La Persefone seduta
Fuori dall’abisso, la luce ti acceca e l’aria ti ubriaca, al punto che ti assale il terrore di perdere l’equilibrio e cascare indietro.
Ti senti sull’orlo del precipizio, sai perfettamente cosa c’è sotto ma non cosa ti aspetta fuori.
Allora ti racconti che sarà bello e starai bene… ma sai di essere al limite e sei abituato a cadere giù.
È un attimo, lo sai, una distrazione… così la luce, l’aria profumata, il canto della vita divengono un attentato alla tua incolumità.
Poi pensi che, finora, hai proceduto su una parete invisibile, con pochi appigli sicuri … ora si tratta di continuare a procedere con più entusiasmo. Non è facile. Più volte il dio Ade mi ha preso per i piedi e trascinata giù nel suo regno come una novella Persefone
la cui madre, Demetra, è riuscita a riportarla alla superficie solo per metà anno. Comunque proverò…. Magari basterà volare per non mettere i piedi a portata di Ade.
7 Comments on "La Persefone seduta"
Lucia, vuoi lanciarci un messaggio?
Qualsiasi appiglio è utile per rimanere in vita
Sì… un ramo, una liana… io cita, tu Maurizio… però non mi suona bene
Il solstizio d’estate non può che favorire Persefone… Quanto hai scritto è incantevole ed emozionante.
Grazie, prof!
Confermo che e’ bene tenere i piedi lontani da Ade…magari volare e librarsi in volo e’ la soluzione giusta…oppure fingere di essere una bolla di sapone, volteggiare e rincorrere le altre bolle con la speranza di posarsi su un tenero filo d’erba o sul capo delicato di un bimbo che ti guarda incantato
Poetica Antonella… grazie