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Il segno delle idee

Il mio spazio creativo

Apologia – VII Capitolo

Apologia – VII Capitolo

Ciao Gregorio,

parliamo sinceramente: il mio problema è l’eccessivo bisogno di controllare tutto quel che mi accade e d’intorni, con il radar telepatico sempre acceso pronto a interpretare tutti i segni, astrali o animali che siano. Quando mi metti le mani sulla testa o prendi il mio braccio per muoverlo, io penso: “Lucia lasciati andare, ti muove lui, non frenare il movimento irrigidendoti”. Baccalà che non sono altro, mi faccio male ma non mi affido agli altri. Potrei vantarmi di non essere una bambola cui far girar la testa, niente burattino da buttare nel fuoco o plastichina da modellare. Tutte chiacchiere: tiro le rendine anche senza cavallo e carro.

Iodorosky mi indicherebbe l’animale guida e chissà che questa mia forma di testardaggine sia colpa del mio cognome: il polpo bisogna sbatterlo violentemente per terra per farlo rammorbidire. ” Allora baby che facciamo, ti lasciamo sbattere contro una rigidità più forte della tua o ti rilassi nelle mani del tuo insegnante?” Nel nome di nessuno. Altro che pellicole di Bollywood, io canto con Pino Daniele, “se me s’intosta ‘a nervatura, sbatto tutti in faccia al muro”.

Si, ma non ditemi di rilassarmi mettendomi ansia per raggiungere i risultati presto, più m’imponete un traguardo più io lo rifiuto come la bambolina che dice sempre no dietro la vetrina (me lo cantava mamma da piccola).

I risultati non sono più importanti di me. Il mondo tutto intero non si ferma ad aspettarmi ma la parte più prossima a me si, perché lo zuccherino più dolce sono io e vale la pena darmi fiducia.

Sono uno zuccherino sotto la corteccia di Maya. Probabilmente la crosta dura e messa in superficie per difendere Lucia che c’è sotto dagli attacchi esterni. Autodifesa, e sono proprio brava in questo.

Sai Gregorio, il problema non è controllare tutto quanto, prevenire le cadute senza ritorno,problema è: rialzarsi, difendersi, bastare a me stessa. Chissà, forse per questo che adoro, essere immersa in acqua. A mollo (piscina o mare che sia) non c’è mossa sbagliata che io possa fare, se cado, mi rialzo, se manca il fiato mi fermo e galleggio, via sola… libera e bella!

Per l’esame di psicologia generale, mi sono imbattuta negli esperimenti di Pavlov, fatti in acqua e poi approfonditi da Schacter Jacob per la teoria sull’apprendimento e sul recupero, eppure immersa mi sento oltre le teorie e le allucinazioni.

Spesso cerco i raggi del sole che si rifrangono in acqua fino a toccare il pavimento disegnando piccole linee parallele soprattutto se ci sono sabbia e correnti, una rete che ingabbia soltanto le paure. Ecco questo quadro mi fa rilassare e andare in cerca di riflessi di luce nel silenzio delle bollicine che faccio uscire piano dalla bocca. L’acqua mi accarezza e sorregge senza chiedermi nulla: chi sei, cosa fai, dove vai… Mi tocca se la tocco, che sodalizio!

Certe volte vorrei scordarmi di avere un corpo (vittima di una malata razionalità cartesiana), ma non quando sono in acqua, li è bello poter entrare in contatto con la propria fisicità. Vedi che groviglio dietro al lasciarsi muovere? In acqua è bello mettermi a galleggiare o seguire la corrente per nuotare più velocemente. Io sono la regina senza pinne e senza “squame dalla testa alla coda” come mi canta Capossela in “Printyl”. Reagire nel liquido “ancestrale” è cosi facile che non temo colpi da prevenire e controllare. Sempre sulla difensiva sulla terra, ecco il problema: mi sento sott’attacco e sono cosciente di avere una difesa scarsa. Lucia mia, pensa di stare in acqua e stai tranquilla che l’uomo è l’evoluzione di un pesce, tu devi solo scalare la montagna evolutiva, ora lo sappiamo e, con pazienza, arriveremo in cima, prima di tutti quegli scimmioni che non sanno nemmeno di esserlo!

Res cogitans e rex extensa, in acqua sono io mentre con la gravità mi scindo e cado.

L’equilibrio è fra le cose, io sono armonia e funzionalità fra le parti. Armonia, melodia… un

accordo celestiale.

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