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Lia, la vera Ippolita – Capitolo due

Lia, la vera Ippolita – Capitolo due

Avatar-Second-Life-Real-Life-1415288390_daf435e4df_b Il messaggio telematico non è per Ippolita.
Ippolita è il nome di presenza, quello con cui si annuncia ai genitori che l’infanta dorme beata nella culla.
C’è un passaggio segreto che porta fuori dalla gabbia dorata delle protezioni domestiche, esiste una scappatoia sicura, un libro magico tramite cui connettersi con l’altra parte del pianeta, il FarceBook.com, dove compare il vero nome delle nostra eroina: Lia.
Il telefono molecolare che ha al collo le serve per attivare il suo PC anche da lontano.
Mentre i bambini giocano con granelli sabbiosi e gusci di molluschi e cauri, Lia si protende verso la navicella elettronica per intraprendere la navigazione lontano dal porto famigliare.
“Interferenze in arrivo a causa di un vuoto di memoria da sovraccaricamento energetico.
Si è generato un virus detto Apocalisse, non rispondere a questa mail, né ad eventuali al-tre che potrebbero arrivare da questo indirizzo. Se necessario telefonami evitando il Voice”.

-Che c’entra, Voice non viene contagiato dalle mail, ora glielo spiego con un messaggino con la nuova canzone che mi hanno regalato per gli MMS-
Difficile gestire e controllare i suoni, all’interazione con lo schermo Lia aggiunge il volume audio unicamente quando è costretta ad indugiare in qualche chat.
Ma è un caso raro, la voce metallica della macchina la distoglie dall’ascolto della voce del-la mente, una competizione inutile, uno spreco d’energia che offende il buon senso. Tutta-via sarebbe disposta anche ad una conversazione coi segnali di fumo piuttosto che pensa-re d’invalidare il proprio Giorgino (nome con cui ha battezzato il suo computer fisso).
Meditare di rimanere bloccata nel senso unico della realtà dell’isola piatta…. Panico, questi pensieri le procurano un fremito di panico subito registrato dall’occhio attento della madre.
“Ah, dimenticavo di dirti che la figlia della signora Affarituoi è su quel libro d’internet… ci sei anche tu, no?”
“No mamma, non mi piace, quella è semplicemente una moda, un locale di tendenza dove vanno tutti per farsi vedere e poter dire che ci vanno e non sono capaci di far altro”.
L’operazione geniale non è imbarcarsi sull’etere ma è cambiare l’identità.
Molti degli isolani sono felicemente prenotati a bordo dello stesso FBItalia, ma nessuno potrebbe incautamente ipotizzare che Ippolita sia lì, sullo stesso barcone.
Loro si scambiano i ricordi dei giorni che furono, quando l’isola era più isolata e pochi arri-vavano a interrompere l’isolamento. Quando la svago era solo l’estate e l’estate era solo all’isola, dunque l’isola emergeva solo in estate e scompariva nel mare tempestoso dell’in-verno.
Lia ha molti contatti sulle righe di questo network.
Il compleanno segnato coincide con la data d’iscrizione, le citazioni segnalate riguardano film e comics ed è incredibile quanto il profilo sia aggiornato, quasi si scriva da sé. L’orgo-glio della bacheca sono i tanti inviti che riempiono le sue pagine, inviti ad eventi, all’iscri-zione a gruppi per commentare le citazioni di vecchie canzoni stonate su vinile, inviti a fe-ste in circoli privati ed a manifestazioni pubbliche di cui la televisione non parla.
Lia, un piccolo nome che racchiude un Universo intero pieno di stelle, pianeti e satelliti a portata di mano, basta inviargli la richiesta d’amicizia, loro aprono il lucchetto della propria porta e l’utente accede alle informazioni sulla loro forza gravitazionale e il gioco è fatto, al-tro che ufo e fantascienza, con un click si arriva ai confini della realtà.
Altre navicelle con altri sistemi di navigazione esistono, ma lo scopo è decollare, inutile provarle tutte quando la prima funziona bene.
