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Illuminismo. Intervista ad Antonio Gurrado

Illuminismo. Intervista ad Antonio Gurrado

Chiaro, conciso e diretto. Antonio Gurrado nelle sue lezioni come negli articoli e nella rubrica “Bandiera bianca” che cura quotidianamente per il “Foglio”, spiega la realtà e la filosofia con uno stile deciso ed una proprietà di pensiero che colpisce e attrae gli interlocutori qualunque sia la loro capacità d’apprendimento. Il prof. Gurrado è studioso appassionato della filosofia illuminista, ha conseguito il dottorato di ricerca presso la Scuola di Alti Studi della Fondazione San Carlo di Modena , ha continuato le sue ricerche sull’Illuminismo presso le facoltà di Napoli ed Oxford, vive a Milano. Catturata dalle lezioni che ha messo a disposizione di tutti on-line, interagisco con lui e vi riporto la breve intervista realizzata, rigorosamente a distanza, tramite mail:

1) Prof. Gurrado. Cosa intendiamo oggi per Illuminismo? È lo stesso concetto che avevano gli illuministi di sé stessi oppure il tempo ha cambiato le caratteristiche e gli appartenenti all’Illuminismo?

No, su questo sono drastico. Sono uno storico della filosofia, quindi la mia convinzione cardine è che le correnti filosofiche possano essere comprese solo all’interno del loro specifico contesto storico; a maggior ragione, è impossibile che esistano al di fuori delle condizioni materiali – politiche, economiche, religiose – in cui sono fiorite.

Ciò che oggi si intende per illuminismo, nel senso di militanza intellettuale e filosofica o nel senso di anticlericalismo o scientismo, non è ciò che si intendeva nel Settecento col termine lumières e con le sue varie traduzioni in Europa. All’epoca si dava questo nome alla necessaria e formidabile reazione di un gruppo di intellettuali, in contatto l’uno con l’altro, di fronte a un gruppo contrapposto di intellettuali che loro chiamavano con vari termini offensivi (il mio preferito è couaucuacs) e che oggi definiremmo in senso lato oscurantisti. Niente di tutto ciò sta avvenendo oggi; e, se avvenisse, non sarebbe illuminismo, sarebbe un’altra corrente che lascio agli storici del futuro.

2) Si sente, spesso, evocare il ritorno all’Illuminismo o l’approdo ad una nuova forma di esso. Secondo lei, in cosa consisterebbe e chi potrebbero essere i nuovi Lumi?

Penso che, più che sui contenuti, ci si dovrebbe concentrare sulla forma. L’Illuminismo è stato tale perché vorticava attorno a un fitto scambio di documenti (lettere, manoscritti clandestini, libri anonimi e no) fra i suoi protagonisti; questo comun denominatore superava le inevitabili differenze di contenuto che ciascun illuminista aveva rispetto agli altri e, soprattutto, era culminato nella più grande impresa editoriale di sempre: l’Encyclopédie. Oggi siamo in una situazione per certi versi simile: la proliferazione settecentesca di manoscritti clandestini e il rapporto problematico con l’autorialità, tipico dell’epoca, sono riprodotti all’ennesima potenza adesso grazie a internet, che è appunto un grande strumento di scambio. Se dovesse esserci qualcosa di simile a un nuovo illuminismo (ma non sono fiducioso) dovrà per forza passare dalla rete.

3) Lei ha scritto diversi saggi su questa corrente filosofica: Voltaire cattolico (2013) e La religione dominante. Voltaire e le implicazioni politiche della teocrazia ebraica (2018). Il rapporto Illuminismo-religione sembra attrarre la sua attenzione più di quello con scienza, progresso o con l’oscurantismo medioevale. Perché?

