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Il mio spazio creativo

Sabato è domani (Postilla all’Eserciziario)

Sabato è domani (Postilla all’Eserciziario)

Abbiamo oltrepassato il limite, Agosto e le pause di riflessione sono finite. Settembre è un mese fondamentale, per me. Finisce l’estate intesa come vacanza al mare, inizia il ritorno alle abitudini e ai doveri, all’alienazione della quotidianità, festeggio il mio compleanno col resoconto che si tira dietro, partono gli amici, le giornate iniziano ad accorciarsi visibilmmente e tutto assume una luce melanconica da canzone destinata all’oblio.

Il detto popolare recita “quando perdi qualcosa ti accorgi del suo valore e ti manca…” , così avvalori il peso di quel che non hai e continui imperterrito a ignorare presenza e presente. Capita ma, le recite non fanno per me; infatti è proprio durante l’estate, quando il cielo si spalanca immenso sulla mia testa immersa nel mare, allora, quando respiro libertà e bellezza e mi sento parte di quella grandiosità, in quel momento capisco la differenza con tutti gli altri giorni della vita e col cuore cerco di rubare respiri da nascondere nell’anima per l’apnea che l’attende da settembre al prossimo mare.

La perfezione contempla, in sé, la fine… e allora mi piacerebbe fare i capricci, come quei bambini che puntano i piedi sulla sabbia e strattonano la pazienza della mamma che li porta via dal bagno in mare; ma so bene che deve finire il gioco e l’estate. A volte mi sembra che mi manchi il respiro come se fossi un pesce fuor d’acqua e vorrei dimenarmi e battere la coda per rituffarmi nel mio mondo, avessi le branchie… invece finisco per essere inadeguata ovunque, assolutamente inadeguata, forse addirittura sbagliata, “forse ma forse” come diceva il giovane Antonio Albanese.

Succede anche in altri contesti: metto un punto fisso per stabilire le relazioni o il mio rapporto col mondo. Un puntello sulla montagna che sto scalando, anche se non l’ho mai fatto materialmente, so che quello è un appiglio scolpito con i miei ricordi e modellato dalle mie emozioni… non si torna indietro per titubanza. Peccato che il mio masso rotoli sempre a valle e mi travolga nella sua rincorsa all’incontrario, come i sogni di Paolo Rossi quando il peggio doveva ancora arrivare. Ricominciare a spingere il masso sapendo qual sia la propria maledizione è una lotta. Una lotta continua per non essere uno che sa solo fallire. Certo, gli errori bisognerebbe evitarli completamente, ma messo un paletto deve essere un appiglio per andare avanti. Quando sono parte del mare che si riflette in cielo, entra in me una forza da investire domani, sarà il giorno prima della festa, bisognerà prepararsi per gioire, se non sarò pronta non potrò partecipare. Partecipare non vincere, pronta a cogliere l’intervista con l’attimo fuggente. Gregorio, dalla vacanza in terra straniera, mi scrive “leggi IL POTERE DI ADESSO e non vivere proiettando nel futuro aspettative che limitino il tuo presente”. No, insegnante, in acqua non ho limiti nei movimenti ed è un piacere provarli tutti perché, comunque, non mi faccio male. Forse, il problema è questo: nel momento in cui s’annulla l’attrito e divento parte liquida del mondo, allora i desideri s’impastano coi sogni divenendo un programma da realizzare la qual cosa è già in atto e tangibile in quel frammento di felicità che rianima i miei occhi. Vale sempre la pena provare e non sprecare l’occasione.

Secondo Aristotele, la vista e il nostro senso più importante, per questo chiudo volentieri gli occhi e non mi curo troppo dei loro dati troppo condizionanti. C’è qualcosa di vero in tutta questa schiuma di mare? Venere nacque dalla schiuma del mare di Botticelli, la nonna canticchiava volentieri: “Che me ne importa a me se non son bella, ho l’amante mio che fa il pittore e mi dipingerà stella e tutti van dicendo che io son bella” , mi basterà essere il mio amante e il quadro della situazione sarà bello senza dover ricostruire la situazione dai dettagli delle parole non dette. Nuotare e il primo passo per rialzarsi dalla caduta e un Sisifo come me ne ha bisogno quando le ali di cera si sciolgono a causa dell’attrito con l’atmosfera.

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