Lo S.O.S. con l’annuncio dell’arrivo imminente del virus proviene da FB ma riguarda un caso terrestre con carne e nervi comuni, conosciuto dopo qualche fase lunare sulla piatta-forma galattica quasi dismessa Mondomiao segnalata, a suo tempo, su un quotidiano lo-cale.
Il lido dei genitori analogici, invece, non è segnalato da nessuno, non è la destinazione di niente, nessun ruolo nella vita sul filo LSD.A, la vita che conta.
Seguendo quel cavo Lia è sbarcata su Chaterual, una delle mete più ambite in Another file, un luogo dove trovi negozi no-profit sulle radici di palme enormi senza il pericolo che queste crepino le loro fondamenta.
I frutti ben disegnati non cadono dagli alberi così gli avatar possono camminare eretti sen-za la paura d’inciampare su residui organici di una natura non ancora definitivamente de-gradata.
A Chaterual si tengono concerti, mostre pittografiche ed esposizioni universali su mongol-fiere non pervenute nei circuiti dell’aviazione ma, testate ed approvate dal marchio di ga-ranzia Volare sicuri on web.
L’atmosfera è rilassante, come se nessun colpo di vento possa sconvolgere il quadro, neanche il profumo del miele attira api o vespe, in fondo non è necessario nemmeno lava-re i denti per averli bianchi, denti patinati non sono previsti per questi pupazzetti in 3d.
Se Lia avesse incontrato qui il suo Aiace, lo avrebbe guardato subito dritto negli occhi, ap-prezzando il verde giada delle sue iridi, e magari lo avrebbe invitato a sedersi con lei a bere un succo di Tropical sospiri con una fetta di limone agro, per digerirlo meglio.
“Scusami, da molto sei qui? Non ti avevo visto né sentito prima”
“Io? No, non sono arrivato da molto e non conosco nessuno”.
“Lia, il mio nome è Lia e questa è una delle mie destinazioni preferite, anzi ho comprato una palma e penso che costruirò una casa appesa alla foglia più bassa così da evitare le vertigini per il vuoto sotto i tacchi”.
“Una specie di palafitta, oppure la gabbietta di Titti e gatto Silvestro?”
“Ricordi le case nella vegetazione in Robin Hook, il principe dei ladri? Immagino qualcosa del genere ma più solare e tranquillo. Il mio rifugio, non ho intenzione d’invitare nessuno, le feste le organizzo per il bar qui sotto”.
“Ci sono molti accessi qui? Posso incontrare molte anime?”
“Sì, se cerchi amicizia c’è un bel movimento, pelli di tutti i colori, qualche sbavatura carai-bica e tanta vecchia Eurosia con brio. Tutte le sere c’è musica dal vivo e spesso vie¬ne qualche artista per installazioni teatrali su canovaccio comico”.
“Io vorrei lavorare, ho un’azienda che produce sgabelli di bambù, credi questo sia un posto adatto per aprire un negozio?”
“Sì, hai già un progetto o cerchi un locale ammobiliato?”
“Intanto cerco qualcuno del posto che possa gestirlo, almeno darmi una mano per inserir-mi… tu saresti disponibile?”
“Ti vengo incontro volentieri, sgabelli e basta?”
“Vorrei allargarmi con poltrone e tavolini, dipende dalla clientela che trovo”.
“A no, se non ne sei convinto nemmeno tu… cosa vorresti vendere agli altri?”
“Tu che vorresti comprare?”
La distanza fra il mercante e Lia è questione di tempo, non c’è trucco e non c’è inganno nel mondo virtuoso sospeso sul filo. Indubbiamente, nel mondo vero, questo scambio di parole sarebbe un se¬gno per Ippolita della storia in atto con Aiace; un’intesa evidente, una sorta di silente confidenza dovuta ad ipotetiche certezze. Lia potrebbe insegnare a Ippolita a essere più sincera e autenticamente se stessa ma un tale insegnamento fatto da un avatar assomiglierebbe a una farsa burlesca col protagonista pagliaccio che si prende troppo sul serio.
Però a Peitrasanta non ci sono connessioni WWF, la rete Lessa è bucata, dunque nessun incontro virtuale è fattibile. L’isola non comunica col mondo ed il mondo la ignora.
