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L’amore é qui? – Capitolo otto –

L’amore é qui? – Capitolo otto –

imm. amore Ippolita, stordita dagli avvenimenti, si guarda intorno lasciandosi trasportare meccanicamente dai piedi. Si cambia, fa il bagno, esce dal mare e va sotto la doccia, cambia costume, pranza coi genitori e si siede al bar sorseggiando il suo black coffee mentre la voce di Lady Ella in sottofondo fa il punto della situazione.
Aiace, passando di lì con finta casualità, intercetta lo sguardo di lei persa in un preoccupante vuoto di mente.
“Antonietta, sei la protagonista di Una giornata particolare, alle prese con qualcosa che avresti voluto ma non è stato? Non sono l’Ettore che gira il film ma fra eroi ci si aiuta, vuoi dire a me cosa ti sconforta?”
“Come, di che film parli? Cosa vuole Ettore da me e chi sarebbe questo Ettore?”
“Ettore Calos è il regista di Una giornata particolare. Non credo che cerchi te… vuoi fare del cinema, o ti senti semplicemente già diva? Prendiamo il caffè insieme o vai a fare il provino per Il Sole al suo posto?”
Ippolita lo guarda dritto negli occhi ma, invece di rispondere, si perde nella vivacità maliziosa del verde in¬tenso che straripa da quelle iridi.
“Considerando che chi tace acconsente, mi siedo”.

“Ci vorrebbe un cioccolatino con questo caffè, al posto dello zucchero, come fanno in Francia”.
“Ti piace la Francia? Io sono stato solo a Parigi, mi piace molto il suono della lingua e quelle strade ampie da capitale del mondo! Però i francesi sono troppo sciovinisti, non vorrei vivere in mezzo a loro”
“La pioggerella che ti accarezza il viso, il baton rouge che scorre sulla Senna, mentre uno zingaro fa vibrare le corde del violino… un quadro che addolcisce l’anima. Avrei proprio bisogno di tranquillità per riprendermi”.
“Per un cioccolatino non c’è bisogno di andare a Paris, se permetti te lo offro io, vado e torno prima che ti ac¬corga della mia assenza”
“Grazie, cioccolata al latte, il caffè l’ho bevuto con lo zucchero” -Cioccolata in estate non ne vendono mi sem¬bra. Andrebbe bene un qualcosa di dolce, qualunque sia, uno sfizio che interrompa questa monotonia-.
“Niente cioccolata, ma ho preso i Bottoni di gelato alla vaniglia ricoperti di cioccolata, dividiamo?”
“Grazie, ho voglia di qualcosa di buono. La giornata è pesante, anche tornare a casa davanti al computer è no¬ioso, sempre le stesse persone e le stesse canzoni”.
“Allora ti aiuto io, movimentiamo la storia. Vieni con me, facciamo un giro sull’isola ti faccio vedere i posti off-limits, tu però, anche dopo, non dirlo a nessuno. Andiamo, a quest’ora molti dormono e non si accorge¬ranno di noi”
Attirata dal fascino del proibito, dalla trasgressione delle buone maniere, dal ricordo di alcune inquadrature di Dirty dancing, Ippolita stringe la mano tesa da Aiace, come per suggellare un tacito accordo illecito e peri¬coloso ma molto promettente.
Gli altri tavoli sono vuoti oppure occupati da carte che ipnotizzano i giocatori tenendoli concentrati sul gioco della Briciola che corre, nessuno fa caso ai due ragazzi, nemmeno il barista che traffica dietro alla macchina delle granite .
I due non soltanto s’allontanano insieme, ma addirittura mano nella mano, con una confidenza inaudita e spaventosa. Ippolita non si cura dei dettagli, non si volta neppure per appurare se qualcuno la stia osservan¬do. Aiace sta attento a non mostrare esitazione, a non comunicarle incertezza per evitare ripensamenti, gli sembra strano che l’iceberg si sia staccato dal polo e viaggi con lui. Volano, come su un tappeto invisibile, nes¬suno dei due guarda in giù per evitare le vertigini che procura il vuoto sotto i piedi e dentro lo stomaco. Si sentono fremere le cicale, nessun altro segno di vita, come se d’incanto il mondo avesse smesso di girare per guardare ed imparare da loro a ballare, correre e girare.
