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Beatrice, Federico e le carte sparigliate

Beatrice, Federico e le carte sparigliate


In un gioco surreale che mescola fantasia e realtà, ricordi vissuti a speranze immaginate, mi appresto a giocare con voi con carte arruffate provenienti da mazzi diversi: carte napoletane, francesi, tarocchi di Marsiglia e carte appena coniate di manifattura immaginaria.
Su un’isola all’incrocio dei venti, appena passata la tempesta, sbarcano naufraghi importanti sfuggiti alle richieste pressanti del pirata Salvini e del suo compagno di bevute, il corsaro Di Maio. I due marinai di Stato promettono libertà e perline colorate ma solo i servi da cortile guardano negli specchietti di fattura russa che i due gentiluomini offrono come rimedio a tutti i mali. I nostri sono un bocconcino appetibile poiché provengono da stirpi di pelle bianca-fosforescente, sai che bei discendenti albini? “L’invincibile Armada” dei nostri protagonisti attracca sulla spiaggia dell’isola che non c’è sulle mappe dei siti-web del meteo e dunque nessuno crede sia un’isola reale dove trovare anima viva.

Effettivamente sull’isola non ci sono villani a coltivare le cozze e non si sentono voci di bambini esultanti per la novità portata dal mare… il gruppo di privilegiati è ignaro della fortuna di essere arrivati dopo che la furia della tempesta ha spostato la sua attenzioni su altri lidi, vicini in linea d’aria ma dall’altra parte del mare.
La prima a scendere di tutta fretta è la Badessa che sa orientarsi perfettamente anche se è la prima volta che giunge su questa terra emersa. La Badessa non usa cappelli o veli in testa, tuttavia si direbbe ,a prima vista, che ha la testa fasciata in bende strette e allineate con i suoi pensieri. Naturalmente, la seconda (ma non in ordine biologico) è la Papessa di bianco vestita con infradito stile geisha che tradiscono la sua carica attuale e raccontano di un passato speso alla ricerca di un edonismo classico mai totalmente raggiunto. Il terzo è un cavaliere un po’ disarcionato con elmo al gomito e capigliatura irruente per imbrigliare il vento e trasformarlo in melodie suonate al piano alla sua regina di cuori che scende disinvolta e leggiadra malgrado abbia un piedino da fata poco stabile dopo una calamità naturale come quella che si è sbattuta su questo luogo sperduto nell’ora delle ombre più lunghe. Le carte da giocare sembrano finite qui, quando in ritardo, arriva piano un’altra donna, piano con la schiena curvata dalle bastonate prese: è chiaramente la donna di bastoni del mazzo napoletano; almeno questa sembra essere la versione più probabile ma, i fatti son sempre soggetti ad interpretazione.
Una brigata vicina a quella di Brancaleone ma senza videocamera a regal seguito. Mentre la Badessa e la Papessa discutono sul contegno da adottare in terra straniera, i rimanenti tre si avventurano alla ricerca di birra da bere in quantità direttamente proporzionale al peso dei propri doveri ufficiali per aspirare al titolo di champions league. “Birra? Una bevanda così volgare? Lasciate a me codesti boccali di birra, a voi creature fresche di stampa si confanno té e spremute di limone.” Interviene saggiamente la decana senza accorgersi che gli ingenui avevano versato il té nei boccali requisiti amorevolmente e senza possibilità di appello. Nel bar spettrale dove la birra sgorga da rubinetti rotti e gocciolanti vi sono accatastate statue di manifattura cinese realizzate con gomma indiana irritante per un incontro ravvicinato con l’olfatto sensibile di Sua Maestà, tuttavia osserva il prode senza mantello, sono copie originali di Cariatidi greche, dunque reperti archeologici da portare anche in spalla nel museo privato del palazzo dei sogni. “Le cariatidi dovresti inserirle nel monumento al re di spade McCain che non ha voluto Trump (il porcellino della real politik) al suo funerale, questo è un volere regale.”
Il cavaliere dalla rossa chioma esplorando la pineta fitta e ormai scura si perde. La prima ad accorgersi della sua lontananza è la regina di cuori che, per la tristezza, inizia a tessere una tela da usare come vela per il ritorno in patria. “Non preoccuparti, il destino conosce perfettamente la via da seguire e non si perde mai.” Ha un bel dire la donna di bastoni con la sua voce sgraziata ma tanto basta alla giovane regina per prolungare l’attesa senza bisogno di sfare la tela. Gira che ti rigira al cavaliere cresce la barba, una lunga e folta barba rossa facilmente avvistabile alle prime luci del mattino. Evidentemente il cavaliere è cresciuto trasformando la sua carta in quella dell’imperatore Barbarossa e sarà così che la regina diventerà la giovane imperatrice (Sissi per i nostalgici)… Bene, speriamo che adesso siano loro a mescolare le carte per raccontarci un’altra storia!

Lucia Pulpo

2 Comments on "Beatrice, Federico e le carte sparigliate"

    Eh si bella storia tra fantasia e realtà…e ricordiamoci che la realtà supera sempre di gran lunga la fantasia. Chissà che si riesca a fare ordine nelle “sparigliate carte”

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