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L’avventura di un lettore

L’avventura di un lettore

Da tempo Amedeo tendeva a ridurre al minimo la sua partecipazione alla vita attiva. Non che egli non amasse l’’azione, anzi dell’amore per l’azione erano nutriti tutto il suo carattere e i suoi gusti; eppure, d’anno in ano, la smania di esser lui a fare scemava, scemava, tanto da chiedersi se lui questa smania l’avesse mai avuta davvero. L’interesse all’azione sopravviveva però nel piacere di leggere; la sua passione erano le narrazioni di fatti, le storie, l’intreccio delle vicende umane. Romanzi dell’Ottocento, prima di tutto, ma anche memorie e biografie; e via via fino ad arrivare ai gialli e alla fantascienza, che non disdegnava ma gli davano minor soddisfazione anche perché erano libretti brevi: Amedeo amava i grossi tomi e metteva nell’affrontarli il piacere fisico dell’affrontare una grossa fatica. Soppesarli in mano, fitti, spessi, tarchiati, considerare con un po’ di apprensione il numero delle pagine, l’ampiezza dei capitoli; poi entrarci dentro: un po’ riluttando al inizio, senza voglia di vincere la prima fatica di tener a mente i nomi di cogliere il filo della storia; poi affidandosi, correndo per le righe, attraversando il graticcio della pagina uniforme, e di là dai caratteri di piombo ecco apparve la fiamma e il fuoco della battaglia e la palla che fischiando per il cielo s’abbatteva ai piedi del principe Andrej, ecco il negozio gremito di stampe, di statue e con il batticuore Fredéric Moreau faceva il suo ingresso dagli Arnoux. Oltre la superficie delle pagine si entrava in un mondo dove la vita era più vita che di qua, da questa parte: come la superficie del mare che ci divide da quel mondo

azzurro e verde, crepacci a perdita d’occhio, distese di fine sabbia ondulata, esseri mezzo animali e mezzo pianta.
Il sole batteva forte, lo scoglio scottava e Amedeo si sentiva una cosa sola con lo scoglio. Arrivava alla fine del capitolo, chiudeva il libro mettendo il foglietto pubblicitario per segno […] S’alzò per trovare un altro posto dove stendersi. Per un momento, fu incerto tra due posti che parevano ugualmente comodi: uno più distante dalla spiaggetta dove stava la signora abbronzata (anzi, al di là d’uno sperone di scoglio che e ne impediva la vista), l’altro più vicino. Il pensiero d’avvicinarsi e poi magari di essere tratto da qualche circostanza imprevedibile ad attaccar discorso e così dover interrompere la propria lettura, gli feece subito preferire il posto più distante, ma riflettendoci, sembrava proprio che, appena arrivata quella signora, lui volesse scappare via, e questo poteva parere un po’? Sgarbato; così scelse il posto più vicino, tanto la lettura lo assorbiva fatalmente che non era certo la vista di quella signora – nemmeno particolarmente bella del resto – a poterlo distrarre. Si sdraiò su di un fianco tenendo il libro in modo da coprire la vista di lei, ma faticava a reggere il braccio a quell’altezza e finì per abbassarlo. Ora lo stesso sguardo che scorreva le righe incontrava, ogni volta che doveva andare a capo, appena al di là del margine della pagina, le gambe della villeggiante solitaria.
Italo Calvino dalla raccolta di racconti: “Gli amori difficili”

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