Franco e Matteo si accorgono dell’assenza di Aiace ma quando lo vedono mano nella mano con una trasogna¬ta ragazza… decidono di non richiamarlo, accordandogli qualche ora di permesso speciale non richiesto ed ufficialmente necessario.
I due s’inoltrano nella pineta fino a rivedere la costa frastagliata dall’intrecciarsi del mare con gli scogli, i rivoli d’cqua sono come dita di mani ansiose di toccarsi e scambiarsi carezze tenere ma, decisamente, impudiche.
Da questa parte il vento è più risoluto e sferza, con frustate d’aria, qualunque superficie incroci il suo passaggio. Infatti l’unica voce che si ode è quella alzata dalle onde del mare contro gli scogli.
I getti d’aria scompigliano ed elettrizzano i capelli che si gonfiano e si alzano come indemoniati, per questo Ippolita li lega in un tuppo modello trullo spuntato. La chioma scomposta non è contemplata fra quelle per avatar moderni ma nemmeno il solletico di un filo di cherati¬na è previsto come optional per profili avanzati.
“Guarda che montagne russe sulla pelle. Hai freddo, ti copro collo e spalle?”
“No, anelo di unirmi al freddo e diventare una cosa unica, uno stoccafisso! Prima che inizi ad indurirmi e maleodorare spostiamo¬ci. Perfavore, portami via da questa … calamità naturale!”
-Sei tu la mia calamità naturale, quella che mi fa venire i brividi, ovunque ti possa nascondere, ti ho nel cuo¬re… Tremo anch’io, dovrò stare sottocontrollo dal cardiologo, potresti, anche tu, rigettare il mio amore-
“Andiamo dal versante dei clandestini, così nessuno potrà accusarmi di negligenza. Tu immergiti nel panorama che io controllo non ci sia nessuno ad ostacolare la tua partenza”
“Una maniera gentile per dirmi di togliermi di mezzo che devi lavorare?”
”Mi fa piacere stare con te, ma devo onorare i miei impegni di lavoro…così suona meglio? Vieni Ippolita, di là non c’è molto da vedere ma almeno c’è silenzio e potrò farti ascoltare una cosa… andiamo insieme”
La voce di Aiace è sicura ma s’ode appena, sopraffatta dal fragore dell’acqua che porta il sale sulla riva per formare una patina liscia e scivolosa sulla superficie del litorale cor¬rugato dai giorni che passano uguali e in solitudine.
Nuovamente Ippolita afferra la mano che le tende Aiace, con confidenza gli va affianco, si lascia perfino ab¬bracciare come se fosse posseduta da un virus che stanca le sue difese immunitarie regalandole una sana es¬senza d’incoscienza acuta.
“Questo è l’unico lato dove i naufraghi potrebbero nascondersi. Vedi sarebbe facile salire dal mare, qui non ci sono bagnanti indiscreti e poco più dentro ci sono gli alberi da frutta. Qui ci si potrebbe rifugiare per lasciare che il tempo cancelli le nostre tracce e dimentichi di averci visto e di qui si potrebbe scendere ed imbarcarsi furtivamente, a dispetto di chi vuole rubarci la felicità”
“Di chi stai parlando qui ci siamo soltanto noi due. Qual’è la sorpresa che vole¬vi farmi sentire?”
“Sogno spesso ad occhi aperti. Nessuna sorpresa, volevo farti sentire come batte il mio cuore quando gli sei vi¬cina”.
“Non serve avvicinare l’orecchio basta poggiare la mano sulla tua schiena… in effetti pulsa. Bene, vuol dire che sei vivo , non sei un sogno. Devo tirarti un pizzicotto per svegliarti, oppure ti do un bacio per farti continuare a sognare?”
“Mi piacerebbe risponderti, temo che tu stia giocando, io no. Piuttosto hai visto l’ora? Devi tornare a casa con i tuoi genitori. Perché non dici loro di tornare con l’ultimo mezzo, così potremmo tornare un po qui a chiac¬chierare. Intanto anch’io devo tornare dai miei colleghi per assicurarmi che nessuno venga a disturbarci”.
