla base del nostro Pinocchio nazionale. 

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Giuseppe Lupo e i libri che inondano il silenzio di vita

Concludiamo il nostro Maggio tra i libri con un professore di letteratura italiana contemporanea, Giuseppe Lupo, candidato al premio Strega 2020, con un libro, Breve storia del mio silenzio, che è anche un invito alla lettura e alla propria crescita spirituale. Il silenzio imposto forzatamente dal fermo della quarantena per coronavirus è stato assordante e carico di tensioni, nulla a che vedere con la spinta formativa del romanzo del nostro autore e con l’energia e la vita trasmessa dalla letteratura. Una voce che affonda le radici nella memoria del passato per aiutarci a protendere verso il futuro.

Professor Lupo, l’antropologia culturale potrebbe essere considerata una costola della letteratura? I luoghi, le leggi, le culture dentro la commedia umana? Cosa mette nei libri che scrive e cosa cerca in quelli che legge?

Io non so se l’antropologia culturale possa essere considerata una costola della letteratura ma c’è una letteratura antropologica soprattutto nell’Ottocento, nel passato, andava ad indagare il folklore o le favole popolari però anche nel Novecento negli anni ‘70-’80 c’è stata una letteratura legata all’antropologia, addirittura c’è stato uno scrittore come Alberto Rovi che ha lavorato molto su questo, quindi sì, c’è tutto un filone legato molto all’antropologia. L’antropologia serve per capire usi, abitudini dell’essere umano e quindi serve anche per comprenderne gli stati d’animo e lo svolgersi della commedia umana come serve tutto quello che concerne l’umano essere.

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Gian Marco De Francisco e l’impegno dei libri di fumetto

Il nostro picnic tra i libri, volge verso il termine ma non l’impegno alle lettura dei libri accarezzati. Proprio d’impegno ci parla Gian Marco De Francisco: impegno nel trattare storie, impegno nel leggere, impegno nel trasmetterle…

A lei spesso si affianca l’etichetta di “fumetto d’impegno civile”. Cosa mette nelle sue graphic novel e cosa cerca in quelle che legge?

Potenzialmente, a me va benissimo, ma come tutte le etichette può diventare “altisonante o limitante” a seconda delle situazioni. Mi permetto di precisare che quello che faccio con Ilaria Ferramosca rientra nell’alveo del “Graphic Journalism” inchiesta grafica-visiva, ridotto è fumetto d’impegno. Nei miei lavori metto l’attenzione al dettaglio, raccontando storie vere, l’attenzione filologica è, per me, un fil rouge che è un timone: per quanto mi riguarda come documentazione visiva, per quanto riguarda Ilaria , per la sceneggiatura attinente ai fatti reali, si potrebbe tendere a romanzare e non vogliamo assolutamente.

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Gianluca Marinelli, libri d’arte fra fruitori e consumatori

Gianluca Marinelli è artista e storico dell’arte, una voce esperta e istrionica che porta sulla scena del nostro “picnic fra i libri” parole e immagini insolite che rimandano a segreti e non detti percepiti nell’aria frizzante emanata dall’estro artistico. Un invito a pensare e leggere l’arte anche dentro i libri.

1. Libri che parlano d’arte, si tratta solo di divulgazione? Cosa mette nei libri che scrive e cosa cerca nei libri “d’arte” che legge?

L’opera d’arte “non sta mai da sola, è sempre un rapporto”, questo secondo una celebre definizione di Longhi. In un certo senso è ciò che più mi affascina della ricostruzione storico-critica: un lavoro di investigazione che parte dall’opera e che porta fuori dall’ombra contesti, trame, vicende o protagonisti a volte obliati. Appunto, “rapporti”, che chiariscono qualcosa dell’opera d’arte, mai fino in fondo però il suo segreto.

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Raul Londra e lo sguardo critico della fantascienza

Lo scrittore di oggi, Raul Londra, ci porta con sé oltre la realtà e oltre la fantasia dei sogni, dandoci la speranza che una soluzione, a ben cercare, esista. Particolarmente incoraggiante se a dirlo è uno scrittore che esercita la professione medica.

1. Cos’è, per lei, la fantascienza: immaginazione, distopia, critica sociale… cosa mette nei libri che scrive e cosa cerca in quelli (di fantascienza) che legge?

La fantascienza è sostanzialmente preveggenza. Uno sguardo critico verso possibili evoluzioni future. La cosa che trovo incredibile è che le idee sul futuro teorizzate dagli scrittori di fantascienza, che magari risultano tanto assurde per i contemporanei, in alcuni casi risultano così verosimili da concretizzarsi per davvero. Quando inizio a scrivere una storia, non so sempre a che genere apparterrà: l’idea nasce da sé nella mia mente e a mano a mano che si sbozza e si forma, capisco come incanalarla e come sfruttarne le potenzialità. Se e quando arrivo a scrivere di fantascienza, amo dare delle riletture future di una situazione odierna, mostrare ciò che va e che non va nella società, spingermi a fare valutazioni e mostrare le conseguenze di azioni sconsiderate fatte in nome di un bene superiore senza tuttavia considerare le persone, ma dando priorità a fattori politici ed economici che quasi sempre superano quello sociale.

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Caterina Ferraresi e la libertà della letteratura

Le storie non spiegano e non dimostrano, le storie raccontano. Non hanno età e non hanno predilezioni verso un pubblico adulto o giovanissimo. Hanno un titolo ma non accettano imposizioni sul tema da trattare e trasmettono la loro libertà a chi presta loro attenzione, come ci sussurra la sorridente Caterina Ferraresi.

1. Per lei, qual’è (se c’è) la differenza fra libri per ragazzi e letteratura per adulti, cosa mette in quello che scrive e cosa cerca in quello che legge?

Sulla letteratura condivido l’opinione (assai illustre) dei fratelli Grimm che non esista una letteratura per ragazzi e una per adulti. Le fiabe per bambini non sono state inventate per loro, ma arrivano dalla tradizione delle storie raccontate dagli adulti davanti al focolare. Certo, il linguaggio si semplifica un po’ e alcuni argomenti adesso, ma non in passato, vengono lasciati in un sottotesto che i bambini capiscono comunque perfettamente.

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Marco Vetrugno e la militanza poetica

Iniziamo a leggere ma solo quando abbiamo letto tutto il testo scopriamo la verità che ci emanava e che stavano inconsapevolmente cercando. La voce determinata e coraggiosa di Marco Vetrugno ci svela i segreti del suo divenire poetico.

1. Cos’è per lei, la poesia, cosa mette nei versi che scrive e cosa cerca in quelli che legge?

La poesia è militanza alla vita, è apprendistato alla morte. La poesia è lotta, è il mio modo di stare al modo, è ricerca, studio, stile, contenuti, ritmo. La poesia è visione, realtà, straniamento, presenza, malattia, tensione. La poesia è mistero. Nei versi altrui ricerco un legame, una sensibilità comune, ricerco il colpo, un abbraccio, una storia, una possibilità, ricerco il coraggio, la verità.

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