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“Salviamo le biblioteche”. Intervista a Cosimo Argentina

“Salviamo le biblioteche”. Intervista a Cosimo Argentina

Listener L’abolizione delle provincie comporta la “riorganizzazione” di tutte le strutture da esse dipendenti. Se non c’è chiusura completa di tali strutture si assiste almeno ad un drastico depotenziamento con taglio del personale ivi impiegato. Tagli trasversali che compromettono gravemente la funzionalità della struttura. Questo discorso non dovrebbe doversi fare anche per la biblioteca provinciale di Foggia, una delle eccellenze della nostra regione con una media annua di utenti di 100 mila presenze con 30 mila prestiti e 150 mila accessi al sito della stessa biblioteca, perfino la Biblioteca del Consiglio Regionale e la Mediateca Regionale si sono appoggiate all’infrastruttura informatica e cartografica della biblioteca provinciale della capitanata.
Ne parliamo con lo scrittore Cosimo Argentina conosce la biblioteca provinciale di Foggia la “Magna Capitanata” perché ha presentato alcuni suoi romanzi ed è stato uno dei primi a firmare la petizione per fermare la chiusura di questa biblioteca. Inconcepibile la chiusura di un presidio culturale in un territorio già martoriato dalla criminalità.
Torna la minaccia della chiusura della biblioteca provinciale dauna, l’abolizione delle provincie causerà problemi a biblioteche e musei dipendenti da esse… professor di diritto, si può aggirare l’ostacolo?
Non lo so. A essere sinceri proprio non so. L’unica cosa che so è che ogni volta che c’è un problema di soldi chi ne paga le conseguenze più devastanti è sempre il mondo della cultura, dei libri e della crescita umana di una società cosiddetta civile.
Qual’è tuttora il suo rapporto con questa biblioteca in particolare e quanto ha frequentato la biblioteca in generale?
Con la biblioteca provinciale di Foggia c’è un legame ormai di parecchi anni. Presenza continua nel corso della mia produzione direttamente con iniziative e indirettamente con le amicizie che ha sviluppato. Io in genere frequento la biblioteca del posto in cui mi trovo perché per dirla con Guglielmo da Baskerville nel film In nome della rosa (film, nel libro non ricordo se questa definizione è presente) è un opificio di scienza.

Foggia, come anche la sua Taranto, non garantisce un’offerta culturale ampia con eventi, mostre e “cotillon” dunque chiudere un presidio culturale già ben avviato è una cattiveria nei confronti della cittadinanza, lei cosa ne pensa?
Non è questo il punto. Anzi. Forse negli ultimi anni troppi eventi para letterari hanno inquinato l’ambiente. Ognuno si inventa un festival, una settimina culturale, un ciclo di incontri. C’è molta esposizione per un pubblico che non ama leggere ma ama andare agli incontri culturali. Magari si fanno otto manifestazioni in una sola estate e nella stessa estate leggono mezzo libro. Non è questa la strada. Una volta lo scrittore se ne stava per conto suo a scrivere. Scrivere e basta. Oggi deve essere presente qua là e ancora là e lì… blasfemia culturale. Servire la pappa pronta è sbagliato a mio avviso. Penso che letture pubbliche a ciclo continuo concorsi festival e sagre letterarie stiano snaturando l’essenza stessa della lettura e della scrittura. Diversa cosa è chiudere una biblioteca. Chiudere una biblioteca è una forza di resa incondizionata alla logica del profitto e del sistema economico padrone del mondo intellettuale.
Oltre alle associazioni culturali come “gli amici della biblioteca” e “Changes” si è mobilitate l’editrice “Mamme online” e parte della cittadinanza che lo scorso 21 dicembre hanno manifestato fuori dalla biblioteca dopo essersi dati appuntamento anche tramite hashtag di twitter (#nessunotocchilabiblioteca) ed hanno realizzato un video pubblicato su youtube. Argentina cosa sarebbe disposto a fare per la difesa della sua biblioteca, e cosa si aspetta dai responsabili regionali?
Già rispondere a queste domande e far sentire una voce, la voce di uno che nel mondo dei libri ci vive, è qualcosa. Mi rendo conto che è poca cosa, ma è già qualcosa. Quanto ai responsabili regionali e territoriali in genere non mi aspetto niente. E’ finito il tempo in cui mi aspettavo qualcosa dalle autorità.
PUBBLICATO IL 29/12/2015 SU AFFARITALIANI.IT

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