“Ti ripeto che non ho voglia di tornare a casa, accendere il computer e parlare con la solita gente. Ho bisogno d’evadere, vedere altre cose, dire e fare qualcosa di diverso. Stoqui, mi aiuti?”
“Ti aiuto e non solo, ti sto vicino ma prima dobbiamo assicurarci che non vengano a cercarti”.
“Siamo venuti tardi, per questo avevamo già deciso di andare via con l’ultimo mezzo. Però il traghetto non parte se non sono tutti a bordo. Lo sai contano i passeggeri all’imbarco”.
“Allora tu sali per prima, fatti vedere da tutti, e poi scendi… già, ma come fai a non farti vedere quando scen¬di?”
“Non scendo dove scendono tutti, io mi butto in acqua, tanto il traghetto non si muove finché non sono chiusi gli sportelli d’imbarco. A nuoto vado sotto il pontile, nessuno mi noterà appena salgono pensano a prendere posto… quando stanno partendo mi nascondo dietro un palo del molo e poi ti raggiungo a nuoto… facile salire da qui, no?”
“Sì però ci vorrebbe troppo fiato. No, ti aspetto con una coperta per scaldarti nella spiaggia abbandonata a sinistra del molo. Però ti vedrebbero i miei colleghi e saremmo punto e a capo”.
“E tu inventa una scusa e falli andare dall’altra parte dell’isola. Tieni conto che sarà già iniziato il tramonto e la luce non sarà nitida da riflettore nello stadio durante il concerto dei Silenti into the place”
“Che musica ascolti? Il tuo piano è da film di 007 missione svelare i propri segreti prima che rimangano tali. Li distraggo ma tu sali di corsa ed entra nella prima casupola, quella bianca con tre finestre. Ti preparerò lì delle coperte. Spogliati ed asciugati ,ti raggiungerò lì”.
“Se riuscissi ad entrare nella mia cabina potresti portarmi dei vestiti asciutti, te li lascerei sulla panca”.
“Ora torna dai tuoi, prepara una borsa con il cambio. Farai finta di dimenticare distrattamente quella borsa sul piazzale prima del molo. Te la farò trovare con una coperta dove prefissato”
“Mi lasci sola stanotte? Al buio e senza cena? D’accordo cambiare stile di vita ma buttarsi a mare per annega¬re mi sembra stupido”
”Chi ti ha detto che ti lascio sola? Verrò il prima possibile, comunque ci sarà la Luna piena ad illuminare i tuoi pensieri. Quanto alla cena vedrò di recuperare qualcosa dalla mensa. Però una volta asciutta dovremo passare dal lato dello stabilimento per¬ché è meno sorvegliato. Hai una copia della chiave della cabina? Sarà meglio dormire sulla sdraio che a terra col pericolo che qualche insetto possa pungerti”
“Chiuderò io la cabina così da trattenere la chiave ed infilarla in borsa. Metterò anche le scarpe in borsa così quando mi tufferò con gli zoccoli sarà semplice toglierli”
“Sì, però quelli galleggiano, se li butti in mare qualcuno potrebbe vederli… lasciali a bordo”
“Per farli trovare a mamma? Poi verrebbero anche i marines a cercarmi sull’isola e gli elicotteri perlustrereb¬bero il mare”
“Allora cerca di tenerli ai piedi. Sono aperti non ti faranno affondare. È meglio non rischiare di attirare l’at¬tenzione. Ora vai altrimenti salta tutto prima d’incominciare!”
“Ti devo un pizzicotto, ricordi? Dove lo preferisci sul braccio destro o su quello del cuore?”
“Provochi? Il gioco che fai è un solitario, inutile che cerchi di coinvolgermi, io non gioco e guarda che qui non c’è nessuno che ti soccorra se ti prendessi per darti sculaccioni come ad una bimba viziata”.
Gli occhi di Aiace scintillano tanto che la ragazza non può far altro che fissarli come dietro alla vetrina dell’orefice, senza chiedere neppure il prezzo del gioiello.
“Non voglio crearti problemi, Aiace non preoccuparti. Torno a casa, questa frenesia passerà col sonno. Anzi devo andare subito ad accendere il molecolare, altrimenti s’insospettiranno e si preoccuperanno per la mia assenza”.
