Prefazione

Questo scritto nasce come il mio diario per i miei tempi bui. Ovvero qui ho scritto e fotografato riflessioni, sensazioni cui aggrapparmi quando sprofondo. Sono appigli che funzionano con me, “ganci in mezzo al cielo” per scalare le montagne più scure.

Nel 1952, a Londra dal 5 al 9 Dicembre le strade furono invase da una nebbia fitta mista a smog, in alcune zone la visibilità era ridotta fino a pochi metri, quanto dalla testa ai piedi. Un fenomeno che costò dalle 4000 alle 12000 vittime umane. Scuole, uffici restarono chiusi per giorni, poi la città si riprese e andò avanti. Metafora perfetta per indicare lo stato in cui mi sono trovata sospesa più volte, non è detto che si riesca a resistere e uscire ma, almeno, proviamoci seriamente!

Spero che questo possa essere un eserciziario utile anche a chi lo legge e prova a compilare il suo ricettario per un suo “tiramisù”. Magari potrebbe pensare ai libri che piacciono a lui ai film di cui lui ha goduto, i suoi punti di riferimento quali sono? Cos’è che lo aiuta a reagire, qual è il suo “Youp barbarico”?

Mi piacerebbe pensarmi come una novella allieva di Socrate, cercando di mettere in pratica l’ars maieutica appresa dal maestro. La forma di ”dialogo” non vuole essere un richiamo della filosofia orale di Socrate o dei “dialoghi platonici”, no, molto più umilmente reagisce alle critiche di McLuhan al libro e alla parola scritta come strumenti “freddi”, per il sociologo canadese solo la parola parlata coinvolge drammaticamente tutti i sensi. Coinvolgere il lettore nel suo esperimento è essenziale.

Ci sono esperienze che bisogna fare per capirne la bellezza come stendersi su un cavallo senza sella, altre, invece, hanno bisogno solo di ricevere attenzione per essere capite.

Sì, un eserciziario, perché ognuno ha in se risposte e risorse incredibili, però bisogna esercitarsi a tirarle fuori. Buon lavoro.