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Il segno delle idee

Il mio spazio creativo

Category Archive : Recensioni

A passo di donna. Recensione

Sembra emergere un’idea di poesia come esigenza cognitiva della specie”. Così scrive Franco Buffoni a proposito della poesia italiana contemporanea.

Mi aspettavo questa esigenza cognitiva da “Passo di donna” anche perché Piera Lo Prete inizia con “Un femminicidio” dove, parlando con la vittima, ipotizza: “Forse cercavi una verità nascosta a te stessa, forse volevi la Luna questa sera alla tua finestra.”

Da questi pensieri sulla verità e realtà, mi hanno risvegliata i primi versi: “Questo è il mio tempo/ il tempo di riafferrare/ il mio discorso interrotto…” Ho sentito nelle mie orecchie una voce di donna determinata, pronta a combattere, una specie di dichiarazione di guerra a cui rispondono i versi della poesia successiva: “Fidati di me, amica mia/ (…)/ nell’animo umano si svolge la vera rivolta,/ la vera travolgente rivoluzione”. A questo punto sono esplose emozioni e ricordi personali che riguardano donne e violenza ma non delitti passionali perché la violenza sulle donne, anche in questa raccolta, è quella che nega loro dignità e libertà privandole della voglia di vivere e di voler essere.    

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Puzzle. Pezzi di vita

Il tempo è a senso unico. Scorre nella stessa direzione, con lui la vita stessa sembra avere un’unica direzione, una meta da raggiungere, una sola interpretazione possibile. La vita a una dimensione è quanto di più lontano ci si possa augurare, una routine alienante che rende la quotidianità un’abitudine e non un gioco a cui partecipare. Al contrario, questo romanzo è un gioco da tavolo che richiede la partecipazione attenta del lettore. Un coinvolgimento che non si limita ad interessare l’attenzione, le riflessioni esplicitate nel testo tirano fuori i segreti e le paure inconfessate di chi legge.

La storia si forma man mano che le voci delle protagoniste emergono dalle pagine e s’incastrano le une nei racconti delle altre come tasselli di un puzzle.   

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Malesciana. Recensione

Giovedì 30 giugno, per il Festival internazionale di poesia civile e contemporanea del Mediterraneo, sarà presentata la silloge poetica, Malesciana, di Giacomo Giancane. L’evento si svolgerà presso il MuDi, in vicolo Seminario I (isola vecchia di Taranto), alle ore 19,00.

(Io) sono la voce del mio paesaggio”, questa è la prima nota caratteristica che colpisce. Poesie che sbocciano sulla pelle crepata dal sole del Sud.

Parole come petali di fiori di campo che “il custode del sud” ha colto per descrivere il tempo e sentimenti che passeggiano con passo lento sotto la luce ora tagliente come una falce nei campi di grano, ora inebriante come uva pigiata nella notte.

Il poeta non canta il sud calpestato dalle ruote dei carri: “quaggiù non sono in terra come un uomo, / ma come un meridione vivente.”    

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London voodoo. Indagine sul futuro che ci aspetta

Londra è al centro di questo racconto. Il medium è messaggio, per dirla con McLuhan. Il posto dove perdersi per ritrovarsi e cambiare rotta.

London voodoo, come tutti i migliori libri di fantascienza, prende la realtà, la esaspera e dilania oltre ogni limite razionale, arrivando velocemente all’estremo limite delle conseguenze causate dal nostro presente per smascherarne ogni presunta ingenuità. In queste pagine si affacciano temi diversi: dalla Brexit alla pandemia, dalla catastrofe ecologica all’estinzione dell’uomo, dal terrorismo alla corruzione delle menti il tutto shakerato in un’indagine avvincente i cui protagonisti non sono figure con cui immedesimarsi eppure non si riesce a scostarsene, li segue aggrappandosi ad ogni passo, ogni loro parola di fumo, sotto il loro “cielo nudo” senza speranze né certezze. “Il vostro voodoo urbano nasce dal sonno degli ubriachi, dagli schermi dei cellulari degli strozzini, la vostra magia scaturisce dalla rabbia repressa dei pendolari bloccati in coda, dal brutale calendario delle violenze domestiche, riceve energia dai barboni che si accalcano sui lati dei marciapiedi e dalle risse nei centri commerciali, si nutre di sigilli che impediscono l’uso dell’elettricità ai morosi, di rapine, delle droghe dei reparti di salute mentale, dei pestaggi della polizia, degli stupri, dei mancati rinnovi di un visto o della copertura medica. “      

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La bambina della masseria Rutiglia

Capita sempre più spesso sentir parlare di povertà, di guerra, di fame come attributi consoni ad altre etnie, altri popoli. Certamente gli italiani di oggi sono, in gran parte, figli del boom economico degli anni ‘60; ma prima? I cosiddetti “boomers” di chi sono figli? Com’era la vita in Italia durante la seconda guerra mondiale quando un fiasco di latte per colazione era una festa capace di cancellare il digiuno della sera precedente?

Al bisogno di verità e credibilità con fatti riportati “in presa diretta” o quasi, risponde La bambina della masseria Rutiglia.     

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Due reportage “Dall’inferno”. Il libro di Cosimo Argentina e Orso Tosco

Guardando la pioggia non riuscirò più a ignorare il maestro all’inferno, e guardando le lancette scorrere sull’orologio mi verrà naturale cercare un foglio svolazzante sulla mia strada a ricordarmi che è tardi e c’è da salvare il mondo.