Infatti, poche mappe segnano e rimarcano la sua esistenza, quelle di navigazione primitiva sì, ma non quelle dei Quattro cantoni, cioè non quelle che servono ad accumulare scudetti e stendardi di riconoscimento per gli intrepidi navigatori dei mari paralleli.
In quest’applicazione georeferenziale di Twist nel mondo si seguono i propri passi sul mo-nitor e una volta conquistata la meta sul campo, ovvero, una volta attraversata la porta d’accesso al luogo scelto come destinazione, in conclusione appena l’obiettivo è centrato, il vincitore zumma sul campanello e ottiene lo scudetto da esibire fra i suoi trofei d’inter-rato.
Lia è una campionessa in questo come in tutti gli sport che corrono con i bites ma mal-grado il suo molecolare sia equipaggiato con BPS in collegamento perenne ai Quattro cantoni, lei non riesce a segnalarsi nell’isola che non c’è.
Il problema è complesso: praticamente lei scompare per lunghe ore dalla faccia del piane-ta. Inghiottita nel buco nero dell’ignoranza e dell’indolenza… perché nessuno ha piantato una bandierina in mezzo al mare ad indicare che qualcosa sta a galla là sotto?
Viceversa, se qualcuno passa vicino, come può sapere che lì potrebbe segnare un punto?
L’afflusso di visitatori a Peitrasanta diminuisce ogni ciclo solare, se continua così rimarrà una pietra desolata; terribile, in tal caso Ippolita dove riuscirà a convogliare e parcheggiare i suoi genitori in pen¬sione?
Tanti interrogativi, una mozione per sollecitare la messa in rete del rifugio per i pensionati della premoderntà scalza.
Il premio per chi colleziona più scudetti nei Quattro Cantoni è la password gratuita ed esclusiva per avere sconti ultra-mega-iper per acquisti nei magazzini del Disneyland più vi-cino allo scudetto più frequentato.
Un sogno incredibile perché è risaputo che uno su mille ce la fa a giungere fino a quel li-vello a tu per tu con l’apprendista stregone che fa da commesso in quella riserva della Fantasia animata.
Lia spesso rimprovera a Ippolita di perdere tempo in una villeggiatura anonima con i paren¬ti.
Le stesse immagini col mare, gli alberi e il disco solare, potrebbe trovarle disegnate ovun-que senza perdere il contatto col web. La vacanza bisogna certificarla con attestato rico-nosciuto dalle emittenti più diffuse, altrimenti nessuno lo considera valido, nessun social-network può prendere in considerazione un’utente che dichiari di aver trascorso il proprio tempo libero in un posto inutile ai fini del commercio turistico di buone speranze per il dive-nire informatizzato dell’intero globo terrestre.
Realisticamente Ippolita è una fallita, Lia lo ripete per il suo bene, deve lasciare le illusioni a chi si crogiola nel provincialismo dell’anonimato senza risorse; gli interrati volano in alto e lì tutti li cercano, li vedono e li vogliono.
Ippolita è rassegnata ai sensi di colpa, l’inevitabilità dell’essere multimediale è non farne bene una. Lia no, non crede di dovere niente a nessuno in nessuna maniera, forma e di-mensione.
Sicché, la virtuosa ha maturato un piano per ri¬mediare questo continuum di colpa e fru-strazione dei dannati senza imput creativi.
Essere significa comparire su qualche blog, situato su qualche medium, se apparisse sul Tubo di tutti un filmato girato sull’isola ano¬mala allora i vari cartomanti aggiornerebbero le proprie cartine inserendo Peitrasanta per non sfigurare con i vari concorrenti. In tal caso digitando il nome di Peitrasanta uscirebbe un visetto allegro sventolante un sorriso con l’indirizzo corrispondente al nome e su Quattro cantoni apparirebbe uno scudetto con sot-totitolo dedicato a colei che l’ha scoperto: Lia l’inarrestabile.
