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Roma: messaggio ad arte

Roma: messaggio ad arte


di Lucia Pulpo
Nei giorni scorsi, sui muri di Roma sono apparsi (e velocemente spariti) dei graffiti irriverenti a sberleffo di alcuni nostri potenti politici impegnati, in queste ore, a giocarsi un posto nel governo. Mi riferisco ai murales col bacio di Salvini e Di Maio, a quello della Meloni con in braccio una bimba nera, allo spettacolare murales con cornice raffigurante i tre bari di Caravaggio con i tratti somatici di Salvini, Berlusconi, Di Maio. Alle pasquinate della Roma del XVI sec. seguono i graffiti immediatamente rimossi del 2018. Forse la notizia dovrebbe essere : “incredibile, il comune di Roma in barba alla burocrazia, ai ritardi ereditati sempre dalle precedenti amministrazioni, è efficiente nel censurare la voce del dissenso in nome del Dipartimento del pubblico decoro (sembra una targhetta del tempo del Papa-re ma è stata lucidata ieri).”
Invece la notizia da molti (per esempio il tg2) è data come novità impensabile, cosa c’entra la satira con la street art? Siccome tanti scrivono senza vivere la street art nelle sue strade polverose, ho pensato di approfondire la questione chiedendo delucidazioni a un Writer che la strada la conosce bene: Fenix.

Fenix: “Una cosa che si è persa culturalmente da parte di graffiti, writing e street art è proprio il messaggio. Di denuncia/protesta. Prendendo in esempio Bansky e tutta la sua campagna contro i fast food e lo sfruttamento è chiaro che la vera street art, o almeno la street art come è stata interpretata dai fondatori è questa. Tutte le grafiche, grafichine, grafichelle sono puramente sfizi tecnici. Quello che prima ha sempre contato era il messaggio. Adesso l’individualismo e la moda di questa corrente post “hiphop/pop/punk” portano a far domande come queste. Tra l’altro il bacio di Salvini e Di Maio è una chiara citazione di un’altra opera di Bansky a Londra: il bacio omosessuale tra 2 agenti di polizia inglese, i “Bobby”. Ripeto adesso tutte le robe più artistiche che passano hanno dimenticato che il messaggio viene prima di tutto, in queste forme d’arte, come vedi alla fine ciò che fa effetto sulla gente e sull’opinione pubblica non è l’artisticità ma questo. L’arte che ne deriva alla fine negli anni ha avuto solo uno scopo: proteggere progressivamente chi lo fa per strada, sempre di più writers e street artist sono tollerati e rispettati a dispetto di associazioni antigraffiti di vario genere gestite perlopiù da ignoranti e bigotti di sorta. Rispetto tangibile come si vede in città come Milano, dove l’Urban art è conosciuta bene, dove gli abitanti stessi dei quartieri difendono le opere che più gli piacciono (vedi il caso di Pao e del parchetto degli ultimi anni).”

2 Comments on "Roma: messaggio ad arte"

    Il tuo articolo mi fa piacere perché già, a vedere quelle particolari opere, mi sono rallegrato di molto!

    Anche alle più datate opere d’arte si riesce a dare una moderna interpretazione in maniera intelligente.

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