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Intervista a Giancarlo De Cataldo

Intervista a Giancarlo De Cataldo

giancarlo-de-cataldoLa nostra contemporaneità è attraversata da una crisi di valori oltre che dalla crisi economica.

La reazione a questa povertà sembra assente o silente. Giancarlo De Cataldo col suo nuovo libro “Il combattente” ricorda che ci sono stati altri momenti bui a cui uomini, come Sandro Pertini, hanno risposto invitando (col loro esempio) anche noi ad assumere questo impegno. Inoltre ci sono principi come “la Giustizia sociale” di cui si parla poco, degli operai e del loro desiderio di riscatto dalla povertà che è tornata ad essere diffusa anche in Italia.

Abbiamo chiesto  approfondimenti all’autore, Giancarlo De Cataldo…

di Lucia Pulpo

Il combattente” inizia col paragrafo”Pertini, mio padre e me” è giusto ricollegarlo al suo libro “IL maestro, il terrorista e il terrone”?

Sì, si respira la stessa aria di famiglia, è vero. E’ che col passare del tempo sto rivalutando una parte rimossa del mio passato. I rapporti con la famiglia di mio padre, una famiglia contadina e socialista di Sava, stanno riemergendo con tutta la forza della memoria e, diciamolo, di qualche rimpianto.

Come si diventa Pertini” sembra essere anche la volontà di passare il testimone a suo figlio dopo averlo ricevuto da suo padre. Ma Sandro Pertini voleva presentarsi senza essere raccontato da altri, perché rielaborare le immagini della sua vita invece di riproporre un testo  “approvato”?

Beh, intanto perché avevamo ottenuto comunque dalla signora Carla, La vedova, il permesso di raccontarla, questa sua vita appassionante. E poi un conto è offrire un libro e dire “tié, leggi”, un conto la forza della narrazione orale, il tentativo di coinvolgere un giovane cervello in un’avventura personale. Ne è valsa la pena, mi creda.

Parte del suo lavoro è dovuto allo sceneggiato televisivo mai realizzato. Lei ha scritto per la televisione e fa parte della giuria di “Masterpiece”. Molti intellettuali snobbano televisione  lei, invece, cosa ne pensa? Che differenza ha trovato  nello scrivere di Pertini per Rizzoli o per la tv?

Fra gli intellettuali che hanno sparato a zero contro Masterpice ce ne sono alcuni che, in precedenza, avevano fatto carte false per esserci. Che vuole farcii, è l’Italia! Ciò che mi ha stupito è l’atteggiamento dei lettori: quasi gelosi della propria prerogativa di lettori, per niente disposti a mettersi in gioco… non so se sia un fenomeno tipicamente italiano, ma fa un po’ sorridere… In ogni caso, la tv è un mezzo come un altro, tentare di farlo camminare di pari passo con la lettura (e la scrittura) non mi sembrava un crimine quando ho iniziato ad occuparmi di Masterpice e non mi sembra che lo sia neanche adesso. E’ andata così, pazienza. Vorrei dire “riproveremo”, ma dubito che accadrà. In ogni caso, scrivere Pertini per la tv è stato impossibile, scriverlo per Rizzoli esaltante. La differenza sta tutta qui: lo sceneggiato era un progetto ed è rimasto tale, il romanzo/saggio “Il combattente” è una realtà.

Lei ha anche incontrato Pertini, ma qual’è la parola o l’immagine a cui pensa immediatamente quando sente nominarlo?

Al partigiano vestito da Presidente della Repubblica che disse al giovane giudice: anche dalla galera può venire un insegnamento positivo. Non credere che per il solo fatto di detenere un minimo potere(minimo, ma terribile) tu sia diventato di colpo il migliore degli uomini. Anzi.

In quasi un secolo di vita Pertini ha incontrato molti personaggi importanti. Chi è stato determinante per lui?

Gramsci fra le personalità, sicuramente. E poi le migliaia di operai, verso i quali provava un autentico trasporto estetico, se volete un po’ da ricco possidente qual era che si accosta alla povertà e ne percepisce il desiderio di riscatto, facendolo proprio. E i tanti giovani dei quali amava circondarsi. Senza impartire lezioni di morale a ogni piè sospinto, ma anche senza abdicare alla diversità di ruoli che l’età impone.

Capisaldi per “il combattente” sono stati Giustizia, Libertà, Moralità. A lei cosa ha insegnato e cosa vorrebbe trasmettere, di lui, ai suoi lettori?

I valori della Resistenza: combattere per la libertà quando è minacciata, lavorare per la pace e la coesione in tempo di pace. E scendere a patti con “il gemello agitato” che scalpita dentro ciascuno di noi.

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