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Il segno delle idee

Il mio spazio creativo

Category Archive : Racconti

Il tempo è muto

Siamo alla fine del Carnevale 2024. Festeggio riportando una poesia di Giuseppe Ungaretti letta su Facebook Sembra una presa in giro di Carnevale, invece anche I Sobial possono fare qualcosa di buono. Fare… possono essere usati bene; sto pensando alle scuse pubbliche di Mark Zuckerberg…. Scherzo di Carnevale? Non mi sembra tipo da scuse pubbliche. Forse voleva scusarsi del suo carattere da bullo. Tuffiamoci nella poesia:

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Nessuno tocchi il nostro “Archivio di Stato”

Recentemente la CGIL di Taranto ha lanciato l’allarme rispetto alla situazione dell’Archivio di Stato che, per la cronica e progressiva carenza di personale, rischia di non poter svolgere appieno le proprie funzioni. L’appello raccolto da personalità della cultura ed istituzioni ha visto il Sindaco richiedere un intervento ministeriale e l’indizione di un incontro unitario da parte del prof. Guadagnolo per 1 febbraio (incontro effettivamente svoltosi lo scorso giovedì).  

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Dis-Education e il viaggio nel 2024

Il viaggio del 2024 inizia “avverso”: tuoni e fulmini squarciano i cieli senza tregua a Gaza, in Ucraina in Sudan e nel Niger, portandoci inevitabilmente di fronte alla triste conta dei morti e dei mutilati, un autentico Genocidio. Bambini, donne e uomini, ora costretti a vivere con gravi disabilità, diventano una responsabilità che ci sentiamo in dovere di affrontare e sostenere con determinazione.

Il nostro cammino è segnato dalle lacrime versate dai coccodrilli, che hanno
addentato la sanità pubblica italiana e causato aumenti delle bollette del gas e dell’IVA su beni essenziali.

Il 2024 inizia con
il Terremoto in Giappone e il preoccupante conto dei emminicidi italiani, arrivato già alla quarta vittima.
Le stelle sono nascoste dietro nuvole cariche di fumo, polvere e
diossina a causa dello slopping siderurgico a Taranto, mentre la verità sulle condizioni della fabbrica rimane distorta dai servizi giornalistici nazionali.

Non vogliamo essere complici di questo silenzio, della rassegnazione e dell’immobilismo sociale, né delle crisi emotive, educative e relazionali che ne derivano.   

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Poesia impastata di vita. Citando Pasquale Pinto

Sarà forse l’ocra di quella colata

a raggiungere le ali di quell’angelo pigro

attardatosi su noi per un miracolo inatteso

o sceso per stringere parole in unaaa mano

ad un operaio in attesa dell’ultima pensione.

Non portarmi cara in quei luoghi indenni

senza storia senza privazioni

squadrati come mausolei senza eco

privi dell’umido dell’infanzia

che mi parlava coi volti terribili

di bestie pronte per l’assalto.

Portami a sera sui lungomari

ove le agavi sopportano le ceneri del sole

e le acque hanno sussulti sotterranei

per le fascine di ghisa affogate ogni mezz’ora.   

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Novena di Natale

Lo scorso mercoledì, con amici siamo andati alla Concattedrale di Taranto per assistere ad un evento organizzato nell’Auditorium. Malgrado macchine parcheggiate abusivamente sui posti riservati, veicoli sugli scivoli del marciapiedi a sbarrarci il passaggio e marciapiedi decorati con escrementi di cane fra cui passare con precisione chirurgica per non portare a casa quei “regali di Natale”… siamo arrivati ai piedi della piccola scalinata laterale munita di montascale molto bene incelofanato e chiuso nel silenzio spettrale della notte scesa sulla città.  

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Una narrazione diversa è possibile e necessaria

Sicuramente vi sarà capitato di vedere in TV uno di quegli spot per la ricerca contro le malattie rare. Più o meno funzionano tutti allo stesso modo: vi fanno vedere un bambino o una bambina con una grave disabilità, intervistano la mamma in lacrime, musica commovente di sottofondo e voce triste ma rassicurante che vi chiede di sostenere la ricerca medica. Nessun rispetto per la privacy delle e dei minori in questione e nessuna possibilità che possano autodeterminarsi (proprio come accade per gli spot che vi chiedono di adottare a distanza o sostenere le spese per i bambini e le bambine dei paesi del Sud globale).

C’è sempre una voce fuori campo che parla per loro, un genitore se si vuole accrescere il pathos, e nemmeno il vago dubbio che la ricerca medica per migliorare la loro vita sia sia un dovere di cui la società deve farsi carico e non qualcosa da lasciare alla pietà dei singoli individui.

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Ombre furenti. Storie proibite

Questa storia è stata proibita e condannata all’allontanamento da molti: Greci, romani, familiari ed eredi. Anche le ombre hanno tramandato solo frammenti non volendo interferire con le decisioni umane. Il libero arbitrio è un concetto difficile da rispettare, così le Baccanti sono state allontanate e messe al rogo senza preoccuparsi della causa che le conduceva alla mania. I fiumi non scorrono tutti in superficie, a volte si nascondono nelle profondità inesplorate, riemergono improvvisamente lontani dalla loro sorgente.

