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Il viaggio verso Itaca continua

Il viaggio verso Itaca continua


In estate la vacanza d’evasione dalla routine quotidiana è una necessità acuita dal caldo umido ed appiccicaticcio portato dal vento di Scirocco fin dentro i nostri incubi.
Evadere è sinonimo di andar via, lontano.
Un viaggio fino ai confini dei nostri desideri per soddisfarli tutti e scaricare la tensione che mettono addosso a tutti i mortali caratterizzandone la precarietà e l’imperfezione.
Naturale, per noi abitanti della costa, pensare al viaggio equivale ad immaginare una nave con la prua puntata verso quel punto dove il cielo si immerge nel mare e gli uomini si sentono un po ‘gabbiani appoggiati sulla superficie marina e un po’ delfini che saltano felici e giocano beati fino a toccare il cielo.

Allora viene in mente la crociera per eccellenza, ovvero l’Odissea di Ulisse fra sirene, ciclopi e dei suscettibili, dove la vita sembra essere lotta contro il destino crudele e beffardo.
Re e pirata mai veramente pago. Sapiente e ladro di conoscenza e di vita. Con l’eroe greco viene subito in mente Itaca, la casa, la moglie la tranquillità magari povera ma sicura. Invece, secondo Costantino Kavafis, Itaca è il viaggio stesso, perché “Itaca t’ha donato il bel viaggio” che ti permette di sentirti a casa. Ricco d’esperienze e di conoscenze tanto da appagare l’ansia interiore che ti fa sentire inadeguato ovunque tu sia.
Il grande poeta greco, uno dei maggiori del novecento ellenico, ha la capacità di rivisitare i miti e i racconti classici lustrandone la luminosità e l’attualità.

Il viaggio è la fonte di ricchezza perché ti permette di crescere incontrando nuove situazioni, nuovi bisogni e nuovi problemi. Spesso il destino non è quell’ombra contro cui il singolo si dibatte ma è quella forza che vince quando la volontà è debole e lascia che i problemi trascinino l’individuo alla deriva.
I problemi diventano pericolosi soltanto quando non sono affrontati e risolti. Questo con parole meno suggestive lo hanno detto anche filosofi epistemologi come Karl Popper.
Inoltre, il professore austriaco “condivide”, con il giornalista di Alessandria, una forte necessità di libertà. Questo è l’afflato che muove gli uomini e li rende degni di loro stessi rendendo la partenza l’unico modo per spezzare le catene delle certezze e delle sicurezze ignoranti.
Da Kavafis a Popper, il viaggio dal mare s’inoltra sulle montagne, dal passato si proietta nel futuro, meta e percorso per finire sulle note di una canzone, Itaca, di Lucio Dalla, che, ispirata dallo stesso Kavafis, sembra riportarci alla partenza dopo questo viaggio mentale.
“Itaca, la mia casa ce l’ho solo là ed a casa io voglio tornare dal mare”, il discorso sull’emozione e la crescita del viaggio potrebbe essere ribaltato dai due marinai, Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, che non riescono a tornare dall’India. Dunque ci sarà mai un porto per il pensiero? “Se ci fosse ancora mondo, sono pronto dove andiamo?”
Lucia Pulpo
Pubblicata su Cosmopolismedia il 05/082012

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