Andiamo con calma.

Pioggia. Pioggia battente nel buio di una notte condannata a tirare avanti mentre il cielo le si scioglie dentro. Il primo racconto ci porta a Taranto, con un giovane apprendista in cerca di una guida per l’affiancamento a la “fatia”. Non so se Cosimo Argentina sia davvero entrato nello stabilimento siderurgico tarantino (ex-Ilva) e non credo che Dante sia mai stato all’inferno divino, ma i loro dannati sono familiari, ombre vive senza speranza, ombre a qualunque ora del giorno o della notte. I dannati che incontriamo in fabbrica non raccontano la loro storia, magari qualche improperio sarcastico per dissimulare il dolore e i suoi segni, qualcuno gioca a poker con le figurine dei propri morti: mio padre è morto di cancro, io vedo mio padre e mia madre, io rilancio padre, madre e pure mio fratello.… chi prende il piatto? 

Mi fermo che ciò sta visione che se devi morire è questo che vedi. Ci sta una specie di cattedrale del macabro. Nà, grande così. Distopia e delizia. Un edificio che vedi dove parte e non dove finisce. N’accrocchio di scanalature che puntano verso un altro universo. Una massa oscura che sale, sale, sale con carroponti mostruosi e tutti enormi. Un santuario immerso nella pece che ti sta dicendo ehi, maestro, sei morto!”   

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Doppio passo. Il pensiero poetico per riconciliarsi col respiro del mondo

Mi spieghi cos’è questo bagliore che appare e scompare davanti ai miei occhi? Ho qualche problema: sono furioso con me stesso. Mi sento sconfitto. Non so con chi parlare. Se guardo lontano, non mi vedo da grande. Cos’è il futuro?”

Questo libro è stato scritto durante la quarantena per pandemia; ma questa è soltanto l’occasione per fermarsi a scrutare la propria ombra proiettata dentro prima che fuori e “sospinta dal respiro del mondo”.   

Doppio passo è un titolo significativo, perché indica la presenza di poesia e prosa, il continuo alternarsi di due autrici donna, Anna Chiara Bruno e Maria Piera Lo Prete che incedono con passo leggero in una danza dai movimenti armoniosi che porta le parole a fondersi in un unico pensiero poetico.

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Sangue di Giuda. Contro il logorio della vita moderna

Qualche giorno fa, parlando con un’amica, ho detto che avevo fretta di tornare a casa per finire di leggere “Sangue di Giuda”. Mentre lo dicevo sapevo già che nel chiudere il libro sarei rimasta amareggiata. Succede puntualmente quando finisce una storia, una bella avventura piena di regali, di emozioni, d’idee… insomma che ti riempie facendoti dimenticare fame, silenzio e vita abituale.

Graziano Gala scrivendo questo libro, mi ha fatto un regalo. Certo lui lo ignora, ma io il regalo lo prendo e lo metterò in bella vista per ricordarmi il profumo di buono che ho respirato attraverso quelle pagine. Giuda o Giudariello è il protagonista che racconta, la sua storia in prima persona. Scrive lui direttamente non per mascherarsi e raccontare menzogne rese più credibili dall’uso della prima persona ma per essere diretto e vicino usando il linguaggio a lui più familiare, ovvero un impasto di napoletano, salentino, italiano maccheronico e pure qualche parola d’inglese a cura del poeta Ferlinghetti che fa capolino fra i personaggi di questo racconto appassionante. Lingua non dialetto, non ci sono termini inesprimibili, sono parole semplici e chiare come il loro titolare, tenere e mai banali nonostante i richiami a Pippo Baudo e ai modi di dire come “male non fare, paura non avere” usati per annunciare una situazione contraria al proprio motteggiare.     

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La sicurezza e il pensiero cardiopatico. Recensione

In un periodo di piattume spirituale e culturale il libro “La sicurezza e il pensiero cardiopatico” è un respiro di cielo, uno di quelli che ti ridà vita e speranza. Speranza perché non leggevo qualcosa di così interessante da tempo e iniziavo seriamente a chiedermi se la gioventù non

avesse più forza di sentimento e coraggio di pensiero autonomo. Vita perché la lettura dei versi di Vincenzo Calò è una scossa di adrenalina, rompe il silenzio e l’eco cupo dei pensieri che rimbombano in esso, risveglia l’attenzione e la coscienza. “Il dovere del sapere opposto alla disciplina della realtà.”

Insomma un’esperienza salutare per non rimanere soffocati nella bolla in cui isolamento e pandemia ci hanno rinchiusi. “Riporto il tuo respiro allungatosi lentamente / affrontando la fantasia in un fuoco di sfortuna / reperibile in mancanza d’orgoglio civile.”   

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L’inconscio e l’ambiente. Recensione

Lo sfruttamento delle risorse energetiche e di sostentamento come acqua e petrolio, l’abbandono e l’incuria ambientale dai rifiuti alla deforestazione alla cementificazione forsennata e lasciata vuota sulle coste della nostra coscienza, questi sono alcuni dei problemi attuali che, troppo spesso, gli individui tendono a minimizzare o addirittura a negare. Il cambiamento climatico è un fatto che minaccia d’avere conseguenze più disastrose di quelle già sotto i nostri occhi, eppure movimenti come “Friday for future” non possono contare sulla partecipazione e nemmeno sul consenso “globale”, perché?

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