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Se ci sei batti un tasto

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Oggi è il compleanno d mia nonna. ”Le hai preparato una torta, fatto un regalo, pensato ad una sorpresa che le possa fare piacere?” Avrei voluto rispondere ad una di queste domande ma nonna è morta da qualche anno e ora le domande più glamour sono: “L’hai iscritta su elysway.com, hai postato video e foto della nonna a cui accedere con lo smartphone passando vicino alla sua tomba con QR-Code? Hai fatto il funerale in streaming così da poterlo vedere in mondo visione?”
No, non ho predisposto nemmeno un chatbot con i suoi dati, così parlo direttamente con i ricordi che ho di lei. Non era tipo da facebook da viva e quindi dubito vorrebbe un profilo su Elysway.com da morta.

Probabilmente mi direbbe di aspettare la mia morte e mettere le mie foto su tomba e on-line.
Certe vanità sono tipiche dei viventi e le pagano pur di ossessionarsi e parlare delle morti degli altri come rito scaramantico che allontani la stessa sorte da loro.
La vedo la nonnina uscire dal suo QR-Code guardarmi mentre piango davanti al telefono puntato sulla sua lapide, la sento dirmi secca: “O grulla, che piangi a fare, non perdere tempo e vivi che qui finirai anche tu.” Il punto è proprio questo: programmare uno chatbot con i dati del defunto per parlargli anche da morto è come proiettarsi nel mondo dei morti quando si respira ancora. Quel BOT continuerà a usare parole e idee morte dunque sarà il vivo a proiettarsi in un mondo finito, chiuso in una scatola che non può elaborare nuovi sorrisi o nuovi entusiasmi.
Inoltre, in molti si chiedono dove finiranno le foto, i video, i post , le mail che condividiamo in rete durante la nostra vita. Ultimamente sono stati sollevati dubbi e problemi sul sovraccarico di dati nella memoria di internet che non è infinita o rigenerabile, aggiungiamo il carico dei cimiteri virtuali? Insomma, ci sono libri come “La morte è social” scritti per nascondersi fra le parole, tutto giusto ma da che parte andiamo a sbattere per finire la nostra corsa?

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