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Sembra che la preoccupazione della peste abbia avvelenato la vita. Se sparisse quest’ncubo. Uno riesce: c’è una medicina sicura. E allora? Allora niente, tutto come prima, maledetta inquietudine. C’è la guerra. Girano lanzichenecchi intorno alla città, entrano talora, rubano, uccidono a loro completo piacimento. Ed è vivere questo? Ma dicono che sia venuto il conte l’Olan per trattare la pace, a condizioni dure, dicono. Il nemico vuole ottocento vergini tra le nobili del paese. Come far scomparire mia figlia?

Dietro un terrore ce n’è un altro, proprio come un foglio sotto a un altro foglio, e si ha un bel strapparli, sempre ne troviamo uno nuovo sotto, e l’ultimo si chiama la morte.

Dino Buzzati, In quel preciso momento.

Una riflessione annotata dall’autore durante la seconda guerra mondiale, colla quale sembra rispondere a quanti oggi disperati per il coronavirus parlano di guerra e pestilenza e magari esultano alla notizia dei pieni poteri in mano ad Orban.

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