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La ballata dell’eremita “Made in Ilva”

La ballata dell’eremita “Made in Ilva”

192La Taranto che stiamo vivendo è piena di problemi che si mordono la coda tirandosi i piedi… i nostri piedi.

Su tutti si erge il problema ambientale unito, fin dalla nascita, col problema del lavoro mancante. Fratelli siamesi genuflessi davanti all’altare della “Cattedrale nel deserto”, ora ribattezzata col nome Ilva.

Questo potrebbe essere l’inizio di un racconto noir con un discreto numero di morti, un poliziotto, un magistrato… invece è realtà documentata la cui soffocante permanenza è conosciuta ben oltre i confini delle nostre mura di cinta.

In effetti, le mura della città greca sono state consumate e da tempo non difendono la città nemmeno dalla polvere rossa che tinteggia le tombe del cimitero e i polmoni di chi sosta nei pressi. Questo lo sanno i residenti nella città dei due mari, lo sanno anche gli italiani informati da numerosi libri e articoli giornalistici scritti negli ultimi anni e lo sanno anche a Teheran grazie a L’eremita contemporaneo-Made in Ilva, lo spettacolo della compagnia teatrale “Instabili vaganti”.

Una compagnia che è nata a Bologna da artisti tarantini che con questo “omaggio” denunciano il malessere degli operai dell’acciaio jonico per stimolare un dibattito e soprattutto la risoluzione del problema.

Infatti, il testo nasce dalle interviste che i componenti teatrali hanno fatto agli operai dello stabilimento personificati sulla scena da Nicola Pianzola per la regia di Anna Dora Dorno.

La voce degli operai di oggi non ha il brio di quella dei primi operai come riporta Roberto Nistri ne La ballata degli affumicati: “Noi saremo tutto We shall be all, proclamavano i metallurgici (ex pescatori, cozzaruli, artigiani tutti ex qualcosa). Si ergeva maestosa una immane fabbrica-città la Metropolis di Fritz Lang nel cui ventre pulsava un espressionista cuore di tenebra…”.

L’eremita “vagante” ha la voce disperata di un dannato che ha lasciato ogni speranza varcando il cancello d’entrata nello stabilimento.

Lo spettacolo inaugurerà il progetto “Ossigenarsi a Taranto” (nell’ambito dei laboratori di cittadinanza attiva del Crest), ha ricevuto diversi premi tra cui il Premio Antonio Landieri Teatro d’impegno civile 2013 e il Premio al 12° Festival teatrale di Resistenza- Premio Museo Cervi 2013.

Voci vicine e voci lontane nello spazio e nel tempo, sul palco e sulle pagine di un libro, insieme collaborano “Altrimenti ci si smarrisce in un non- futuro da Grande Gatsby, che anno per anno indietreggia davanti a noi.”

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