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La rivolta di Taranto su commissione di Masaniello

La rivolta di Taranto su commissione di Masaniello

Ricostruire il percorso storico di Taranto non è una semplice curiosità, infatti serve anche per capire il carattere dei nostri avi, le alleanze, gli influssi e le simpatie che certamente sono mutate nel tempo ma meno di quel che sia lecito aspettarsi.

Napoli 1647, la popolazione della città si ribella a Filippo IV perché strozzata da tasse e gabelle. L’insurrezione è capeggiata da Masaniello, un pescatore di dubbia reputazione che alla testa dei Lazzari (o Lazzaroni) chiede con forza l’abolizione delle tasse.

La notizia delle imprese del brigante arriva in tutto il Meridione, in particolare, a Taranto, è portata da Matteo Diletto, napoletano e amico, mandato dallo stesso Masaniello. Questo è documentato in due opera sulla Storia di Taranto, una scritta da Domenico Ludovico De Vincentis e l’altra di Francesco Sferra.

In breve tempo Diletto riesce ad entusiasmare la popolazione tarantina contro il malgoverno di Ferrante Cadorna che vessa la cittadinanza in nome del Re e, sopratutto, del proprio tornaconto. Il napoletano viene presto individuato ed ucciso dai soldati della guarnigione spagnola.

Nel dicembre (1647) il popolo elegge un ex-ufficiale borbonico Giovan Donato Altamura come riportato ne Historia del tumulto di Napoli scritto da Tommaso De Sanctis: “Erano state dal popolo di Taranto date l’armi al capitano Giovan Donato Altamura, il quale preso a sospetto il Martina (Caracciolo, il duca di Martina Franca) in quella sua venuta gli fece intimare ch’egli, il vescovo di Tricarico di casa Carafa, il Gamboa e gli altri signori uscissero immediatamente dalla città. Ubbidirono per non poter far altro e si ridussero a Francavilla…”

Infatti Caracciolo (per conto del re di Napoli già tornato sul trono) è venuto per proporre ad Altamura una mediazione e sostituire il governatore Cadorna con Don Pompeo Albertini principe di Faggiano. Il 5 Gennaio, il capo dei tarantini respinge ambasciata ed ambasciatori i quali dopo pochi giorni riescono ad entrare in città da un’entrata poco sorvegliata e riprendono il comando della città di Taranto. Giovan Donato Altamura è stato giustiziato il 7 Febbraio 1648.

La rivolta dei tarantini, come quella di Masaniello, non è stata una ribellione al re o alla monarchia ma semplicemente una protesta contro “il caro vita”, contro quelle gabelle di cui godevano esclusivamente il re ed i nobili della sua corte. Potremmo definirla una “rivolta fiscale” indotta e maleorganizzata nata non per sovvertire il sistema ma per poterne far parte e goderne i frutti.

Lucia Pulpo

pubblicata su CosmoPolis il 4/11/2012

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