EU Cookie Law

Il segno delle idee

Il mio spazio creativo

Giuseppe Moscati e Michele Pierri. Sanità e santità.

Giuseppe Moscati e Michele Pierri. Sanità e santità.

Nell’anniversario della morte del medico santo, Giuseppe Moscati, mi è giunto un articolo che è un documento importante e interessante sul rapporto che legava i medici: Giuseppe Moscati e Michele Pierri. Medici fondamentali per la sanità tarantina.

Moscati è anche il nome di uno degli ospedali cittadini e Michele Pierri è stato uno dei migliori medici che abbiano operato a Taranto. Dunque sono emozionata per avere ricevuto dal figlio, Giuseppe Pierri, il testo che riporto di seguito e che lui stesso mi ha incoraggiato a riportare come testimonianza per la memoria degli internauti.

“Sul numero del 1° aprile di codesto giornale Alberto Altamura ha richiamato il legame tra Michele Pierri e il suo Maestro di medicina e di vita San Giuseppe Moscati. Lo scritto appassionato di Altamura riporta l’attenzione su di una lettera che Moscati scrisse a nostra madre nel 1927 in risposta a sue premure per l’avvio professionale di nostro padre a Taranto. Quella lettera alla fine degli anni ’70 venne data in copia ad Alfredo Marranzini, S.J.,e da questi inserita, con l’aggiunta di alcuni appunti biografici, in Giuseppe Moscati – scritti inediti, ed. AVE, Roma 1978, pp. 213-215.

In generale, coloro che hanno scritto di Pierri hanno fatto prevalente riferimento al suo essere poeta e, quindi, poco si rintraccia in loro sulla sua vita “personale” che è diversificata in tanti aspetti, da quello della estrosità giovanile, a quello di medico, di politico, di pensatore…., una vita tanto movimentata quanto riservato e schivo era lui. Persino in famiglia quasi nulla diceva sé, o forse ancor meno diceva in famiglia che nelle amicizie più strette. L’articolo di Altamura fornisce perciò lo stimolo per aggiungere qualche notizia su uno degli aspetti più importanti della sua vita, quello che lo ha legato a Moscati e che molto ha inciso sul suo essere uomo e sul suo essere medico.

Le famiglie Pierri e Moscati erano legate da vincoli di parentela, la nonna paterna di Pierri, Caterina De Vivo, era cugina della madre di Moscati, Rosa De Luca, e il padre di Moscati e il nonno di Pierri erano assieme giudici di Corte di Appello al Tribunale di Napoli (si era ancora del Regno dei Borbone). E Giuseppe Moscati, una volta laureato, fu medico della famiglia Pierri. Ne sono residuate alcune reliquie costituite prevalentemente da ricette mediche tra le quali quelle donate alla Parrocchia e all’Ospedale di Taranto intestati al Santo. Alcune prescrizioni, sempre a carattere medico, vennero redatte brevemente su comuni pezzetti di carta che oggi ci dicono di quanta comunanza priva di ufficialità vi fosse tra di loro. E ripetuti accenni a Moscati si trovano nelle nostre lettere di famiglia. La maggiore delle sorelle di nostro padre, Virginia, mi narrò d’una visita da lui fatta in casa loro in prossimità d’un Natale, uno dei ragazzi era affetto da TBC. In un accesso grave del male in casa regnava lo sconforto e venne chiamato Moscati. Appena entrato, per prima cosa rimproverò nostro nonno: “Alfredo, cos’è questo buio? Accendi tutte le luci, è pur sempre Natale! ed esci a comprare il capitone, e tu Virginietta, va in cucina a preparare gli strufoli. Ed ora andiamo a vedere Mariuccio”. Ecco un chiaro esempio di come egli fosse attento a sostenere lo spirito di chi a lui si rivolgeva.

Nostro padre da studente aveva seguito alcuni dei suoi corsi di studio, come quasi tutti i medici di quell’epoca del Meridione. Dopo la laurea fu a Torino lavorando da massaggiatore in una società sportiva, quindi a Parigi dove visse tra anarchici e fu operaio alla Citroen. Fu anche medico di bordo sui transatlantici verso l’America Latina visitando Rio de Janeiro e Buenos Aires.

