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Raul Londra e lo sguardo critico della fantascienza

Raul Londra e lo sguardo critico della fantascienza

Lo scrittore di oggi, Raul Londra, ci porta con sé oltre la realtà e oltre la fantasia dei sogni, dandoci la speranza che una soluzione, a ben cercare, esista. Particolarmente incoraggiante se a dirlo è uno scrittore che esercita la professione medica.

1. Cos’è, per lei, la fantascienza: immaginazione, distopia, critica sociale… cosa mette nei libri che scrive e cosa cerca in quelli (di fantascienza) che legge?

La fantascienza è sostanzialmente preveggenza. Uno sguardo critico verso possibili evoluzioni future. La cosa che trovo incredibile è che le idee sul futuro teorizzate dagli scrittori di fantascienza, che magari risultano tanto assurde per i contemporanei, in alcuni casi risultano così verosimili da concretizzarsi per davvero. Quando inizio a scrivere una storia, non so sempre a che genere apparterrà: l’idea nasce da sé nella mia mente e a mano a mano che si sbozza e si forma, capisco come incanalarla e come sfruttarne le potenzialità. Se e quando arrivo a scrivere di fantascienza, amo dare delle riletture future di una situazione odierna, mostrare ciò che va e che non va nella società, spingermi a fare valutazioni e mostrare le conseguenze di azioni sconsiderate fatte in nome di un bene superiore senza tuttavia considerare le persone, ma dando priorità a fattori politici ed economici che quasi sempre superano quello sociale.

Tuttavia, nonostante la feroce critica che posso mostrare – l’avidità e l’opportunismo che coltivo in alcuni personaggi – cerco di lasciare uno spiraglio di speranza, qualcosa di buono per il lettore o la lettrice che si trovano per le mani la mia storia, perché voglio che alla fine l’atto della lettura, oltre a far soffrire chi legge, legandosi indissolubilmente alle storie dei personaggi, spinga anche a riflettere e soprattutto a capire che, per quanto possa risultare complessa una situazione, forse alla fine, cercando con attenzione, una soluzione si trova. E questo è anche ciò che cerco nei romanzi di fantascienza che leggo, oltre al desiderio di novità e di mistero che recano in loro. Mi piace l’idea di andare oltre la realtà, ma più che facendomi catturare dalla fantasia e dall’impossibile, amo farmi coinvolgere dalla scienza che supera i propri confini e raggiunge traguardi che oggi neppure immaginiamo nei nostri sogni più sfrenati (viaggio nel tempo, teletrasporto, cibernetica, universi paralleli, nuove forme di vita intelligenti, imperi spaziali…).

2. Dagli anni ‘50, la fantascienza ha contaminato fumetti e film, tuttavia è rimasta un genere di nicchia. Perché, forse è legata a letture prevalentemente giovanili fra fantasia e protesta?

A mio avviso fantascienza e fantasy vengono visti ancora oggi come “giovani” e nella mente di tante persone non riescono a guadagnarsi la dignità di genere letterario vero e proprio. La mia impressione è che in Italia, vi sia una cultura familiare sostanzialmente tribale. Per intenderci, è molto probabile che il clima domestico vada a influenzare gli interessi e i modelli comportamentali delle future generazioni. Le figure parentali hanno un’enorme influenza sui figli, spesso inconscia per entrambe le parti. Se un padre o una madre, lascia intendere, anche solo velatamente, che alcune opere non sono adatte, i ragazzi recepiscono e agiscono di conseguenza evitandone la lettura. Ovviamente, non mancano le eccezioni, che tutti ci auguriamo essere sempre maggiori: quando un bambino che ha genitori che a stento hanno ottenuto il diploma di scuola media, entra in una libreria, per cercare un fumetto o un libro, è una cosa che dovrebbe far scaldare il cuore. Per quanto riguarda le letture di fantascienza, esse si incontrano maggiormente durante l’adolescenza, soprattutto nelle loro declinazioni di distopia e ucronia, ma è pur vero che chi si innamora di questo genere non lo abbandona quando diventa adulto. Quindi, per rispondere alla domanda, la fantascienza attira quelle persone che sono più proiettate verso il futuro e magari anche scontente del periodo che stanno vivendo e gli adolescenti sono una categoria privilegiata in questo senso, ma sarebbe sbagliato dire che questo genere letterario sia solo una cosa per giovani. Serve a tutti quelli che sperano in un futuro migliore. In ambito editoriale, con gli anni, mentre mi sono a mia volta avvicinato alla fantascienza e al fantasy, ho notato che molte case editrici in Italia hanno dato sempre più spazio e dignità a storie di questo stampo, tuttavia trovo ancora queste realtà un po’ acerbe e che meriterebbero più spinta vista l’importanza che hanno e i messaggi che riescono a veicolare. Tutto ciò viene infatti trovato nel mondo del fumetto e del cinema con più facilità rispetto al mondo letterario.

