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Il libro che ci scrive dentro

Il libro che ci scrive dentro

Kandinsky-Curva-dominante I libri sono esseri dispettosi. Li apri sperando di trovarvi comoda accoglienza, come salendo su un treno con scompartimenti chiusi dove puoi accoccolarti vicino al vetro del finestrino ad osservare il paesaggio che scorre senza essere notato dalla signora ferma perché il passaggio è sbarrato dal transito del treno. Ti aspetti un paesaggio tipico di quel tratto geografico e vi sovrapponi i tuoi pensieri lasciando che tutto scorra col rumore tipico delle ruote di ferro sulle rotaie.
No signore, non è così perché il libro non ha rotaie ed arrivi fissati alle pagine. La partenza non sempre coincide con la prima riga e l’arrivo è sempre a tempo indeterminato, basta rifletterci sopra e si sono già “scompigliate” le pagine.
Discorso ancor più valido se il libro ha nel suo inchiostro segni che propongono come senso proprio quello del tempo che fugge.
“Il deserto dei tartari” non è un luogo ma è uno stato d’animo causato dall’apparente dissolvimento del tempo. L’ansia di non uscire mai da un presente soffocante, la pretesa e il diritto ad un futuro di gloria, la facile ripetitività delle abitudini… certo di tutto questo vive Giovanni Drogo dentro e fuori la Fortezza che ha costruito sulle pietre della “caserma” Bastiani.

L’autore, Dino Buzzati, scrive molto altro ci sono le voci di montagna, le ombre di cieli spiati da finestre chiuse, ticchettii di passi allegri su gradini monotoni, porta la fantasia a spasso sulla nostra terra e la stupisce per la bellezza della vita reale che non vediamo troppo distratti a rincorrere luci sempre più virtuali; e quando chiudi il volume pensando di aver chiuso nel tuo pugno il suo messaggio… il libro inizia a girarti intorno vorticosamente e ti rendi conto che sei tu ad essere chiuso fra le sue copertine e ne ritrovi i colori e i profumi mischiati alle percezioni delle tue giornate. Improvvisamente vedi Drogo riflesso con te nello specchio e scopri che la strada che conduce alla fortezza si sovrappone a quella che percorri quotidianamente mentre Ortiz ti guarda passandoti accanto stupito di vederti senza divisa.
Non puoi decidere più, una volta letto il libro ti assorbe dentro di sé. Tu credevi di essere il padrone, di poter decidere se e quando leggere e chiudere la storia. Un buon libro sa giocare, dispettoso entra in te e conquista tutto, fino al prossimo libro con cui moltiplicherà i sogni da attraversare.
Lucia Pulpo

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