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Viaggio verso Utopia

Viaggio verso Utopia

Thomas_Cole_-_Views_Across_Frenchman's_Bay_from_Mt._Desert_Island,_After_a_Squall_-_Google_Art_Project Passare da un luogo ad un altro non significa viaggiare.
Trascorrere un giorno fino al successivo non significa vivere.
Accarezzare con lo sguardo le parole di un libro non significa capirlo.
Questi messaggi li ho trovati in diverse bottiglie capitate tra i piedi durante passeggiate ai confini del mio “esserci”.
Italo Calvino scrive nelle Città invisibili: “Forse del mondo è rimasto un terreno vago ricoperto da immondezzai, e il giardino pensile della reggia del Gran Kan. Sono le nostre palpebre che li separano, ma non si sa quale è il dentro e quale è il fuori”.
Scindere il sogno a cui arrivare dalla realtà da cui partire, illumina la strada che stiamo percorrendo e così ci evita di cadere in illusioni paralizzanti che alimenterebbero la paura di non essere adeguati al vivere..
Il punto non è, semplicemente, distinguere partenza ed arrivo (cosa necessaria altrimenti “non c’è storia”), importante è sopratutto essere disposti a lasciarsi indietro fra i ricordi per crescere e trovare nuovi arrivi diversi da tutti quelli ipotizzabili. Andranno tutti bene poiché noi sapremo coglierne l’essenza e divenirne parte.

Cosimo Schinaia, nel suo saggio: Il dentro e il fuori. Psicoanalisi e Architettura,, spiega che il viaggio dalla nostra mente al mondo che ci circonda non deve essere una colonizzazione da parte della nostra razionalità con cui piegare e assoggettare tutto alla nostra presenza. La collaborazione, la disponibilità a trovare le differenze tra i posti e noi stessi in quelle circostanze rimanda la nostra “data di scadenza” preservando la freschezza interna. Quest’energia interna è un bene sciolto da qualunque pretesa di utilità.
L’Utile, il guadagno, il profitto sono divinità del nuovo culto: il Capitalismo.
Il prof. scrive: “Nel mondo economico attuale le merci deperiscono più in fretta rispetto al passato – la famosa obsolescenza – per essere sostituite da nuove merci che sostengano l’illimitata crescita del mercato e che attraverso il trionfo dell’usa e getta alimentino una visione consumistica dell’esistenza; la stagione produttiva dell’uomo moderno tende a contrarsi, anticipata da un’adolescenza e seguita da una vecchiaia, sempre più lunga.”
La freschezza, al di là della capacità produttiva, essenziale per non precipitare nell’ansia da prestazione, attanagliati dal panico di dover essere buttati nei rifiuti inutili e indifferenziati.
Se l’arrivo ha le stesse forme della partenza allora il turista ha perso tempo, si è girato su sé stesso ed infine è cosciente di essere in debito col tempo che ha lasciato trascorrere in nome del futuro verso cui non è andato incontro tanto sarebbe arrivato presto.
Però osserva Diego Fusaro nel suo saggio: Essere senza tempo: “L’esperienza della futurizzazione accelerata si è esaurita, travolta dalle bufere di una storia che ha ingenerosamente disatteso le sue promesse, si deve perciò stesso ammettere che la modernità in quanto tale si è dissolta, svuotata della sua essenza di progresso lanciato a velocità sempre più sostenuta verso la perfezione.”
Dunque l’arrivo del viaggio è la perfezione? La perfezione…. l’utopia, sogno a cui ambire non illusione da pretendere.
Bisogna costruirla come l’equilibrio fra dentro e fuori, un rapporto d’amicizia fra passato e futuro che stimolino insieme il cambiamento del presente.

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