3. Racconti fantasy cosa hanno in comune e in cosa differiscono da quelli classici di fantascienza?

Dagli anni ’50 e fino quasi agli anni ’80, la definizione di fantascienza e fantasy è sempre stata controversa. Lo stesso George R. R. Martin, famoso autore de Il Trono di Spade e accanito lettore di questi generi, dice nella sua esperienza di scrittore quanto le storie di questo tipo fossero accomunate sotto l’ombrello categorico di “genere fantastico” e forse tutto ciò era dovuto alla mancanza di consapevolezza da parte di riviste, fanzine, fumetti ed editoria tradizionale di due nuovi generi narrativi ben distinti, ma che avevano anche molti aspetti che li legavano. Ciò che noto, quando leggo questi generi, e che li accomuna è, proprio come diceva Martin, la loro propensione verso il fantastico, da una parte magari più in un’accezione magica, dall’altra invece scientifica. Vedo in entrambi una voglia di evasione da questa realtà, un desiderio di cambiamento del mondo che tutti i giorni ci troviamo davanti agli occhi e che magari non ci piace poi così tanto. Penso sia questo ciò che spinge molti lettori e lettrici a dedicare tempo ed energie a letture fantasy o di fantascienza: trovare una via d’evasione dalla realtà che li opprime. Le differenze possono essere poi innumerevoli, dalle contaminazioni con altri generi come il thriller, nel caso della fantascienza, oppure l’horror o il genere del mistero, nel caso del fantasy, alla struttura della trama, ai personaggi, alla costruzione in sé della fabula, in questo senso molto legata al romanzo fantastico tradizionale, con protagonista e antagonista, aiutanti vari e situazioni in cui l’eroe deve superare determinati ostacoli arricchendo se stesso man mano che la vicenda procede, fino ad arrivare al finale e alla risoluzione della storia stessa. Nella fantascienza questi aspetti e “canoni” sono molto meno rispettati e si vira verso personaggi più ambigui e doppiogiochisti e storie forse più intricate e crude ma non meno avvincenti. In definitiva però, l’aspetto fondamentale che accomuna non soltanto questi due generi, ma tutta la letteratura e la narrativa passata e moderna, è la volontà di raccontare, data la spinta dell’uomo quale animale sociale e affabulatore.

4. La quarantena per coronavirus ha fermato fiere e presentazioni, l’alternativa digitale è ugualmente valida per la diffusione dei libri?

Ogni tipo di divulgazione è sempre utile, che sia una fiera o una presentazione dove puoi incontrare l’autore o l’autrice in carne e ossa, avere il suo autografo, chiacchierare direttamente con lui o con lei, oppure anche incontrare scrittori in videoconferenze o eventi digitali è una cosa piacevole che si può fare nella comodità dell’ambiente domestico. Tuttavia, tenendo conto solo di questo aspetto, si pone l’attenzione soltanto sulla volontà di divulgare. Se c’è una stazione che trasmette delle onde che a loro volta si propagano nello spazio, dall’altra parte dev’esserci un ricevitore che raccolga queste onde e che le trasformi in un messaggio comprensibile. Fuori di metafora, personalmente e forse anche con un tono un poco critico, ritengo che se non c’è volontà di leggere da parte di chi sta all’altro capo del ricevitore, difficilmente si può ottenere ciò che si vuole. Bisogna essere in grado di accattivare le persone e convincerle che leggere un libro. Partecipare a una presentazione, seguire un evento in streaming in cui si parla di letteratura può essere un modo per impiegare il tempo in maniera estremamente interessante e arricchente. Oggi, pare che soprattutto i giovani guardino molta meno TV, ma non per questo sono meno attaccati a uno schermo: sfruttano i social media o guadano serie in streaming. Se da una parte hanno molta più possibilità di scegliere con cosa intrattenersi, dall’altra c’è il rischio che finiscano per fare solo quello, vivendo la loro vita come un continuo passatempo. Sarebbe auspicabile una maggior partecipazione attiva dalle persone, anche tramite internet, ma con qualcosa di più costruttivo di un semplice like e di meno negativo di un commento distruttivo.

5. Quando ha iniziato a scrivere di fantascienza, c’è stato un autore o più libri che l’hanno guidata su questo sentiero e che consiglierebbe anche per la nostra lettura?

Due autori su tutti che ho apprezzato molto e di cui ho letto molte opere sono Isaac Asimov e Philip K. Dick. Hanno due modi differenti di raccontare la fantascienza: se da una parte troviamo una visione scientifica con robot, viaggi stellari, galassie lontane e altri popoli, dall’altro abbiamo un’impronta più sociale con rielaborazioni distopiche della storia passata, derive pericolose, critiche sociopolitiche al modo di vivere. Questi sono due dei mostri sacri che ho amato negli anni scorsi e di cui certamente completerò la bibliografia, data l’importanza che hanno le loro storie e l’affetto che provo per questo tipo di genere. In ambito più nostrano ho letto Massimo De Faveri e Luca Mencarelli che fanno della fantascienza la loro passione da sempre. Più di recente ho apprezzato le antologie di racconti di George R. R. Martin che, oltre a essere qualitativamente molto belle, fanno un excursus sulla carriera di questo scrittore fin dagli albori e in buona parte raccontano la nascita del genere fantastico e della sua divisione tra fantascienza e fantasy in maniera più netta. Di certo ci sarà ancora tanto da scoprire proseguendo su questo sentiero narrativo e io mi auguro che in Italia, come nel resto del mondo, la fantascienza riesca finalmente a trovare, o ritrovare, la dignità e lo spazio che le sono dovuti.

Lucia Pulpo

Nota: Nato a Giussano, vive a Cabiate, lavora come medico di guardia. Tra le opere: Vindica te tibi, Lupus et agnus, Memorabilia, L’incubo di Borel.

1 Comment on "Raul Londra e lo sguardo critico della fantascienza"

    E’ da tempo che non leggo nulla di fantascienza…questo articolo mi ha incuriosito…proverò a scegliere uno dei testi in nota e a riavvicinarmi al genere.
    Grazie

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