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Simone Weil e l’Europa

Simone Weil e l’Europa

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“La realtà di questo mondo è la necessità”. Simone Weil scrive così nella DICHIARAZIONE DEGLI OBBLIGHI VERSO L’ESSERE UMANO nella sua stanza di Londra nel 1943, dove collabora con i suoi compatrioti della resistenza francese in accordo con il governo britannico per fermare e rovesciare il dominio nazista sulla Francia e sull’intera Europa.
La seconda guerra mondiale, per la filosofa, è la prova eclatante del fallimento della civiltà occidentale non più basata su criteri di Giustizia, Verità e rispetto dell’essere umano.
Durante la vana attesa dell’approvazione del suo PROGETTO D’UNA FORMAZIONE DI INFERMIERE DI PRIMA LINEA, progetto con cui avrebbe voluto opporsi “sul campo di battaglia” al nazismo, turbata e ferita dalla tragedia che consuma la Francia e buona parte dell’umanità, elabora interessanti pensieri sulla Costituente e sulla Costituzione con cui la civiltà occidentale potrà risorgere dalla devastazione che l’ha annientata.

Al centro della sua “Dichiarazione” c’è l’essere umano col suo bisogno di giustizia. Il rispetto di ognuno verso se stesso e gli altri è dimostrato nei fatti con lo svolgimento degli obblighi promulgati per legge.
Secondo la filosofa ebrea, la Costituzione non deve sancire diritti che dipendono sempre da condizioni oggettive e hanno bisogno della forza per farsi valere lasciando la porta aperta a rifiuti e abominevoli compromessi; no lei scrive di “obblighi” da attuare incondizionatamente. In questa dichiarazione leggiamo: “La possibilità di espressione indiretta del rispetto verso l’essere umano è il fondamento dell’obbligo. L’obbligo ha come oggetto i bisogni terrestri dell’anima e del corpo degli esseri umani, quali che siano. A ciascun bisogno corrisponde un obbligo. A ciascun obbligo corrisponde un bisogno. .Non vi è altra specie d’obbligo rispetto alle cose umane. […] I bisogni di un essere umano sono sacri. Il loro soddisfacimento non può essere subordinato alla ragion di Stato, né ad alcuna considerazione di denaro, di nazionalità, di razza, di colore, né al valore morale né ad altra caratteristica attribuibile ad una data persona, né a qualsiasi altra condizione.”

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