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Leggere una storia

Leggere una storia

Questa storia era già iniziata quando ho scoperto di essere uno dei personaggi che le stavano dando corpo reale. Realtà e fantasia, uomo e personaggio… nel racconto di carta non ci sono distinguo ma un unico spirito  che anima la realizzazione d’una intuizione, qualunque cosa essa sia. Stavo nuotando fra libri trovati, regalati, comprati e sparsi disordinatamente su tavolo, sedie e scaffali della libreria.  Nel silenzio soffocante mi sono accorta di un bisbiglio quasi accennato. Proveniva da due libri disposti uno su l’altro ma con gli angoli molto sporgenti, come se volessero andare in direzioni opposte. Intanto stavano fermi in punta alla sedia e se la prendevano comoda  riempiendo lo spazio col loro brusio da amanti segreti capitati casualmente vicini, infischiandosene della mia presenza. 
Conoscevo il loro linguaggio lei avevo messi sulla sedia dopo averli letti, con la loro stessa indifferenza mi avvicinai per carpirne il segreto. Il motivo di tanta audacia era il titolo di un volume non ancora aperto sul tavolo dalla copertina poco invitante, un romanzo piuttosto voluminoso ma non bellicoso, stampato con caratteri grandi da una caa editrice piccola. Il tomo non mi guardava neppure, aspettava che lo prendessi fra le mani e stava lì, tranquillo senza sgomitare, come un ragno aspetta che la mosca rimanga imbrigliata nella sua rete. C’è un ordine di arrivo delle letture e bisogna rispettarlo, così come bisogna impegnarsi a leggere fino all’ultima pagina con le antenne tese per recepire ogni segno sul foglio ma quando la tempesta irrompe nella stanza spazza via tutti gli orpelli superflui e l’unica maniera per uscirne indenni è assecondare la sua volontà e leggere l’unico superstite alla sua furia, l’unico racconto di cui si ode ancora la voce. Il ragno era rimasto nell’ombra e non immaginavo che sapesse ridere, lo imparai nell’aprire lo scrigno di parole in bella vista sul tavolo. Il contenuto era talmente avvincente da non permettermi di lasciarlo incustodito fuori dal mio cuore, né potetti chiuderlo col buio della notte sopraggiunta alle nostre spalle. I personaggi non mi somigliavano fin quando scoprii che avevano maschere e parrucche come attori sulla scena teatrale ma sotto c’erano voci a me familiari. Una aveva un timbro antipatico, sembrava registrata su un messaggio telefonico, che odio la mia voce registrata. La mia voce? Dunque il bisbiglio degli amanti era dovuto a me, personaggio fuori dal suo libro. Che ci facevo là fuori? Avevo dimenticato il mio cielo come un’anima che si rincarna? Forse, oppure non era quella la mia storia ma soltanto una storia per me. La storia che sto scrivendo è la mia storia e quanto io sia personaggio o autore, io non lo so. Io scrivo, intanto scrivo e magari qualcun altro scoprirà il suo personaggio imbrigliato fra le mie righe e vorrà portarlo fuori in una storia infinita.

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