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Umberto Babilonia da Taranto

Umberto Babilonia da Taranto

Umberto Babilonia è il ragazzino protagonista di “Legno verde”. Tutta la storia è narrata in prima persona ma, a lui non interessa essere il protagonista, “A me interessava che mi dovevano tenere fuori dalla faccenda”. Vuole farci vedere, attraverso i suoi occhi, la vita nel quartiere popolare di Taranto, quartiere Italia, dove è cresciuto negli anni ‘70. Una vita dura ma, a suo modo felice malgrado la violenza spicciola del Pino di turno, gli scappellotti dei don a scuola e quelli del padre fra le mura domestiche e non solo.

Umberto frequenta la scuola media dai “figli di Sales” (i salesiani) così come il padre aveva frequentato quella dei Gesuiti, dove aveva studiato latino, greco e letteratura italiana tanto bene da essere in grado di dare ripetizioni in quelle materie pur lavorando all’Italsider.

Al rione Tamburi, Umberto si allena con una squadra calcio professionista, il padre non vuole ma il ragazzino può contare sulla complicità della mamma e della zia. Sono le donne a offrirgli una via di fuga da una realtà incomprensibile, almeno agli occhi ingenui di un dodicenne che dimostra più anni della sua carta d’identità. Proprio questa sua corporatura robusta gli compra il rispetto di compagni di scuola e di gioco in strada. Non basta però ad assorbire i colpi più violenti, quelli bisogna scansarli cercando di contenere i danni però anche quelli sono vita, e la vita va vissuta interamente, “pacchetto completo. O tutto. O niente”.

Babilonia conosce bene il quartiere, le strade e la gente che ci abita. Soprattutto le donne più grandi. Le vede dal fruttivendolo, le studia dalla finestra, le ama tutte anche le madri dei suoi compagni di classe e le professoresse, parenti, belle, brutte e con verruche al seguito. Fra tutte spicca la dea, Amalia, la bella del quartiere che abbaglia e acceca tutti quando appare. Le coetanee non sono all’altezza, malgrado il loro impegno, non sanno dare quelle carezze e quei sogni che riempiono i silenzi di Umberto.

La quotidianità del ragazzo è arricchita dalle sue numerose esperienze sentimentali che si evolvono dalle fantasticherie preadolescenziali al sorriso di Alma, la sorella di un suo compagno di scuola. Si finisce col cambiare idea sui ragazzi e sui loro atteggiamenti, si viene sommersi da un mare di tenerezza nei loro confronti.Cosimo Argentina è un autore che si espone sempre molto nei suoi racconti ma qui mette proprio a nudo la sua anima e la Taranto dei suoi ricordi. “Mi feci la via in discesa che da caldo s’era fatto nuvolo e s’apparecchiava per il tramonto. I muri di tufo smangiato avevano addosso brandelli di manifesti del circo che c’era stato sei mesi prima. Da dietro i muri spuntavano rami degli alberi di fico che non davano nemmeno un fico chissà da quanti anni, ma restavano lì, scheletrici e insensati a dirti che la natura se la giocava fino all’ultimo con l’insediamento umano”.

Certo, le macchiette tragicomiche degli insegnanti che picchiano gli allievi colpiscono duramente anche il lettore, ma l’emozione di scoprire il sentimento dell’amore è un salvagente efficace che invita a tuffarsi in mare. “Bella storia il mare. Uno poteva guardarlo per ore senza scassarsi. Uguale agli occhi di Mita Miani o ai sorrisi di Alma. Uguale al corpo di Amalia che fa’ che cambiava sotto i suoi vestiti rossi”.

Babilonia parla col gergo del quartiere e Argentina ne riporta fedelmente anche le battute pensate a voce bassa, a metà fra la riflessione e la rivelazione. “I vestiti dei don odoravano di polvere e dimenticanza. L’odore di dimenticanza è quell’odore di cose messe nel cassetto foderato di carta di giornale e lasciate là per un secolo o giù di lì. Gli adulti spesso odorano di sigaretta senza filtro, di pane vecchio, di sudore e di dimenticanza”.

Anche questo libro, come il precedente, è stato pubblicato da Oligo editore, 354 pagine dense di emozioni, ricordi e riflessioni. Una lettura che lascia il lettore soddisfatto qualunque età abbia, qualunque ricordi abbia, qualunque sia il motivo per cui abbia aperto il romanzo..

Lucia Pulpo

2 Comments on "Umberto Babilonia da Taranto"

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