Sia per motivi contingenti – mi sono laureato molto tempo fa con una tesi su Voltaire e gli ebrei, e ho mantenuto la linea di ricerca per il quindicennio successivo – sia perché è mia ferma convinzione che la religione (di là dalla fede individuale) sia politica. Non per niente etimologicamente può essere associata a quod religat, ciò che tiene insieme. L’Età Moderna è un periodo di grande discussione su come ricalibrare l’organizzazione sociale a seguito della riforma protestante; l’Illuminismo diventa il laboratorio più avanzato per ripensare il rapporto fra l’uomo e Dio e, di conseguenza, fra l’individuo e tutti gli altri uomini.

4) Oggi, nessuno si ritiene ignorante perché potendo consultare wikipedia si sente sicuro di ragionare e scegliere con la propria testa come è ampiamente accaduto con le discussioni sui vaccini, per esempio, come riportare lo sguardo verso la stella polare (se c’è)?

Ecco, il distinguo fondamentale dell’Illuminismo era: sì, abbi il coraggio di servirti del tuo intelletto (secondo lo slogan di Kant); però l’intelletto devi averlo, devi saperlo usare. L’Illuminismo era un circolo chiuso. Escludeva anzitutto le fasce più basse della popolazione, poi gli intolleranti, poi i dogmatici… Al contempo, l’Illuminismo si basava sulla valorizzazione delle competenze di ciascun intellettuale, chiamato (pensate all’Encyclopédie) a contribuire al progresso delle scienze per il settore che lo riguardava.

5) Lei ha parlato di Illuminismo come “impresa collettiva”. Perché? Ci sono altri esempi di una simile impresa e cosa cambierebbe se fosse replicata oggi?

Per il motivo che ho proposto qui sopra: con l’Illuminismo finisce l’ambizione del singolo filosofo di dare risposte a tutto e inizia l’idea che i philosophes debbano cooperare fra loro, illuminando ciascuno la piccola porzione che pertiene alle sue capacità e al suo talento. L’Illuminismo è stato un’epoca di grandi specialisti e di geniali divulgatori. Anche oggi ci sono grandi specialisti, e magari anche buoni divulgatori; però la loro voce autorevole è soffocata dal fatto che oggi i lettori parlano troppo, sui social, sui blog, su Wikipedia, ovunque. L’Illuminismo non sarebbe stato possibile se i lettori non si fossero limitati a leggere, apprendere e – tutt’al più – mandare timide lettere ai loro beniamini.

6) Dal 14 Aprile pubblica on-line il ciclo di lezioni: “L’illuminismo spiegato bene” come gesto di solidarietà digitale… Perché, oggi, abbiamo bisogno di ripetere e riscoprire l’Illuminismo? Come potrebbe aiutarci a comprendere noi stessi e il futuro che potremmo costruire?

Ho scelto di diffondere queste lezioni perché l’Illuminismo è spesso un po’ schiacciato nei programmi scolastici: inizia la primavera, incombe Kant, è fatto da tantissimi pensatori e non si può esaurirli tutti, insomma tutto cospira contro l’insegnamento dell’Illuminismo. Per questo, dovendo registrare delle lezioni a distanza per i miei studenti, ho pensato che fosse il caso di renderle pubbliche: così che anche alunni di altre scuole, o curiosi annoiati, o qualcuno desideroso di ripassare in questo periodo di sospensione potessero avere un quadro chiaro (per quanto parziale) di un grande fenomeno culturale del passato. E magari scoprire che è stato il periodo più entusiasmante della storia intellettuale dell’uomo.

Lucia Pulpo

4 Comments on "Illuminismo. Intervista ad Antonio Gurrado"

    Interessantissimo. Andrò’ a ripassare l’ Illuminismo con le lezioni del Prof. Gurrado…magari lo capirò’ meglio di quando l’ho studiato al liceo, o forse lo “leggero’” solo con occhi diversi.
    Grazie

    Le lezioni le trovi anche su youtube sotto il titolo: “L’illuminismo spiegato bene”. Sono 10 lezioni e durano 10 minuti circa

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