Partiamo da un dio: Dioniso, Bacco, Joyce… un dio il cui culto portava alla follia attraverso un ballo sfrenato. Forse era il delirio a trasformare la danza in movimento scatenato o, meglio ancora, le due cose si stimolavano vicendevolmente dando il via al sentimento di libertà che non ammette limiti, fino allo sfinimento della coscienza e della sua Realtà.

La lotta armata è una reazione da maschi alfa “Spartaco spezza le catene”, le femmine sono più psicologiche, per arrivare alla vittoria usano armi con cui hanno confidenza, praticano lo sport in cui sono imbattibili, seducono uomini e dei, lasciando loro credere di esserne sedotte.

Le prime adepte indossavano pelli di cerbiatto o di pantera, si cingevano il capo con una corona di edera intrecciata, lasciavano la casa per correre sulla montagna e ballare furiosamente al ritmo di tamburi accompagnati con flauti e bronzi.

Donne belle e donne brutte, in preda al delirio. Tanto è stato detto e scritto, correvano e ballavano così smodatamente che le ombre ne parlano come una gran fatica. Rincorrerle su monti e accompagnare i gesti esagitati intrecciati di edera e tirso cercando d’essere credibili mentre sbranavano animali o si congiungevano con satiri tanto brutti quanto cattivi e puzzolenti.   

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Ombra ribelle. La storia maledetta

Fra le storie raccolte nella biblioteca clandestina ci sono quelle maledette e quelle proibite.

Perché conservarle se devono essere nascoste e temute? No, questa è la logica degli uomini, le ombre agiscono diversamente e raccolgono tutto quanto accaduto per poi evitarne le conseguenze.

Le storie non si omettono e non si cambiano proprio per poter salvarsi dalla loro dannazione.

Non si parla delle storie maledette, si deve sapere tacere.

Maledette da chi? Non esiste un tribunale dell’inquisizione parallelo, una cospirazione delle ombre contro gli uomini e il loro potere. Inoltre le condanne umane non sempre si rispecchiano nell’abisso delle ombre. Da questa storia prendono tutti le distanze perché, nei due mondi, ci sono state troppe vittime innocenti.

Ombre che si ribellano all’umano di cui sono la proiezione, non sono originali, e nemmeno rare, facile inciampare in una dello loro avventure fallimentari.  

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A passo di donna. Recensione

Sembra emergere un’idea di poesia come esigenza cognitiva della specie”. Così scrive Franco Buffoni a proposito della poesia italiana contemporanea.

Mi aspettavo questa esigenza cognitiva da “Passo di donna” anche perché Piera Lo Prete inizia con “Un femminicidio” dove, parlando con la vittima, ipotizza: “Forse cercavi una verità nascosta a te stessa, forse volevi la Luna questa sera alla tua finestra.”

Da questi pensieri sulla verità e realtà, mi hanno risvegliata i primi versi: “Questo è il mio tempo/ il tempo di riafferrare/ il mio discorso interrotto…” Ho sentito nelle mie orecchie una voce di donna determinata, pronta a combattere, una specie di dichiarazione di guerra a cui rispondono i versi della poesia successiva: “Fidati di me, amica mia/ (…)/ nell’animo umano si svolge la vera rivolta,/ la vera travolgente rivoluzione”. A questo punto sono esplose emozioni e ricordi personali che riguardano donne e violenza ma non delitti passionali perché la violenza sulle donne, anche in questa raccolta, è quella che nega loro dignità e libertà privandole della voglia di vivere e di voler essere.    

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Taranto, Italia, Cile. L’indimenticabile settembre 1973

Di

Di Mario Pennuzzi, pubblicato su TarantoBuonasera

Ma chi lo ricorda quel settembre di 50 anni fa?

Era ancora caldo, forse un po’ meno di questo 2023, ma la temperatura invitava ad andare a mare, cosa che non potevo fare, stavo preparando alcuni esami universitari, ed inoltre stavamo allestendo la Festa provinciale de L’Unità manifestazione che a me segretario provinciale de giovani comunisti di Taranto richiedeva un discreto impegno.

Un settembre denso di avvenimenti ed ansie in quei giorni, a Napoli scoppio una epidemia che richiamava antiche profonde paure che in molti conoscevano solo dai libri di scuola: scoppiò una epidemia di colera, che ben presto si diffuse in tutto il Mezzogiorno.

Nella federazione provinciale del PCI arrivò un medico, lo aveva chiamato Peppino Cannata al tempo nostro segretario provinciale “adesso ci vacciniamo tutti” fu l’invito perentorio, a cui tutti rispondemmo, anche se allora come oggi era noto che quel vaccino non avrebbe garantito una copertura assoluta. Decidemmo comunque di realizzare la festa de L’Unità, pur aumentando le precauzioni igieniche, non farla aveva troppe contro indicazioni.

Una mattina il gruppo dei giovani militanti si trovava presso la sezione intitolata ad Edoardo Voccoli, allestendo la mostra che avremmo esposto nell’area giovanile della festa, ricordo molti dei presenti. Quando ci giunse la notizia, “correte in federazione c’è stato il colpo di stato in Cile”   

 

 

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