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La voce di Napoli a teatro. Intervista ad Erri De Luca

La voce di Napoli a teatro. Intervista ad Erri De Luca

Molti scrittori si sono avvicinati al teatro. Ne “La doppia vita dei numeri”c’è qualcosa di più di una parola da recitare.

Infatti nel leggere questo testo non viene spontaneo immaginare le figure ma arrivano, quasi prepotentemente, le voci come se il lettore fosse parte della scena… il quarto fantasma, quello che segue i discorsi di tutti (come auspica l’autore nella prefazione), l’unico che nessuno avverte come i cittadini del mondo vero.

Cercando di prendere consistenza “fisica” sul palcoscenico della vita chiedo all’autore, Erri De Luca:

La doppia vita dei numeri” è qualcosa che non ti aspetti da Erri De Luca. Come mai un testo teatrale, perché una commedia, e la metterà in scena oppure l’unico sipario possibile sono le pagine di carta?

Ho già scritto altre storie per il teatro e una di queste ambientata a Napoli. Si affacciano dei racconti che si affidano solo alle voci, in cui chi li scrive si fa redattore di un ascolto e interviene il meno possibile, solo con notizie di scena. Le altre scritture teatrali sono state portate in scena, di quest’ultima non si è manifestata ancora una proposta.

Il personaggio “Lui” ha i tratti biografici dell’autore De Luca ma la scena sembra corrispondere e aderire a quelle “classiche” di Edoardo De Filippo. Quanto lei si racconta in questa storia e qual’è il messaggio che vuole trasmettere con questa opera?

Non ho messaggi da infilare nel collo di una bottiglia, racconto storie e questa è interamente mia, c’è mia sorella e ci sono i nostri genitori, convocati dalla volontà di mia sorella, tornati una sera di capodanno a giocare un’ultima volta a tombola con noi. Eduardo De Filippo resta un centro del teatro, non solo napoletano , questa storia si aggira nella sua periferia.

Il teatro o i palcoscenici, stanno subendo la crisi economica, lo stesso vale per il mercato librario, la crisi coinvolge anche il desiderio di cultura (intendo si è affievolito anche il desiderio di andare a teatro e di comprare libri?) e se c’è una mutazione d’interessi… perché, secondo lei?

Il teatro è una macchina bisognosa di sostegno, dunque risente del prosciugamento generale delle tasche. I libri si difendono meglio, sono in fondo un piccolo bene durevole. Ma il dato sensibile è che l’ accesso all’università si è ridotto e la fiducia in una cultura più alta si è ritirata per mancanza di sbocchi

Questa domenica a Bari ci sarà l primo “baratto di libri” organizzato: si portano fino a 10 libri e si torna a casa con altri volumi. D’altra parte ci sono i furti alla biblioteca dei Girolamini e il rogo dei libri a Timbuctù. Secondo lei stiamo progredendo verso la civiltà barbarica oppure è ottimista per il nostro futuro?

Bello tornare allo scambio, al baratto, scansare la moneta. Il furto di libri rari e antichi fa parte del nostro costume nazionale, vendiamo alla spicciolata pezzi unici di archeologia e antiquariato di proprietà pubblica. Se ne avvantaggiano ricettatori lasciati impuniti. I manoscritti di Timbuctu, come la biblioteca di Sarajevo, subiscono l’invece le conseguenze di guerra, saccheggi e vandalismi. La guerra è il peggio che capita alla specie umana e ai libri.

di Lucia Pulpo

Pubblicata su Cosmopolis il 3/2/2013

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