Dopo tanto tumultuosi, brevi ma intensi episodi, nostro padre iniziò la attività di medico a Napoli, un breve affaccio nella radiologia e nella psichiatria e poi come assistente di Moscati nella clinica medica. Qui incontrò nostra madre, la tarantina Aminta Baffi. Deciso il matrimonio, si cresimò nel maggio o nei primi del giungo 1926 nella Basilica di S. Restituta, lui accompagnato solo da Moscati che gli fu padrino. Dopo la cerimonia Moscati gli offrì una frugale colazione nella sua casa di via Cisterna dell’Olio e gli regalò una penna stilografica. A fine mese, con il matrimonio, ebbe inizio la sua ininterrotta vita Tarantina. I primissimi tempi non furono facili dal punto di vista professionale. Tra le lettere di famiglia ve ne è una, a lui inviatagli da suo padre nell’ottobre del 1926, dove vi legge questa annotazione: “Moscati disse che se avesse saputo che tu eri a Taranto, quando poco tempo fa vi si recò, ti avrebbe affidato la cura dei suoi clienti, invece di affidarla ad altri. Facesti male a non dirgli nulla”. Fu dopo questa lettera che nostra madre decise di scrivere a Moscati per consigli o per un aiuto nell’occupazione di Michele. Nostra madre conosceva personalmente Moscati. Era stata anche lei sua allieva e a studiare medicina le donne allora erano pochissime. Moscati talvolta si rivolgeva loro per brevi aiuti nella sua assistenza ai poveri, come il lavare piccoli indumenti di medicazione. Prima di partire per Taranto per il matrimonio, Michele e Aminta andarono a salutarlo. Moscati, conoscendo il carattere e la volubilità di lui, rivolse a nostra madre queste parole “Signorina, quando sarà sposata farà le parti di madre e di padre”. Poco meno d’un anno dopo Moscati cessò di vivere, era il 12 aprile del 1927. Aveva appena 47 anni.

Un rapporto, come si vede, profondo, che portò nostro padre a rendere testimonianza di lui nel processo apostolico informativo che venne prestissimo avviato – si disse subito E’ morto il medico santo – e in quello successivo di beatificazione. In una lettera di invito a deporre in questo secondo processo inviatagli il 22.5.1951 da P. Giovanni De Luca S.J., è scritto “Lei che ha già deposto nel primo processo informativo è uno dei principali testi”.

Moscati è stato sempre presente col suo esempio e con i suoi insegnamenti nella intera vita di nostro padre e in particolare durante la sua carcerazione politica del 1934. E’ in quella luce che avvenne la sua definitiva conversione al cristianesimo. Negli ultimi tempi gli venne chiesto: Dottore, lei prega spesso Moscati? Rispose:No, vivo con lui.

Di tanta devozione però non sono molte le tracce che si rinvengono negli scritti di Pierri, pochi brani, alcune annotazioni parziali ma profondamente significative, e un ultimo ricordo che mi dettò in limine vitae nell’ottobre 1987 in occasione della canonizzazione di Moscati. Guardando tra le vecchie carte sono riuscito a districare e recuperare una sua commovente invocazione alla Santa Trinità perché Moscati, allora Servo di Dio, fosse presto santificato. E’ scritta a matita copiativa, su un ingiallito piccolo ricettario del 1936:

Eterno Padre, manifestate la vostra forza nel vostro diletto figlio Giuseppe Moscati e fate che presto noi possiamo onorarlo sugli Altari.

Eterno Figlio, premiate la Fede nella vostra parola del vostro diletto discepolo Giuseppe Moscati e fate che presto noi possiamo venerarlo sugli altari.

Eterno Spirito Santo, illuminate del vostro amore verso il prossimo il vostro fedele Servo Giuseppe Moscati.”

Di seguito la lettera inviata da Giuseppe Moscati ad Aminta, moglie di Michele Pierri:

“””4 gennaio 1927

Gentile Signora,

Figuratevi se io desidero di riuscire utile al vostro Michele… ma! Il successo dipende da sè stessi. Come spiegate che amici e colleghi di Michele si producono, guadagnano etc etc… Se supinamente fossero appoggiati su una fonte sola di lucro, … aspetterebbero lunghe ore prima di veder questo lucro! Essi invece si sono esposti a concorsi, hanno lavorato, hanno perseverato… Michele è di una volubilità’ incredibile, Napoli, Parigi, Torino, Napoli, Taranto etc. etc… Io come potrei essergli utile? Io non so! Affidargli ammalati, esami etc. etc. Volentieri! Ma i miei assistenti che cosa direbbero!

E poi questo posto di precettore è una storpiatura : né io saprei come procurarlo Io ho mille buone intenzioni, ma temo molto che non avrebbero realizzazione. Ieri sera ho scritto e riscritto a favore di un altro allievo, per procurargli un posto: da un anno ci lotto: e non ci riesco!!! Eppure è un padre di 4 bambini!!!

Il mio consiglio migliore è che voi tentiate ancora a Taranto la via delle analisi di laboratorio: bene o male, si riuscirà sempre ad averne una, due, nella giornata: … è una cosa!

Se Taranto proprio fosse arida, allora – confidando in Dio e nel Suo appoggio fareste ritorno a Napoli: scegliereste un rione, ove non ci fossero, o quasi non ci fossero medici: piantereste lì […], tabelle, esami, laboratorio etc. Ed io per conto mio, nel mio minimo (sono di un’influenza nel mondo medico, insignificante, cercherò di fare cose sovrumane per il carissimo Michele.

Di lui parlai ad alcuni amici di Taranto, i Latanza; credo di aver parlato di lui pure al collega valorosissimo Ubaldo Capozzi. Scrivetemi, perché non vi perdo di vista, sempre animato dal desiderio di riuscirvi giovevole. Non abbandonate Iddio, la S. Comunione. Ora che siete per diventare madre accostatevi alla S. Comunione;e Iddio non abbandonerà voi.

Vi ossequio. Dev.mo Giuseppe Moscati.”””

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


*

CAPTCHA: Completa l\'operazione sottostante *