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La navigazione nel Mediterraneo tra logos e demoni

La navigazione nel Mediterraneo tra logos e demoni

Il pensiero occidentale è nato e si è sviluppato sulle coste del mar Mediterraneo.

Come l’uomo è il prodotto del processo evolutivo partito dalla scimmia, così il logos è il punto di arrivo del suo (parliamo del homo sapiens sapiens) osservare sé stesso e il mondo che lo circonda partendo dai miti che la Natura stessa gli ha disvelato.

Il mondo mitico è secolarizzato nello spazio che egli percorre, i vecchi demoni popolano i margini estremi e le isole del Mediterraneo civilizzato, ricacciati nelle rocce e nelle caverne da cui uscirono un giorno nel brivido dei primordi. Ma le avventure danno a ciascun luogo il suo nome; e il loro risultato è il controllo razionale dello spazio.” Adorno ed Horkheimer spiegano nella Dialettica dell’illuminismo come la conoscenza di cui l’uomo si vanta sia, spesso, un’arma di cui si dota per imporre il proprio dominio sulla Natura e su tutto ciò che lo circonda, tale conoscenza inizia con l’attribuire nomi altre “cose” rendendole così estranee da sé stesso e dunque meritevoli di essere assoggettate all’Io-uomo.

Omero non trascrive semplicemente epos e mythos ellenici ma li ordina ed organizza in una struttura fissa sul foglio scritto, bloccandone la trasformazione propria dei racconti orali (che di bocca in bocca prendono una propria forma), privandoli della capacità di evolversi ed adattarsi alle esigenze contingenti, trasformandoli in parole nostalgiche, ricordi e fantasmi di una realtà morta.

Questo non significa però aver cancellato i pericoli e i demoni evocati in quelle epopee. Infatti è cambiata la forma, il medium attraverso cui l’uomo comunica, ma i problemi sono ancora tutti lì insieme alla umana ed eterna sete di potenza e di dominio. Queste “allucinazioni” tornano subito a galla non appena la coscienza vigile abbassa la guardia e perde lucidità. Quando la nave è da tempo in mare e fissa il medesimo orizzonte senza più desideri da realizzare… arriva il canto delle sirene, un dolce canto che accarezza il cuore lusingandolo con elogi che sono già commemorazioni funebri nel cammino verso l’oltretomba.

Marco Revelli scrive ne I demoni del potere: “Demoni meridiani, dunque, dotati del potere di indurre quella perdita di coscienza e quel senso di abbandono simile alla febbre alta e per certi versi alla morte che coglie nell’area mediterranea gli uomini nell’ora ferma del mezzogiorno, quando il sole è allo zenit e tutto pare arrestarsi. Comunque, demoni dal potere distruttivo e tendenzialmente letale.”

Le Sirene fanno parte di quei mostri mitici che riducono l’uomo ad ombra, gli tolgono il dominio di sé stesso inebriandolo con gli elogi, facendogli credere di essere un dio destinato alla grandezza ed all’immortalità. Ulisse sconfigge le Sirene con l’astuzia, l’eroe greco simbolo dell’intelligenza umana sconfigge i demoni “riducendoli al silenzio”, ovvero togliendo la voce a quelle parole da cui il logos stesso è nato. Per questo i tedeschi parlano di contraddizione omerica, a noi resta la scelta: seguire il logos e mettere a tacere le sirene oppure infrangerci contro gli scogli dei nostri desideri perduti.

Pubblicato su Cosmopolis 11/11/2012

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