Il filmato però, dovrebbe essere inattaccabile da parte dei vari esperti che potrebbero par-lare di fo¬tomontaggio. Dunque le riprese dovrebbe essere eseguite da un satellite dall’alto dei cieli, qualco¬sa d’ineccepibile come un ipse dixit.
Questo di sicuro non è stato fatto ancora poiché nem¬meno su www.occhiodisaturno.net è stata taggata l’isoletta.
Il controllo dei satelliti o, semplicemente, un satellite personale non è tra le applicazioni ac-cessibili ai comuni mortali. Fortunatamente si aggirano tra le onde magnetiche e le scari-che elettriche, dei super-eroi con super-poteri che con lo sforzo del lato oscuro della pro-pria mente sono in grado di forzare ogni sistema di sicurezza, intro¬dursi nei segreti più criptati, iniettare loro virus e poi guarire le vittime senza colpo ferire; loro sì che potrebbe¬ro attuare la presa del satellite e dare a Ippolita la libertà e la felicità di vivere una vacan¬za beata e meritata.
-Basta- pensa Lia – è venuto il momento d’agire, posso diventare anch’io una talpa e da brava interrata risalire al NASO che guida ed orienta i satelliti più precisi ed efficienti da cui esportare immagini nitide per il Tubo di tutti e da questo ai manuali di storia corsara. –
Altri si sono cimentati già nell’impresa, Lia trova il nome di Cagliostro da Cagliari, fra le in-formazioni di servizio per neo-pirati volenterosi ma “il mago” non ha portato a compimento la missione.
Gli hacker più gettonati sono i pechinesi, loro clonano le carte post-pagate per scollegarsi dai satelliti della TV pubblica; sono bravissimi a fare soldi cavalcando il malcontento dei te-lespettatori di tutte le lingue ma non hanno nulla da dire sul caso di Lia.
Provando a immergere la mano nell’acqua ghiacciata, Ippolita s’interroga sull’interpreta-zione da attribuire alla fuga di Aiace dal bar, a quella dei pechinesi che con un sorry hanno chiuso la connessione, a lei che ha criticato FB con la mamma negando di esservi iscritta…
-Scappiamo tutti, chi resterà nel giusto?-
Improvvisamente Ippolita s’accorge d’aver associato Peitrasanta all’idea di cosa giusta. Sconvolgente questo lapsus, la tana cade dal sidro astrale.net e si accomoda nel mare fra punta Gabbiano e capo Ballosfrenato.
“Non tutto è perduto, Ippolita tranquilla troverò un sito, un blog, un’e-mail cui chiedere aiuto, fidati di me”.
“Lia, di te mi fido, però la vita è così strana, e se fosse sbagliato accanirsi sul desiderio di rendere noto questo posto? Se fosse giusto fuggire e scomparire dalle mailing-list geo-so-ciali di sempre?”.
“Come ti vengono queste domande? Magari vorresti cancellarti da tutte le newsletter e non rilasciare più commenti, nemmeno un semplice mi piace con segno di autostop incluso… ”.
“Ti rivolgi a me con un tono saccente e irritante, le mie sono solo riflessioni dubbiose”.
“Dubbi che riflettono la tua pigrizia. Vuoi morire qui? Vorresti farmi morire qui? Crepa tu, io ho altro da fare”
Ippolita s’avvicina all’ombrellone, sfila dal collo il pesante ciondolo con micro-antenna e, di corsa, si tuffa fra i flutti momentaneamente increspati dal passaggio di un motoscafo in lontananza. La maniera più rapida per dimenticare i propri pensieri è sentire freddo.

2 Comments on "Lia, la vera Ippolita – Capitolo due"

    Anche questo secondo capitolo ha confermato tutte le belle cose intraviste sul “primo”. L’ironia, con cui si tratta l’argomento dei networks è accattivante, come accattivante risulta il sofferto “sdoppiamento della personalità” tra la persona reale e quella virtuale. Da notare, con quanto interesse e affetto si parla “dell’isola di Peitrasanta”, anche se, con rammarico, non la si vede valorizzare come essa meriterebbe. Concludo ripetendo che la prosa di Lucia è sempre leggera e seducente.

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