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Conversazione con Cosimo Argentina sul suo striptease letterario

Conversazione con Cosimo Argentina sul suo striptease letterario

Cosimo Argentina dal 16 ottobre terrà un corso di scrittura creativa presso la libreria “ Al Sette“. Un’occasione appetitosa per parlare di letteratura, scrittura e lettura dal “di dentro” con una delle voci più autentiche ed interessanti nel panorama italiano contemporaneo. Al suo attivo ha 14 romanzi tre cui:Cuore di cuoio, Maschio Adulto e solitario, Vicolo dell’acciaio, Beata ignoranza, L’umano sistema fognario e il più recente Kiruna Requiem per un detective.

d. Secondo lei che si è sempre definito narratore e non scrittore, cos’è la scrittura creativa? Anzi lo striptease letterario che dà il titolo al corso?

r. È un nome come un altro. Uno slogan. Bisogna sintetizzare e io lo faccio e quindi sarà un modo come un altro per definire il tentativo di scrivere storie: brevi, lunghe, di genere, non di genere. Lo strip invece è un modo divertente per dire che parleremo di questo e di quello cercando di mettere a nudo le varie differenze tra un genere letterario e l’altro.

d. Gli autori che spesso cita, Dostoevskij, Hemingway Virginia Woolfe, Marquez… appartengono a realtà di lingue diverse cosa li accomuna nei suoi interessi e chi proporrà ai suoi studenti e perché?

r. Li accomuna il talento. La capacità di scrittura. La forza narrativa espressiva e la profondità della natura dei loro scritti. Io di solito non propongo autori, ma magari prendo scampoli da alcuni libri di autori come loro e molti altri. E poi mi aspetto che i corsisti mi propongano i loro. Sono sempre avido di conoscere altre realtà narrative a me sconosciute.

d. Negli ultimi tempi i libri (sopratutto in Italia) hanno successo quando sono trasposti sul piccolo e grande schermo, al punto che nasce il sospetto che siano appositamente scritti per immagini cinematografiche. Lei è d’accordo sul fatto che troppi testi assomigliano a sceneggiature piuttosto che a testi letterari, oppure è solo il successo al botteghino che alimenta questi sospetti?

r. Forse è cambiata la narrativa. Chi scrive si nutre di qualcosa. In passato ci si nutriva di cinema, libri e fumetti e quindi la scrittura ne risentiva. Oggi siamo legati ai canali televisivi a pagamento che trasmettono una miriade di programmi film e sceneggiati e forse chi scrive ha derivato la propria scrittura da ciò che guarda e segue e ama.

d. Da anni si ripete che, almeno in Italia, scrittori e poeti siano più numerosi dei lettori, il suo corso che finalità avrà?

r. Di creare lettori, di rinnovare il desiderio di leggere tra chi legge, di cimentarsi nella scrittura soprattutto come un gioco e ritrovarsi con persone che hanno gli stessi desideri e passioni. Non si sfornano talenti nei corsi, quelli non hanno bisogno di corsi e laboratori di scrittura creativa, ma trovare uno spazio dove ritrovarsi con chi ha la tua stessa passione può essere piacevole.

d. Cosa significa e che importanza ha scrivere (e pensare) bene per una persona comune non interessata alla pubblicazione?

r. I grandi manager sono spesso laureati in filosofia o materie letterarie. Qualcosa vorrà dire. Leggere e cimentarsi con la scrittura dovrebbe dare profondità a un mondo dove c’è una smaltatura brillante e poco altro

d. Personalmente, qualunque sia il genere, quando leggo un libro ho bisogno di credergli, ma, secondo lei, cosa è importante scrivere e leggere in una storia? E perché?

r. Credo tu abbia già risposto in quanto un autore deve essere credibile in molti sensi. Deve credere lui per primo in quello che scrive e non farlo per calcoli. La storia che sceglie deve averla pagata di tasca propria. Solo così stabilisce un regime di onestà nei riguardi dei propri lettori affezionati e dei lettori in genere. In una storia io come lettore desidero trovare l’emozione. È l’emozione che fa la differenza. Posso trovare belle storie scritte da cani e storie banali scritte da dio e a quel punto la storia diventa relativa perché io e lo scrittore siamo legati in un’avventura che ci accomuna.

d. Il “Gruppo 63” e le avanguardie artistiche giudicano l’arte (letteraria o di altro genere) inversamente proporzionale alla vendita economica dei suoi prodotti. Quasi a dire che il vero artista è maledetto e condannato a non essere capito immediatamente. Lei che pensa a riguardo?

r. Da un lato è una fesseria perché grandi autori del passato hanno avuto anche un grande successo di pubblico basti pensare a Dostoevskij e a George Simenon. D’altra parte però c’è un nocciolo di verità perché il grande grandissimo autore è uno che spesso precorre i tempi e non sempre viene capito. È uno che osa e va oltre e spesso questo è disturbante. È uno spesso contro, una spina nel fianco del sistema e perciò a volte il sistema fa quadrato contro di lui. Quindi la verità, a mio avviso, sta nel mezzo.

d. Quando e perché Cosimo Argentina ha cominciato a scrivere? Consiglierebbe a tutti di farlo?

r. Ho iniziato quando mi sono accorto di avere qualcosa da dire, non prima, e devo dire anche abbastanza tardi. Consiglio a tutti di scrivere, ma non di pensare alla pubblicazione. Vedo troppa gente desiderosa di vedere il proprio nome stampato sul frontespizio di un romanzo e non invece interessata a mettere giù un qualcosa che deve essere espulso altrimenti, se non esce fuori, ti conduce alla pazzia.

Lucia Pulpo

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