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Difficile o impossibile?

Difficile o impossibile?

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I filosofi Greci, i grandi come Socrate e Platone erano convinti che l’uomo fosse votato al bene, che conoscendo il Bene lo avrebbe inseguito e praticato e che, al contrario, il male fosse semplicemente il frutto dell’ignoranza.
Appena appreso questo concetto iniziai a dubitarne. Filosofia è materia di studio al triennio del liceo quando i ragazzi iniziano a mettere tutto in discussione.
“Nel mondo ci sono troppe cose storte, non è possibile che tutti siano incoscienti di quello che fanno e delle conseguenze logiche del loro agire. Dunque, anche conoscendo il Bene, non a tutti interessa perseguirlo” e così ho iniziato a pensare a quei grandi filosofi come ingenui a tratti illusi che la razionalità guidasse l’uomo verso la salvezza.

All’università, rimanendo sempre più affascinata dalla freschezza e limpidezza dei ragionamenti ho modificato il mio giudizio: magari il loro era un auspicio, un insegnamento da diffondere per acquisire forza e divenire travolgente… come un effetto a valanga.
Da qualche anno mi capita di confrontarmi con un insegnante del metodo Feldebkrais. Uno dei loro insegnamenti basilari è che se al corpo mostri un movimento conveniente secondo il giudizio dello stesso corpo, allora questo cercherà di riprodurre il movimento nella maniera che giudica migliore. (Dove con corpo s’intende il tutto armonico che ingloba la testa-cervello-ragione).
Per me è stato istintivo affiancare questo insegnamento a quello dei saggi e filosofi greci proiettandovi sopra i miei dubbi. Dopo qualche seduta ho constato effettivi miglioramenti nel movimento del mio corpo; ma allora il problema degli uomini a perseguire il Bene, qual è?
Le cattive abitudini.
Le cattive abitudini deviano la nostra attenzione dal “nostro” Bene, ci distraggono e confondono al punto che non ci accorgiamo di differenze e deviazioni e perdiamo di vista sia la strada sia gli obiettivi, continuamente e subito.
Credo che nel mondo in cui stiamo vivendo, accumuliamo troppa esperienza di cattive abitudini e sono queste che ci portano a considerare la pratica del Bene come pura astrazione illusoria.
Sì, direbbe il mio vecchio amico Stefano, ma se le brutte abitudini hanno preso il potere, ci sarà un perché. Se un individuo cade e si fa male non deve rimanere claudicante per il resto della vita. Oltre i lividi e lesioni deve cercare di riprendersi al suo meglio,ci sono ciccatrici che segnano un’intera esistenza ma questi casi non devono essere un destino.
Ma allora quando e dove si è affermato il Bene… o siamo sempre stati distratti? Mi verrebbe da difendermi dicendo che il Bene è relativo al corpo che lo applica. L’Umanità è stata mai un unico corpo? Questo è un altro problema importante: l’armonia fra le parti.
Potrei parlare di collaborazione ma, prima ci devono essere segnali di fiducia reciproca, tanto da permettere a ogni parte di rilassarsi senza la paura e l’ansia di doversi difendere.
Difficile, tutto questo lo ripeto al mio sistema prima di iniziare a muovermi, ma non tutte le parti rispondono allo stesso tempo. Difficile per me, figurarsi per l’Umanità.
Difficile o impossibile?
Posto che ci sia un’Umanità, ci sarà anche un Bene comune? Forse questo dipende dall’integrazione delle parti umane.
Lucia Pulpo

2 Comments on "Difficile o impossibile?"

    Non è esattamente così…
    Se si sperimenta qualcosa che ci sembra sia miglioresi avvia il processo di un possibile cambiamento. Ciò che favorisce tutto ciò è: – altre esperienze che confermano che quello che si è sperimentato offre dei vantaggi.
    – lo scoprire in questi contesti il “nuovo” ritorna utile e ci fa stare meglio.
    – man mano che passa il tempo l’organismo avrà degli adattamenti che lo faranno oscillare tra le vecchie modalità e le nuove. Tutto ciò favorisce la migliore comprensione di ciò che è meglio e ciò che è peggio, in quale contesto è meglio una cosa ed in quale contesto è meglio un’altre.
    Nel frattempo la struttura scheletrica, tendinea, muscolare e viscerale avrà il tempo per adattarsi e cambiare.

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