EU Cookie Law

Il segno delle idee

Il mio spazio creativo

La figlia del soldato

La figlia del soldato

Mi capita a volte di scoprire fra le righe di un libro, il racconto della storia che sto vivendo… anche se la narrazione si svolge in ambito decisamente diverso dal contesto in cui mi sembra naturale ricollocarla.
“Il torto del soldato” di Erri De Luca è l’ispiratore di questa mia digressione….
Io sono una figlia di Taranto, non lo sapevo fin quando sono andata lontano ed ho iniziato a cercare il suo cielo nel cielo di altri panorami.
Impossibile da spiegare analiticamente ,ma per stare bene devo affacciarmi dal Lungomare alto della mia città e perdere il respiro inseguendo la linea dell’orizzonte scintillante nel riflesso, sempre presente, del Sole sul mare.
Non è perfetta la mia città, nessuno mai è completamente innocente, nemmeno i bambini lo sono quando gettano a terra le cose e le rompono per riuscire a conoscerle.
La mia città è gravemente inquinata, da diversi anni, non le importava di star male, non lo capiva nemmeno e per questo non si sente in colpa: rispettava gli ordini di produzione.

La città tutta è una “Cattedrale” nel deserto, un deserto che ha contribuito a creare con la sua sudditanza al “signore” del siderurgico (pubblico o privato che fosse).
Il silenzio contro l’arroganza del “padron dalle brache d’acciaio”, sembra assurdo se penso alle urla nei mercati e nelle strade arruffate dal traffico disordinato di macchine e pedoni, la città dei due mari si adagia con lascivia nel tramonto, come una popolana che strilla per vendere il pesce e poi sospira lamentosa per vendere il suo corpo stanco.
L’inquinamento è un’offesa troppo grande per poterla perdonare, un tradimento che piega la vita e la riduce a una lotta per la sopravvivenza senza traguardi e senza futuro.
Mancherebbe salute certo, e bellezza, dove il termine non ha unicamente un valore estetico: come ho già detto: l’incentivo che mi motiva ad alzarmi dalla culla è la luce, il cielo, il mare di qui, percui deturpare, appannare, opacizzare, contaminare con diossina e benzopirene significa compromettere la vista, significa avvilire l’anima e ucciderla.
Il soldato nazista nel compiere l’ultimo atto mette a rischio la sopravvivenza della figlia che gli vuole bene, l’uomo non ha premeditato questa fine con cattiveria, solo per caso, lancia la macchina nel vuoto e lei è lì con lui. Fortuna mia la figlia non muore, speriamo che non sia solo fantasia.
Lucia Pulpo
pubblicato su Cosmopolismedia il 9/12/2012

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


*

CAPTCHA: Completa l\'operazione sottostante *