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Un muro di plastica per il President

Un muro di plastica per il President

Mister Trump ha denunciato la crisi umanitaria che si sta consumando al confine fra Messico e Stati Uniti. Non si tratta di profughi nicaraguesi che arrivano al confine guidati dal “sogno americano=, non sii tratta d’indigenti messicani che scappano dalla povertà e dalla violenza dei cartelli della droga, no si tratta di ladri e assassini che si vedono costretti a varcare il confine contro la loro volontà. Trump deve aver captato il loro struggimento, poveri esseri che si auto-infliggono gravi menomazioni e sono pronti al martirio portando con sé migliaia d’innocenti. La putrefazione dei loro corpi lasciati sulla strada è fonte di contagio e accresce la rabbia di quanti sanno di essere destinati alla deportazione negli USA.

Questa emergenza umanitaria bisogna eliminarla alla radice. Non bastano raccomandazioni e buoni propositi ma ci vogliono i fatti.

Per questo mister President ha disposto di erigere un muro lungo tutto il confine. Una barriera di 3200 Km (quanto la lunghezza totale del confine) per dimostrare a tutti che chi sta fuori non entra, non per vie legali.

Il problema è che il Congresso, in particolare gli esponenti del partito democratico, non firmano per dare il via alla costruzione del muro umanitario. Per rappresaglia Donald si rifiuta di firmare la legge finanziari gettando il paese nello shutdown di quasi tre settimane.

Nel discorso alla nazione cerca d’attribuire la colpa della crisi ai suoi avversari politici e, nel tentativo d’ incassare una maggiore disponibilità, scrive su Twitter: “Stiamo pianificando ora una barriera d’acciaio piuttosto che un muro in cemento. È una soluzione sia più forte sia meno invadente. Una buona soluzione e made in USA.”

Al tweet presidenziale replica una bimbetta con i fiocchetti rossi alla fine di graziose treccine nere: “L’acciaio va bene solo per i cartoni animati dei super eroi. Non possiamo affidarci all’acciaio sotto tempeste con fulmini e saette e poi, si sa, “goccia a goccia si scava anche la roccia”. Siamo moderni e un po’ ecologici tanto per captare la benevolenza dei dem, dunque ci vuole un muro di plastica, plastica riciclata, la togliamo dall’oceano ed erigiamo un’opera d’arte a futura memoria… una grossa muraglia visibile dallo spazio e anche più su.”

2 Comments on "Un muro di plastica per il President"

    Già…se usasse la plastica che devasta i mari si definirebbe almeno come “ecologico”..se usasse la testa ed attuasse strategie a lungo termine si definirebbe stratega…ma purtroppo non è né l’uno né l’altro…menti pensanti e razionali ce ne sono poche…sempre meno! E se clonassimo il cervello di Einstein…mah….

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