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Contro vento per guarire

Contro vento per guarire

Quando ero a letto con la febbre, mia nonna mi raccontava di un quadro che da bambina guardava dal letto: c’era una donna, forse una campagnola con la gonna larga e lunga e il fazzoletto in testa che camminava lungo una via solitaria. C’era vento, una tempesta di vento che alzava polvere e foglie; il cielo era ombrato e questa donna, piccola rispetto all’intero quadro ovale, lei cercava di procedere ma, i quadri fermano tutto, così anche lei era ferma nella tempesta. Nonna mi diceva che dovevo immaginare io che dovesse fare quella piccola donna.

Se avessi combattuto con lei quella tempesta anche io sarei guarita. Salvare lei con l’immaginazione significava salvare me nella realtà. Per un maleficio sono finita io nel quadro a non riuscire a muovere un passo e chi immaginerà un lieto fine per me… ora che tutti inneggiano quarantena, corona virus e catastrofi naturali? Questa mattina ero in macchina su strada, metto la freccia per girare a sinistra e mentre sto girando una macchina mi sorpassa a sinistra per poi tirare dritto. Non è l’unico mancato incidente della giornata. Sempre in macchina in città, una signora improvvisamente si mette a camminare e attraversa la strada quasi mentre passavo, non c’erano strisce pedonali o segnali di alcun tipo e il pedone era lei e dunque è lei che si sarebbe fatta male. Siamo impazziti tutti? Supermercati vuoti perché se arriva il contagio dobbiamo metterci in quarantena… Forse la signora nel quadro preferisce stare ferma nella sua tempesta piuttosto che isolata in questa piatta follia dove gli uomini sono stati sostituiti da avatar.

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