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L’intervista (im)possibile a Cristò

L’intervista (im)possibile a Cristò

0 . 0 . 0 . cristòIl possibile e l’impossibile nel libro di Cristò: “Thats (im)possible” . Quuesta è l’occasione per parlare con l’autore barese..

Realtà e fantascienza cosa proviene da una e cosa appartiene all’immaginario dell’altra?

La letteratura, anche quella fantascientifica, è sempre un tentativo di descrivere la realtà. I generi letterari sono perlopiù strategie narrative per raggiungere lo scopo. La fantascienza, per esempio, si allontana nel tempo per poter descrivere il presente come guardandolo dall’alto. Il mio libro richiama in qualche modo l’immaginario di un certo tipo di letteratura fantascientifica americana con riferimenti espliciti a Kurt Vonnegut e a Douglas Adams, ma il fine è sempre quello di descrivere il presente.

In “That’s (im)possible” lei scrive di infinito, calcolo delle probabilità, caso… la vita è un gioco con quali regole?

Non so se la vita sia un gioco e non sono sicuro neanche che abbia delle regole. Ciò di cui, invece, mi sento abbastanza sicuro è l’idea che il sistema socio-economico in cui ci troviamo a vivere sia un gioco di cui conosciamo solo alcune regole. Un gioco come un altro che però viene spacciato come l’unico gioco possibile.

La società dello spettacolo e la società dei consumi sono state ampiamente analizzate studiate dalla sociologia.. cosa c’è di nuovo nel suo romanzo?

Non cerco il nuovo, anche perché il “del tutto nuovo” probabilmente non esiste. Ho cercato uno spunto narrativo, quello della lotteria infinita, e una forma, quella del mokumentary, che mi permettessero di toccare alcuni argomenti importanti da diversi punti di vista. Ecco, forse è questa la novità (se dobbiamo per forza trovarne una): ho ritagliato pezzi di foto per creare un collage diverso dagli altri.

Quanto i reality show e i social media rendono la vita virtuale e la letteratura non è un racconto virtuale della vita che ne influenza il corso e la “formazione” dunque i reality non sono “letteratura digitale”?

No. Non lo sono.

Il discorso è molto complesso: la vita ha sempre avuto un suo livello virtuale, anche una lettera scritta a mano è una comunicazione virtuale, così come lo è una telefonata. I social media sono semplicemente l’evoluzione della comunicazione tra esseri umani, un prolungamento della bocca, delle orecchie, degli occhi, come un martello è il prolungamento del braccio. Per quanto riguarda i reality show, il discorso è molto diverso perché attengono al mondo della televisione che è un medium a sé.

Nel suo testo ci sono molti riferimenti letterari ma chi sono i suoi autori preferiti e imprescindibili?

I miei autori preferiti, come quelli di tutti immagino, sono cambiati nel tempo. Sicuramente Pirandello e Landolfi hanno contribuito molto alla mia formazione letteraria insieme a diversi scrittori americani tra cui Kurt Vonnegut e John Barth.

Ultimamente sono tornato agli italiani leggendo Buzzati e Antonio Moresco.

Lei è di Bari, qual’è il contribbuto della Puglia nella sua formazione?

Scrivo molto raramente di Puglia, ma mi sento profondamente meridionale. Sicuramente vivere a Bari ha contribuito in qualche modo al ritmo e al suono della mia scrittura, ma non saprei dire bene in che modo e quanto profondamente.

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