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Le società di mutuo soccorso

Le società di mutuo soccorso

 

  In America, Francia, Inghilterra, Germania, in seguito anche in Italia, la rivoluzione industriale “fabbricò” una classe di lavoratori, gli operai, che sovvertì l’equilibrio del potere, anche economico, con la velocità di un treno a vapore.

Fino all’avvento dell’industria c’erano i braccianti agricoli, i piccoli commercianti ed artigiani divisi in diverse corporazioni. Ma i proletari furono un nuovo tipo di lavoratori e, in pochissimo tempo, divennero tanti… un cambiamento repentino che non si sapeva come gestire.

I padroni provarono ad usare con questi dipendenti i metodi consolidati nel tempo, forza e prepotenza furono applicate da parte dei nobili per nascita o per fortuna imprenditoriale contro i servi “miserabili” ed inferiori d’intelletto.

Gli operai non sentivano di dover scontare alcuna colpa.

Così, non trovando ascolto presso i potenti, non potendo mutare la loro situazione eleggendo referenti politici disponibili ad ascoltarli perché il voto era concesso in base al reddito e dunque non a loro, gli operai e poi tutte le categorie di lavoratori decisero di aiutarsi vicendevolmente creando le Società di mutuo Soccorso e riunendosi in cooperative e Leghe, come le antiche corporazioni di categoria.

Questi organismi servivano per aiutare gli iscritti e le loro famiglie, ad esempio in caso di malattia o di decesso del lavoratore, tramite le casse di risparmio create con i contributi volontari degli inscritti e con donazioni da parte dei “membri onorari”.

Nacquero con statuti dichiaratamente interclassisti ma non mantennero a lungo questa forma di sobrietà.

A Taranto, il 13 Marzo 1862, fu fondata La Società operaia tarantina di mutuo soccorso ad opera di Domenico Maggio, Nicola Nardeli e Cataldo De Tullio a cui seguirono: nel 1875 quella dei felpaioli e l’anno seguente quella dei muratori e quella dei calzolai. Infine nel 1877 fu costituita l’Associazione dei figli del Mare.

Fino al 1890 diverse furono le Società mutualistiche create, come quelle dei tessitori, degli acquaioli e non ultima per importanza, quella dei ferrovieri.

Tuttavia le repressioni volute da De Pretis prima e Crispi dopo, ostacolarono duramente l’ammodernamento del sistema produttivo.

La tutela di lavoratori verrà consolidata con le lotte sindacali del dopoguerra (dagli anni ’50 in poi), il confronto fra lavoratori e datori di lavoro rimase a lungo difficile a tratti impossibile. Oggi il dialogo è pacifico, non ancora sereno, almeno fin quando i lavoratori non si presteranno a portare soccorso ai loro signori.

PUBBLICATO SU COSMOPOLIS 28/4/2012

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