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Intervista al cadetto ribelle: Cosimo Argentina e la sua storia semplice

Intervista al cadetto ribelle: Cosimo Argentina e la sua storia semplice

Il cadetto Argentina
Cosimo Argentina è un cadetto poco incline alle imposizioni, al punto di tornare sul suo romanzo di esordio per tirarne a lucido ogni parola, soprattutto quelle offuscate e messe nell’angolino da editor troppo sicuri della propria “esperienza sul campo”. Non si tratta, dunque, di una rivisitazione nostalgica ma di una nuova presa di coscienza, il coraggio di raccontare tutta la storia senza risparmiare energia.
Ho incontrato l’autore presso la libreria Gilgamesh (Taranto) per la presentazione di “Il cadetto redux” (ed. Terrarossa) per sapere qualcosa oltre la storia da leggere…
Le storie di Cosimo Argentina portano il lettore fino al suo proprio confine con l’inconscio. Accade questo anche nel “Cadetto redux”?
No, nel Cadetto c’è una storia, a suo modo semplice, e ci sono i sogni e gli svarioni di un ragazzo. È un tipico romanzo di formazione anche se le tinte sono quelle argentiniane ovvero senza sconti né rimaneggiamenti pro lettore. Ma tutto sommato è una storia semplice non abbastanza profonda da mettere in discussione le emozioni quindi facilmente affrontabile rispetto ad altri romanzi.
Lei ha dichiaratamente rimaneggiato il suo libro più premiato perché alcuni editor, al suo esordio, le consigliarono di omettere dei particolari che invece ha rivelato con questa nuova stesura. Perché sono così fondamentali per lei?
Perché ogni volta che licenzio un romanzo lo faccio consapevole di aver dato tutto per quella storia e con Il cadetto non era successo. Sapevo che avrei potuto e dovuto far meglio ma alla fine non era accaduto. Ero meno libero. Lo sarei diventato dopo, ma col Cadetto c’erano state troppe intrusioni che andavano ripulite e poi alcuni episodi erano stati stralciati e li ho reinseriti.

gilgameshAl contrario ci sono dettagli che non avrebbe pensato di scrivere ma si sono imposti alla sua attenzione?
No. È come in un quadro. Quando scrivi hai tutto sott’occhio e quindi non può sfuggirti nulla a meno che sei pigro e lasci andare lo sguardo in maniera superficiale. Altrimenti tutto è e deve essere sottocontrollo. Guai non lo fosse. Anche quando ti lasci andare nella scrittura. Poi è chiaro che la storia a volte prende una sua fisionomia e allora un personaggio, ad esempio, occupa più spazio di quello preventivato. Ma lo si fa scientemente. Sempre.
I primi romanzi li ha scritti controllandone le pagine… “Redux” con quale tecnica è scritto? Un ritorno alle origini o un definitivo abbandono di quello stile?
Né l’uno né l’altro, è solo un ripristino di un testo che consideravo migliorabile. La mia scrittura muta a seconda della storia che scrivo. Tra Cuore di cuoio, MAS, L’UmanoS, Viaggiatori e Sisifo ci sono grandi differenze stilistiche e di invenzione narrativa. Il cadetto è scritto per sottrazione, ma in fondo anche in MAS ho scritto 300 cartelle per poi consegnarne quasi la metà. Si sottrae sempre e raramente si aggiunge qualcosa. Al massimo si modifica.
In tutti i suoi libri c’è il suo vissuto, ancora di più nel “Cadetto”… è un racconto biografico? Cosa c’è di vero e cosa d’inventato?
Tutto è falso e tutto è vero. Sono palle inventate, ma ho anche vissuto ogni istante di quella storia. Sembra una contraddizione, ma in realtà non lo è. però se inventassi solamente sarei poco credibile e da smaltatura (cioè da superficie) se invece scrivessi ciò che è stato sarei un diarista. Ci vuole l’accoppiata che c’è nel Cadetto come in Sisifo.
Per alcuni narratori, il contesto in cui si svolgono le vicende è solo uno sfondo credibile. Tuttavia nei suoi libri si respira l’aria del luogo, la luce e le strade del libro hanno la stessa consistenza di quelle reali. Dunque, per lei, quanto i luoghi incidono sulle sue storie?
Fanno un venticinque per cento del lavoro. A volte un trenta. Più conosci un luogo più puoi farlo conoscere al lettore. Se conosci poco una città il lettore avrà difficoltà a seguirti perché tu ti fermerai spesso e procederai con la cartina in mano. Se la conosci come le tue tasche gli mostrerai anche quello che i tour non contemplano. Uno scrittore che non conosce Taranto può parlarti di via D’Aquino, ma non di via Campania. E di piazza della Vittoria non potrà dirti cos’era il bar tre palle.
I finali di Argentina sono proprio quelli giusti per quelle storie. Ma in un periodo dove le case editrici impongono “l’Happy end” per aumentare le vendite e molti autori si dilungano nei ringraziamenti finali a editor e d’intorni, quanto pesano i suoi finali sulla pubblicazione e diffusione delle sue opere?
Non ne ho idea. E non me ne preoccupo mentre scrivo. A volte i romanzi finiscono bene, altre volte male, altre ancora né bene né male… in fondo la vita questo ci dice, no? redux
Argentina scrive, insegna, autore e regista teatrale, tanti interessi non rischiano di sovraccaricare l’intero sistema?
Sì, e devo stare attento. Ma si deve pur mangiare e dunque teatro e scuola fanno cassa, la scrittura, ahimè, no. Ma se ho ad esempio quattro ore di tempo dedico il mio spazio prima al romanzo e poi vengono scuola e teatro.
Le resurrezioni di Sisifo, il ritorno del Cadetto… la ricerca di Argentina riparte da zero… cosa cerca o dove vuole arrivare?
Ho scritto altre belle storie in attesa di editore e ne ho in mente altrettante gustose e interessanti. In fondo il narratore riparte da zero a ogni pagina e a ogni romanzo a meno che non sia un seriale. Quanto a me… Voglio arrivare a scrivere il vero romanzo argentiniano prima della dipartita.

Lucia Pulpo

3 Comments on "Intervista al cadetto ribelle: Cosimo Argentina e la sua storia semplice"

    Lucia, bella intervista a Cosimo Argentina, segno che appartiene ai tuoi autori preferiti. Certo i generi diversi dei due romanzi “Le tre Resurrezioni di Sisifo” (che tu presentasti a Statte in modo assolutamente interessante”) e la “rivisitazione” de “Il Cadetto”, dimostrano che l’autore ha la capacità e la “libertà” di cimentarsi con bravura “dove lo porta la sua aspirazione” e tu, ancora una volta, hai avuto la capacità di fargli dire QUELLO CHE VOLEVA. Auguri di cuore cara Lucia per il tuo compleanno.

    Grazie Leonardo, sempre molto gentile!
    Sì, la scrittura di Argentina mi piace perché è onesta e smaschera tutto quello che l’autore ha in testa!

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