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Lucia Tilde Ingrosso, la scrittura senza pregiudizi

Lucia Tilde Ingrosso, la scrittura senza pregiudizi

Chi legge non ha confini di luogo o di tempo. Viaggia avvolto in un mantello che rende possibile l’attraversamento dei muri e la trasformazione dei corpi come nei sogni. Ma anche per sognare ci vuole la realtà della vita e la bellezza della sua incoerenza. A rivelarci l’equilibrio instabile della letteratura è una sua fedelissima: Lucia Tilde Ingrosso..

1. Per lei, cosa s’intende per libri non-fiction, lei appartiene a questo genere, cosa mette in quello che scrive e cosa cerca in quello che legge?

1. C’è la fiction e c’è la vita. Da giornalista e scrittrice prolifica (ho pubblicato oltre 20 libri, di quasi ogni genere letterario), mi sono cimentata sia con storie di fantasia (racconti e romanzi) che con storie vere (saggistica, manuali, varia). La scrittura, esattamente come la vita, va affrontata senza pregiudizi e, soprattutto senza darsi dei limiti.

Non sono la prima ad affermarlo, ma nei miei libri metto, come scrittrice, ciò che vorrei trovarci come lettrice. Se io per prima non mi emoziono scrivendo, come pretendo che lo faccia un lettore leggendomi? Allo stesso modo, in libri ispirati alla realtà – dalla guida di viaggio “101 cose da fare in Lombardia” scritta con mio marito Giuliano Pavone al manuale “Il lavoro? Me lo invento!, scritto con la mia collega giornalista Silvia Messa – cerco di mettere contenuti utili e di ispirazione.

2. L’umorismo è un ingrediente letterario, oppure la “commedia umana” è materia troppo seria e pesante da non ammettere compromessi?

2. No, anzi. L’umorismo è fondamentale. Guai a prendersi troppo sul serio, come autori e, ancor peggio, come persone. L’umorismo ci aiuta sia a vivere che a raccontare storie. Richiede una misura, perché non sempre si adatta a tutti i generi. Per esempio, io non amo i gialli umoristici: penso che se muore qualcuno in genere c’è ben poco da ridere! Ma al pari di altri ingredienti, se ben dosato, contribuisce al risultato finale.

3. Le storie pubblicate a pezzi sui social sono letteratura o distrazioni per aspiranti ignoranti?

3. La differenza non la fa la piattaforma, ma il contenuto. Su Facebook, per esempio, ho letto e leggo cose bellissime, perché scritte da autori (scrittori, ma anche giornalisti e sceneggiatori) di valore. Citerei, fra i tanti, Raul Montanari, Grazia Verasani, Irene Vella, Gabriele Dadati (tutti scrittori) e lo sceneggiatore Fabio Bonifacci. Persone di spessore, che padroneggiano la scrittura e ti incantano anche quando ti raccontano che sono usciti a comprare il giornale. Ma i social sono anche una vetrina democratica, accessibile a tutti, anche a chi non sa scrivere o non ha niente da dire.

4. La quarantena ha fermato festival, incontri letterari, fiere, avvicinano davvero i lettori oppure saranno sostituite da video e presentazioni on-line?

4. Questa pandemia ha cambiato la nostra vita e anche il modo in cui abbiamo fruito della cultura e della socialità. Credo che la tecnologia stia dando una grossa mano, da molti punti di vista. Ma sono anche sicura che non potrà sostituire il contatto umano e l’incontro di persona. Un po’ alla volta, mi auguro che torneremo alle nostre abitudini, forti degli insegnamenti appresi. Per esempio, perché non prendere l’abitudine di creare una diretta di ogni presentazione ed evento culturale, in modo da farli fruire anche a persone geograficamente lontane?

5. Quando e perché ha deciso di scrivere romanzi e c’è un libro che le ha illuminato il cammino e che consiglierebbe a tutti?

5. La scrittura è il mio unico talento e la mia modalità espressiva preferita. Ho molta fantasia e raccontare storie è il mio piacere più grande, superato solo dalla gioia che mi dà vedere che le mie storie possono essere d’intrattenimento e, ancor più, utili. È successo in particolare con il mio romanzo per ragazzi “Il sogno di Anna”, in cui (oltre a raccontare una storia) do ai ragazzi gli strumenti per scrivere efficacemente (competenza sempre più importante) e li sprono a perseguire i loro sogni. I loro feedback hanno dato al mio lavoro un senso più alto. Libro del cuore? Non sono originale: “Il ritratto di Dorian Gray”, del genio Oscar Wilde. In ambito giallistico, citerei invece tutta la produzione dei miei maestri Renato Olivieri e Cornell Woolrich.

Lucia Pulpo

Nota: Nata a Milano, dove lavora come giornalista. Tra le numerose opere: Curricula ridicola, La morte fa notizia, Camera con svista, Io so tutto di lei, i fantasmi non muoiono mai, Il lavoro? Me lo invento, Il sogno di Anna, Una sconosciuta.

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