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Il mio spazio creativo

Judith, Virginia e noi altre

Judith, Virginia e noi altre

Secondo Virginia Woolfe, la sorella di William Shakeaspere non avrebbe potuto esprimere la sua creatività se fosse vissuta al posto del fratello.

Certamente il discorso sarebbe diverso se Judith nascesse qui e ora… vediamo. La poetessa del 2019 sarebbe istruita con laurea cum laude malgrado le pesanti avance del suo professore di tesi che le avrebbe fatto pubblicare il lavoro aprendole la porta del dottorato di ricerca se solo fosse andata con lui nella stanza d’albergo dopo il convegno internazionale su Leopardi in Germania. Lei al dottorato ha preferito un master che le ha aperto le porte dell’industria pubblicitaria senza fare soste in albergo. Certo il master lo ha pagato con i fondi lasciati in eredità dalla zia d’America ma la pubblicità è un settore fiorente e promette guadagni costanti ma non per i principianti senza esperienza. Judith è ottimista e lavora ininterrottamente 12 ore su 24 sei giorni su 7, il settimo lo dedica ad aggiornarsi su nuovi autori e nuove opere di letteratura provando ad avvicinarne qualcuno per scriverne sul suo blog con pochi followers ma tanto entusiasmo.

La casa che ha fittato si divide in 3 vani: cucina, bagno e camera da letto per complessivi 45 metri quadri ma è tutta sua in una zona non troppo periferica della città. Quando riesce a svolgere un po’ di lavoro a casa trova anche il tempo di guardare fuori dalla finestra che s’affaccia sui giardinetti dove i dog-sitter portano rufole di cani abbaianti con guinzagli lunghi e collari stretti. Fra loro c’è Saul che le sorride pur intravedendola appena. Un settimo giorno Judith lo vede ed esce per testare su lui una pubblicità di propria creazione per un dolce cotto per cani dal pelo lucido. Malgrado il nome Saul è mussulmano e non apprezza l’intraprendenza di Judith anzi la guarda in cagnesco pronto a denunciarla per molestie e stolking.

Le donne non si lasciano demolire facilmente, così Judiith cerca di cambiare vita e pensa d’incominciare dai capelli, nuovo look e mente aperta ai cambiamenti. Colora i capelli di rosso e se li fa tagliare da uno dei parrucchieri più cari del centro città ma la carta non funziona perché il conto è in rosso in quanto il proprietario de “Pubblicity service” dove lei lavora, il magnifico ideatore di spot di grido, lui è fuggito alle Cayman portandosi dietro tutti i soldi dei dipendenti così lei inizia a fare la sciampista implorando di non essere denunciata come ladra o truffatrice dal “maitre à penser” dei capelli. Le nuove colleghe la chiamano fortunata perché non è facile trovare lavoro in tempi di crisi anche se si tratta di lavoro non retribuito: “però sai quanta esperienza fai?”. Magari potrebbe scrivere sulle fantastiche opportunità che ha la donna nel nostro tempo e di quanto possa dedicarsi alla cura del suo genio in una casa tutta per lei. Deve tornare prima che tramonti il sole perché le hanno tagliato la luce e rischia di non vedere i gradini davanti all’uscio d’entrata, inciampare sarebbe ridicolo oltre a dannoso. Se si facesse male chi lavorerebbe per lei che non ha contratto? Nel tornare a casa Judith sviene dalla fame ma i passanti continuano a camminarle vicino senza rallentare per non giungere in ritardo là dove devono andare. Si ferma una donna straniera che non parla la sua lingua ma la guarda dritto negli occhi e Judith cede alla sua attenta fermezza, si abbracciano e salgono su una navicella in rotta verso la Luna, da qualche parte ha letto di donne urlare “Siamo la Luna che muove le maree, cambieremo il mondo con le nostre idee”.

4 Comments on "Judith, Virginia e noi altre"

    Come al solito, hai un diverso modo per raccontare la triste realtà.

    Mi è proprio piaciuto…. Complimenti, Lucia.

    Grazie Valerio, la cosa brutta è che non c’è prospettiva e il domani sembra quasi un’ombra inutile.

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