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La conoscenza contro il razzismo

La conoscenza contro il razzismo

L’idea di razza è un errore dimostrato nell’evoluzione da Darwin ma è insito nell’uomo con la paura dell’altro, del diverso da noi. Ricordare e studiare la storia serve per non ricadere negli stessi errori pur essendo consapevoli che ce ne sono altri in agguato con i colori islamici sulle onde agitate del web. Di fronte al dilagare ignorante e violento del razzismo, molti studiosi dell’Università del Salento reagiscono con rassegne e giornate di studio sul razzismo. Ne parliamo col responsabile scientifico dell’iniziativa, il prof. Fabio Ciracì:

Lei ha detto che l’idea di razza è sbagliata e che la storia della razza è una menzogna . Quando nasce e perché?

La parola razza era già presente nella lingua d’oil. Nel 1749, Georges-Louis Leclerc, conte di Buffon introduce il termine razza come principio tassonometrico nella sua “Storia naturale”, seguito dal “Systema naturae” di Linneo dove il termine razza ha una connotazione più etica, infatti definisce “europeus: bianco, sanguigno,capelli biondi, occhi azzurri, fine, ingegnoso, governato da leggi.” Gli studiosi di questo periodo elaborano classificazioni con 5, 7, fino a 70 razze diverse senza tenere conto delle numerose unioni, migrazioni che hanno fuso tali presunte razze insieme. Blumenbach arriverà a dire che l’origine di tutte le razze sia quella bianca. Sappiamo che non è vero nulla, nessun fondamento scientifico, anzi con Darwin scopriamo che l’uomo discende dalla scimmia, altro che razza bianca.

Lombroso condanna gli uomini dai tratti somatici…

Lombroso, nella sua antropologia criminale, somma pregiudizi estetici a tratti psicologici, in quegli anni proliferano studi di craniologia, di psicologia criminale che portano a opere come “Genio e follia”,”L’uomo delinquente” e non dimentichiamo “La donna criminale” perché razzismo e misoginia vanno sempre di pari passo.

Perché?

Il razzismo come il sessismo hanno paura di chi viene da un oikos, casa, diversa da un altro ecosistema. Quindi non deve meravigliarci il loro procedere parallelo perché la logica è la stessa: hanno una loro storia, tante diverse varietà c’è il razzismo di pelle, del sangue, quello religioso… ma si servono degli stessi concetti strutturali come purezza del sangue, purezza della razza, Vanno in parallelo perché sono due forme culturali del medesimo principio istintuale dela paura dell’altro.

Come si arriva al manifesto della razza?

Al manifesto della razza si arriva da una campagna che è quella imperialista dello stato fascista e non nasce, per caso, nel ‘38 ma a ridosso della campagna coloniale del ‘35 poi la famosa campagna abissina nel ‘36, già in quel momento ci sono leggi razziste anche se non sono sul suolo italiano, addirittura i coloni italiani se si fossero incrociati, come dicono malamente manifesti e leggi di quel periodo, con gente indigena, abissini per l’appunto, avrebbero rischiato da 1 a 5 anni di reclusione. Poi accade che il fuhrer del nazismo e il duce del fascismo saldano l’assedi ferro tra loro e Mussolini adotta politiche ancor più razziste, nel ‘38 chiama in causa intellettuali di dubbia fama perché quelli che firmeranno i 10 punti del manifesto per la difesa della razza sono poco noti, assistenti non accademici titolari che servono al fascismo per dare un’apparenza scientifica alla propria idiozia fascista, né più né meno. Dunque il manifesto del ‘38 traduce una esigenza di tipo politico: occorre un nemico, occorre rinsaldare l’asse Roma-Berlino, occorre riconoscersi in un noi. Per dirla con un termine di Cavalli-Sforza è una forma di noismo esclusivo, cioè esclude tutto quello che non è noi.

Oltre ad essere professore di “St. della filosofia italiana”, lei ha la cattedra di “informatica umanistica” con l’avvento di internet e dei social media gli “heaters” sono aumentati. Non sarebbe dovuto accadere il contrario, meno ignoranza?

Se il web significasse automaticamente più conoscenza sarebbe vero, ma non è più così da tempo, dal 2004/5 in poi quando internet si è trasformato in un farweb (da farwest) di piattaforme private che, per interesse, lucrano sui contatti e sulle reti sociali, il mondo di internet è cambiato non è più quello del libero scambio ma è un mondo fondato sulla compravendita di dati privati e il motivo per il quale i social-web non raccolgono la verità anzi mettono i cittadini nella bolla che Eli Pariser ha chiamato la bolla dei filtri in cui tutto quel che vediamo è vero ed abbiamo conferme alle idiozie che pensiamo senza il conforto dell’errore e senza metterci in relazione con idee differenti finendo come bambini viziati che vogliono sempre aver ragione. Inoltre le informazioni dei social media sono verosimili per cui è più difficile riconoscere la loro falsità. Insomma è complicato ridurre in poche parole tutta la struttura che c’è dietro, ma non ha proprio l’obiettivo di ampliare e diffondere verità e conoscenza.

Per reagire a questo avete organizzato per gli studenti, a Giugno, giornate di studio sul razzismo, riprese più recentemente nel convegno sulla storia e idea di razza?

Sul razzismo abbiamo organizzato a Giugno, e sono già in programma il 18 e il 19 Marzo, giornate di approfondimento e ulteriore analisi sul tema del razzismo; perché è necessario che l’Università prenda una posizione netta rispetto ad alcuni fenomeni di razzismo che continuano a ripetersi, all’ideologia razzista, al diffondersi di queste idiozie e, quindi, abbiamo sentito il dovere di dimostrare la nostra scelta netta di rifiutare questo razzismo prendendo parte attivamente con il nostro lavoro di studio. Ovviamente questo lo facciamo attraverso tutte le discipline perché l’idea delle giornate di studio è di mettere insieme diverse discipline come la sociologia, la filosofia, la biologia, l’informatica e altre, e che ognuno dalla propria disciplina possa analizzare il tema del razzismo. Ci teniamo molto come università e come studiosi vogliamo fare esattamente il contrario degli intellettuali del ‘38 che non si schierarono apertamente contro l’ideologia razzista.

Lucia Pulpo

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