“Hai ragione, meriti più rispetto, vorrei stringerti fra le braccia e difenderti dalla notte e da qualunque malalingua che tenti di ferirti. Prima devo rimanere col sangue freddo per condurre la nave in porto oltre la tempesta, per questo cerco di mettere distanza fra te e me. Tu sei una calamita ed attrai ogni mio pensiero ed ogni mio respiro. Sarebbe controproducente concentrarmi, ora, su di te… pensiamo prima a liberarti sia pure per una notte”
“Che dici il molecolare lo infilo nella borsa di mamma così non mi telefonano e se cercano di rintracciarmi non ci riescono?”
“Non credo che riuscirebbero a rintracciarti, il campo sull’isola è irregolare. Prendilo se avessi tu bisogno di telefonare, per il resto basterà spegnerlo”
“Nei telefilm la gente la rintracciano sempre tramite la batteria del telefono…”
“Fidati, l’isola gode di impunità parlamentare!”
“Vado a vincere la partita, comunque non ti conosco e non sono mai stata qui. Se mi obbligassero a confessare cosa ho fatto oggi pomeriggio dico che mi sono addormentata sulle panche di legno sotto la pineta dove molti vanno a mangiare. Ricordatelo e non mi scoprire con nessuno”.
Scuse non richieste, Ippolita trova i genitori addormentati sulle sdraio all’ombra vicino alle cabine. Ha il tempo di bagnarsi sotto la doccia, sporcarsi i piedi di sabbia, preparare il bagaglio e svegliarli per dare il via alla commedia.
Nel contempo, l’eroico vigilante si avvicina ai suoi colleghi per fare rapporto sul giro d’ispezione appena compiuto e per comunicare la sua intenzione a dormire sotto le stelle per compiere la sorveglianza richiesta da Hammurabi, la cacciata dei licantropi con la Luna piena.
“Mangerai all’aperto o pensi di proporti tu come pasto per lupi mannari? In questo caso rifocillati prima, così, farcito sarai più appetitoso”
“Metterò qualcosa nello zaino, non venite a cercarmi ho bisogno di stare per conto mio. Ciao”
“Franco ma Aiace cos’ha? Non è la prima notte che dorme fuori ma non ha mai saltato un pasto. Che sta facendo, non sa che qui lavoriamo, crede di essere stato esonerato soltanto perché il capo gli ha rivolto la parola?”
“No Matteo, lo hai visto anche tu prima… chissà cosa gli ha detto la bella. Poco sonno, niente fame… tipici sintomi da mal d’amore. Non abbiamo molto da fare, per questa volta lasciamolo in pace. Vivere isolato non è buono per un ragazzo, lasciamolo sfogare e domani facciamo cogliere a lui le spine coi fichi d’india”.
Lo zaino contiene acqua ,coperte e derrate alimentari per una persona.
 È necessario non insospettire nessuno. Possiamo dividere i viveri, quanto alle coperte… speriamo non faccia freddo o che mi possa scaldare col suo corpo. Certo, non è il massimo in due su una sdraio per finire a terra, col femore rotto. Vedremo, ora devo pensare a non dimenticare nulla -.
La fuga verso il ritorno sull’isola si svolge esattamente come previsto. Nella casupola abbandonata Ippolita, intenta a cambiarsi in fretta, prima che piombi il buio, e non si veda dove mettere le mani. Dapprima viene colpita dal colore dei propri capelli sparsi sulle spalle: rossi, infuocati, accesi da un violento fascio di luce che colpisce anche le pareti al suo fianco. Sembra un raggio laser potentissimo e silenzioso di quelli che polverizzano i corpi in pochi secondi. Impaurita, la ragazza si volta verso la finestra quasi disposta a gridare per chiedere aiuto quando si accorge che tutto il cielo gronda sangue e fuoco in tecnicolor. Il tramonto spettacolare annuncia una notte altrettanto incandescente e passionale sopratutto per due cuori che devono disinfettare e chiudere le proprie ferite.

1 Comment on "L’amore é qui? – Capitolo otto –"

    Lo leggerò prestissimo. Grazie Lucia, belli anche i capitoli 6 e 7. Stai affrondando diversi problemi tutti di grande interesse e sempre con intelligenti allegorie.

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